Se c'è un aspetto che ha caratterizzato rispetto al ciclo inaugurale la seconda stagione di Petra, la serie Sky Original tratta dai romanzi di Alicia Giménez-Bartlett con protagonista Paola Cortellesi, è sicuramente quello di aver dato molto più spazio ai protagonisti, soprattutto Petra e Monte e il loro rapporto che si evolve e approfondisce. Se la prima stagione fungeva da presentazione di un mondo narrativo, coi nuovi quattro mini-film andiamo ancora più a fondo nelle storie personali dei due, con quattro nuovi casi che si rivelano spesso collegati alle loro vite più di quanto vogliano ammettere all'inizio delle indagini. In attesa di una possibile terza stagione, scopriamo cosa ci hanno raccontato Maria Sole Tognazzi, tornata dietro la macchina da presa in quest'avventura seriale, e Ilaria Macchia e Giulia Calenda, le due sceneggiatrici dello show, dopo l'emozionante finale di stagione.
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Petra 2, scavare più a fondo con la macchina da presa
In questa seconda stagione, scopriamo di più sui personaggi, sul loro vissuto e sulla loro storia personale. Com'è stato tornare ed esplorare le vite di Petra e Monte ancora più a fondo con la macchina da presa?
È stato molto divertente. È stata anche una grande fortuna, perché come succede nelle seconde stagioni si ha la fortuna di poter vedere la prima, capire dove si è riusciti fino in fondo a ottenere il risultato che si sperava, e dove invece migliorare. Nelle seconde stagioni si prova proprio a fare quello: hai l'aspettativa di una prima che a quanto pare è piaciuta, e cerchi di puntare sul cavallo vincente. I nostri cavalli vincenti sono inevitabilmente Paola Cortellesi e Andrea Pennacchi, cioè i personaggi di Petra e di Monte, il loro rapporto, come si riescono piano piano a capire e ad aiutare, senza neanche dirselo. È stata sicuramente la forza della nostra serie, insieme ai casi da risolvere, alla parte noir, che però diciamoci la verità nei crime si somigliano un po'. La nostra particolarità era proprio il rapporto tra i due protagonisti. Questa coppia ha funzionato tanto ed è stata una coppia che il pubblico ha amato, e nella seconda stagione abbiamo cercato ancora di più di stare con loro, con i loro sentimenti e con le loro risoluzioni, dei casi come delle loro vite.
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Petra 2, tornare a Genova
Si vede ancora di più Genova, viene ancora più valorizzata in questa seconda stagione. Si torna all'acquario, si scoprono nuovi luoghi come l'Osservatorio. Come è stato tornarci e valorizzare questi luoghi vecchi e nuovi?
È stato difficile, perché Genova, che è meravigliosa ed è la nostra terza protagonista, è anche una città non grandissima. Quindi diciamo che noi già nella prima avevamo cercato di raccontarla, di girare per i carruggi, l'abbiamo girata un po' tutta questa Genova. Le ambientazioni della seconda stagione sono in alcuni casi il ritorno in alcuni luoghi iconici che avevano funzionato nella prima, che piacevano ma soprattutto che sono diventati parte della serie. Penso ad esempio all'acquario, al Samarcanda, al cubo di vetro dove loro lavorano. Quella era proprio un'idea di fondo della prima stagione: raccontare questa specie di acquario costante, che tornava in vari ambienti. E li abbiamo mantenuti anche nella seconda, cercando però, sfruttando quello che accadeva nelle nuove storie di spostarci e scoprire il più possibile degli ambienti nuovi. Quindi ritornare a Genova ma scoprirla anche un po', per quello che si poteva fare.
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Petra 2, dirigere un personaggio femminile forte
Quant'è liberatorio dirigere un personaggio femminile come Petra in Italia nel 2022, cioè una donna che non ha mai paura di dire quello che pensa, a rischio di risultare inopportuna, fastidiosa?
Poter raccontare una donna così per quanto mi riguarda - senza fare distinzioni di genere come regista, perché non le faccio mai - mi diverte molto, anche in quanto donna. È un discorso tra l'altro che avevo iniziato anche con i miei film. Se devo essere sincera, quando mi è stato proposto Petra, è come se avessi rincontrato un personaggio che faceva parte di una schiera che io da un po' di anni cercavo di mettere in scena. Donne che decidono di stare sole e se ne fregano del fatto che la gente le voglia per forza sposate e con figli; donne che decidono di cambiare la propria vita e di mettersi insieme tra di loro (ride). Ho sempre raccontato donne che decidevano di fare quello che volevano, senza preoccuparsi del giudizio altrui. Con Petra ne ho rincontrata un'altra, a dimostrazione del fatto che è pieno di figure femminili così. Di donne che vivono la condizione femminile in maniera completamente diversa da prima, e quindi è importante che anche nelle serie, nei film, nelle storie che noi raccontiamo queste donne siano presenti. È liberatorio, è bellissimo, e spero di poterlo continuare a fare, senza necessariamente dover ogni volta raccontare delle donne, mi piacerebbe anche raccontare degli uomini. Ma In Petra abbiamo anche un Monte meraviglioso, meglio di così! (ride)
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Petra 2, dopo il finale
Come scegliete i romanzi da cui trarre i nuovi episodi? Perché è evidente che in questa seconda stagione si vada più a fondo nei personaggi e nelle loro storie.
Giulia Calenda: Nella prima stagione sono stati scelti in ordine cronologico, anche nella seconda abbiamo mantenuto questo metodo ma abbiamo aggiunto un nuovo caso preso da una raccolta di racconti, che ci piaceva particolarmente, e lo abbiamo inserito in mezzo agli altri. Naturalmente nei romanzi si segue anche il personaggio di Petra e la sua evoluzione, e quindi veniva naturale prenderli in ordine cronologico. Però ci eravamo innamorati di questa immagine della maschera del diavolo nel racconto e abbiamo deciso di fare questo cambiamento e inserire un episodio partendo da quell'immagine per raccontare un caso di cronaca italiano che ci sembrava molto interessante e si prestava.
Quanto è liberatorio, anche se viene da una matrice letteraria, scrivere un personaggio come Petra in Italia nel 2022, cioè una donna che non ha mai paura di dire quello che pensa, a rischio di risultare inopportuna, fastidiosa?
Giulia Calenda: È la cosa più bella del mondo (ride). Ci diciamo sempre che vorremmo essere Petra, avere quel coraggio di dire sempre quello che pensiamo, e quindi è un grande privilegio scrivere questo personaggio, estremamente pervasivo. Tutti ci siamo ritrovati in lei, sia io e Ilaria per affinità caratteriali sia molti uomini, perché dover sempre dissimulare e mediare nel lavoro come nella vita privata, è una grande fatica che facciamo tutti. Petra con la sua storia passata che è stata così ricca, con due matrimoni, che ha come fatto un giro incredibile e finalmente può essere se stessa.
Ilaria Macchia: Sicuramente è anche un'occasione, perché non è roba da tutti i giorni avere a che fare con la scrittura di un personaggio di questo genere. Per cui ci siamo fortunate in qualche modo ad affrontarlo.
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C'è un episodio che vi è rimasto nel cuore di quelli nuovi, scrivendolo?
Giulia Calenda: Il quarto episodio sicuramente è quello che ci ha preso di più perché è molto forte, ha a che fare con le baby gang e con un caso che tocca Petra molto da vicino, si parla di teenager. Non posso spoilerare più di tanto cosa accade però diciamo che la ragazzina del quarto episodio e il rapporto che instaura con Petra, che è una che notoriamente non ama i bambini, nel suo essere anticonformista, scriverlo così come il caso dell'episodio ci ha toccato molto.
Ilaria Macchia: E poi c'è un risvolto privato nel quarto episodio che è altrettanto forte. Un po' di immagini che riguardano Petra e Antonio sono veramente importanti.
Avete un'idea di quante stagioni vi piacerebbe fare, avete un epilogo in mente per Petra?
Giulia Calenda: A noi piacerebbe continuare all'infinito, poi bisognerà vedere se ci saranno le condizioni. Il finale di questa seconda stagione è aperto, noi speriamo di continuare, dato che oramai Petra è diventata una di famiglia. Ci sono tantissimi romanzi ancora, quindi la possibilità c'è.