Le fonti, il materiale, un lavoro meticoloso, la Roma popolare e artistica. L'idea di raccontare Pasolini tramite le persone a cui ha cambiato la vita. Questa è la base del documentario Pier Paolo Pasolini - Una visione nuova, diretto e scritto da Giancarlo Scarchilli, regista e sceneggiatore da sempre legato alla figura di Sergio Citti, che lo scelse come assistente alla regia per Due pezzi di pane, datato 1979. Scavando viene fuori sempre qualcosa di nuovo, anche se parliamo di una delle figure più influenti e citate della cultura italiana: il percorso di Pasolini, infatti, fa eco a quello di Sergio Citti, in una narrazione che incrocia molte figure del cinema italiano, di ieri e di oggi.
Del resto, come illustra il documentario di Scarchilli, mosso da un sincero affetto e da una forte passione, sono tanti i nomi che devono qualcosa al regista intellettuale: Bertolucci, che scriveva poesie quando PPP lo coinvolse come aiuto regista in Accattone, o lo stesso Sergio Citti, incontrato per caso sulla via Appia, divenuto poi il narratore perfetto delle borgate romane. E sono tante le voci che si alternano in Pier Paolo Pasolini - Una visione nuova, andando a costruire un ricordo basato sull'eredità del Poeta nonché sulla sua incredibile capacità di scoprire talenti e artigiani: da Pupi Avati a Caterina D'Amico, da Daniele Luchetti a Carlo Verdone (che ricorda con trasporto la figura di Nino Baragli), da Blasco Giurato fino a Walter Veltroni e David Grieco, fondamentale nell'economia del racconto essendo stato per anni assistente alla regia di Bernardo Bertolucci e di Pier Paolo Pasolini.
Tra Pasolini e Sergio Citti
Il documentario di Giancarlo Scarchilli, in uscita evento grazie a Medusa, è quindi l'occasione per re-immergersi in un cinema artigiano e, ahinoi, estinto, legato indissolubilmente alla visione unica di Pasolini e di Citti. "In questo film c'è parte della mia vita", spiega Giancarlo Scarchilli, commosso, durante l'incontro stampa. "Grazie a Sergio Citti sono stato coinvolto nel mondo del cinema. Nacque un rapporto stretto, sia con Franco che con Sergio. E poi legandomi a Ninetto Davoli e Dante Ferretti. Mi ha fatto scoprire il retro della storia: Pasolini che porta Bertolucci sul set per la prima volta. Ferretti che firma la scenografia di Medea. Personaggi da Oscar, che hanno iniziato con Pasolini. Il documentario è un modo per ricordare anche Sergio Citti, paragonato a Moravia da Pasolini. Del resto, tutti i più grandi hanno lavorato con Sergio Citti. Jodie Foster che fa Casotto dopo Taxi Driver...".
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L'eredità di Pasolini
Difficile, tutt'ora, fare i conti con il lascito di Pasolini, per certi versi profeta scomodo di una realtà decadente e pessimista. Ne esce quindi un profilo intero nella sua sfaccettata personalità, come spiega il regista: "Oltre essere un rabdomante nello scoprire i talenti, la sua qualità era leggere la realtà anticipando il futuro. Quello che ci ha detto è accaduto: l'omologazione, la borgata che diventa piccola borghesia. Non è stato solo un pensatore, ma ha vissuto sulla sua carne tutto ciò che ha vissuto. Dopo di lui non ci sono più stati intellettuali veri in Italia. È stato autore di analisi spietate e lucide". La lavorazione di Pier Paolo Pasolini - Una Visione Nuova è stata lunga, anche perché non era facile rintracciare i diritti video e fotografici. "Abbiamo lavorato un anno e mezzo", prosegue il regista: "Giampaolo Letta, che ringrazio, ci ha aiutato per i diritti, in relazione ad un filmato con Scorsese e Ferretti. Sono stati quarant'anni di esperienze vissute. Di Sergio ricordo la semplicità, amava le cose autentiche. Anche con Franco, erano diretti rispetto alla vita. E Pasolini apprezzava molto questo".
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Il punto di vista
Tra le sequenze di Accattone e Uccellacci e Uccellini, appare poi chiaro quanto gli ideali (anche estremi) di Pasolini, all'epoca, avessero la forza e la libertà di indirizzare il pensiero intellettuale. A riguardo, Giancarlo Scarchilli dedica molto spazio sia a Ragazzi di vita che ai suoi Scritti Corsari, pubblicati tra il 1973 e il 1975 sul Corriere della Sera. "All'epoca si pensava: 'Ma Pasolini cosa avrebbe detto e fatto?' Ricordo che al Teatro Tenda ci fu Affabulazione, e intervennero tutti. Ad un certo punto Francesco Rosi disse che comprava il Corriere per capire il punto di vista di Pasolini. Ecco, lui era una finestra che ci permetteva di vedere le cose".