Ce n'eravamo accorti dal video diventato virale sulla differenza di accento tra chi vive a Roma nord e chi a Roma sud: Pilar Fogliati è una brava attrice. Ha i tempi giusti, una presenza scenica notevole, riesce a cambiare voce con abilità. Non era detto però che lo fosse anche come sceneggiatrice e regista. Con Romantiche, suo esordio dietro la macchina da presa scritto insieme a Giovanni Veronesi, mette in chiaro che il suo talento è poliedrico.
Nel film, in sala dal 23 febbraio, Fogliati interpreta non uno, non due, ma ben quattro personaggi diversi. Eugenia Praticò, sceneggiatrice siciliana che arriva a Roma per fare il grande salto; Michela Trezza, che vive in provincia, a Guidonia, si deve sposare ma non è più così sicura; Tazia De Tiberis, romana di Roma nord, tutta regole e durezza; Uvetta Budini Di Raso, discendente di una nobile famiglia, che però vorrebbe sporcarsi le mani vivendo insieme al popolino. Un monumento al disagio esistenziale di una generazione, quella dei Millennials, che vive all'insegna della sindrome dell'impostore.
Abbiamo incontrato Pilar Fogliati e Giovanni Veronesi a Roma. Nella nostra intervista ci hanno rivelato almeno due curiosità interessanti: da dove nasce l'idea del pompelmo spiaccicato e il nome Uvetta Budini Di Raso, uno dei nomi più incredibili mai sentiti in un film, per cui anche Quentin Tarantino sicuramente impazzirebbe.
Romantiche: intervista a Pilar Fogliati e Giovanni Veronesi
Romantiche, la recensione: una, nessuna e centomila Pilar Fogliati
Romantiche: da dove nasce il nome Uvetta Budini Di Raso
La passione per la verdura è la costante che accomuna queste quattro donne. In particolare, da dove viene lo strepitoso nome Uvetta Budini Di Raso?
Pilar Fogliati: Mi piaceva l'idea che i nomi avessero il suono giusto anche se erano sbagliati. Uvetta non esiste, anche Tazia non esiste, però ha un suono che mi dà l'idea di qualcosa di forte, di Roma. Invece Uvetta l'ho scelto perché prima di tutto lei usa tantissimi vezzeggiativi: etto, cosino, tutto un po' piccolino, vezzoso. E poi, se vogliamo andare proprio nel mondo delle pippe mentali, perché è un frutto secco. Lei è senza pulsioni, senza sangue. E poi, in qualche modo, ha una certa eleganza: l'uvetta sta lì in mezzo, un po' inutile, che ti dà quel dolcino in più. E Budini Di Raso perché, a parte il suono, sono cose eleganti i budini e il raso, però messi insieme creano qualcosa di buffo.
Giovanni Veronesi: Dico io tutta la verità: lei avrà dei problemi con questo film. Perché lei conosce esattamente tutte le persone che ha rappresentato. E andrà a perdere sentimenti e amicizie, perché ha raccontato tutto il suo mondo. Mondo anche molto intimo, vicino a sé. Uvetta lei la conosce benissimo, sa chi è. Sono tre-quattro persone, che quando vedranno il film diranno: ma parli di me?!
Romantiche: com'è nata l'idea del pompelmo
La scena del pompelmo lanciato dal balcone è troppo assurda per essere stata inventata. È successa davvero?
Giovanni Veronesi: Quella scena ce l'ho in mente da tantissimo tempo. La volevo ficcare in un film! Mi piaceva l'idea di trovare un modo per ammazzarmi senza farlo. Ho paura di buttarmi di sotto da un palazzo, dello schianto, di sentire dolore fisico. Quindi l'ho fatto fare a un pompelmo. Era bella l'idea che fosse una cosa che piomba, non un foglio di carta che fluttua e poi arriva a terra. Il pompelmo si spiaccica proprio, non è come un mandarino, è bello sugoso. Quindi farebbe proprio una roba splatter. In questo caso era bello pensare che questa scrittrice un po' sulle nuvole avesse questa simbolica voglia di uccidersi. È un'idea che ho da tanto quella di uccidermi come i pompelmi.