Lo sguardo arcigno, che intimidisce, è il connotato distintivo dell'attore scozzese Peter Capaldi. Nell'epica puntata che celebra i cinquant'anni del cult fantascientifico Doctor Who, un primo piano ravvicinato ne inquadra le inconfondibili (per i cittadini del Regno Unito, molto meno per noi italiani) sopracciglia aggrottate, le pupille chiare degli occhi scavati: quelli del Dodicesimo Dottore. L'attore 56enne è infatti il più recente interprete dell'alieno bimillenario, un ruolo che nella tappa londinese del tour promozionale della serie organizzato da BBC Worldwide ha ammesso di "atterrirlo ed esaltarlo", perché - ha spiegato - "Quella del Signore del Tempo è una parte iconica. Realizzo il sogno di incarnare un personaggio che ho sempre adorato".
L'artista di Glasgow (ma di madre irlandese e padre di Frosinone - a questo proposito vi rimandiamo al surreale commento dello showrunner Steven Moffat circa la pronuncia dei cognomi italiani) ha intrapreso la carriera di attore proprio perché da bambino venerava l'extraterrestre di Gallifrey e sperava di poter, un giorno, prendere parte a una ripresa dello show. Qualche anno dopo l'interprete oggi celebre per la linea sottile, la recitazione nervosa e la ricca gestualità, ripudiava i suoi trascorsi di geek che detesta le feste ("Anche oggi appena ci arrivo voglio solo andarmene" ha puntualizzato) bruciando la collezione di autografi e lettere di stelle cinematografiche come Peter Cushing, degli astronauti e dei primi interpreti di Doctor Who.
Gli inizi
Oggi sono fan come lo era lui a scrivere a quest'uomo schivo: in Gran Bretagna, regno eletto del tabloid, i giornalisti del gossip cedono le armi nei confronti dell'inconfutabile talento di Peter nel dribblare la stampa impicciona, rimanendo una figura defilata. I punti salienti della sua esistenza privata sono il matrimonio con Elaine Collins ("Una ragazza un giorno è entrata nel mio appartamento, ha spalancato le persiane e mi ha preparato la colazione. E io l'ho sposata" ha rivelato) nel 1991, l'attività di beneficenza (soprattutto con la Association for International Cancer Research) e i trascorsi musicali giovanili in qualità di cantante dei Dreamboys (un nome un po' inadeguato per una punk band) accanto al comico Craig Ferguson, presentatore dell'affermato talk americano The Late Late Show. La carriera di Capaldi non nasce sotto i migliori auspici, nel 1976 viene rifiutato dalla RADA, l'accademia di Arte Drammatica londinese che ha formato, tra gli altri, Tom Hiddleston ("mi liquidarono dicendomi che muovevo troppo le sopracciglia e il mio volto lasciave trasparire troppe emozioni" ha confessato lo scozzese commentando l'umiliazione del rifiuto), ma il suo talento verrà riconosciuto lo stesso nel corso di tre decenni costellati di ruoli cinematografici e televisivi oltre che come interprete (ha vinto il BAFTA nel 2010 per il ruolo che lo ha reso celebre in UK, quello dello scatologico Malcolm Tucker della serie satirica The Thick of It), anche come sceneggiatore e regista (ha ottenuto un Oscar nel 1995 per il corto Franz Kafka's It's a Wonderful Life).
Più TV che cinema
Peter Dougan Capaldi è un interprete eclettico, sardonico e incisivo, tuttavia una buona parte della sua filmografia da noi è inedita. Il suo primo ruolo cinematografica di rilievo è nel 1983, con la commedia anti-capitalista di Bill Forsyth Local Hero (il British Film Institute la stima uno dei cento migliori film britannici) dove presta le sue fattezze spigolose al giovane Danny. Prima che la sua carriera si concentrasse sul piccolo schermo, conquista una parte minore nel magnifico period drama di Stephen Frears Le relazioni pericolose (1988) nei panni del valletto del protagonista Valmont. Al cinema sarà anche un medico nel blockbuster horror World War Z, mentre la parte di re Kinloch nel recente fantasy con Angelina Jolie Maleficent è stata tagliata in fase di montaggio assieme a quella di Miranda Richardson.
Sulla televisione britannica l'attore di Glasgow si trova più a suo agio e mette a segno interpretazioni indimenticabili. Il pubblico nostrano amante del crime può ricordarlo nei panni dello spaventato travestito Vera in Prime Suspect 3, a cui partecipa nel 1993 accanto a Helen Mirren. Tre anni dopo, per BBC, è lo spettrale (forse è un fantasma, forse un'allucinazione) zio Rory, la cui scomparsa costituisce il motore dell'azione nella miniserie di ispirazione letteraria The Crow Road. Lo stesso anno gira anche un'altra miniserie, di BBC Two, la gotica-fantastica Neverwhere scritta da Neil Gaiman (il suggestivo romanzo Nessun dove è la trasposizione della sceneggiatura) in cui si cimenta nel ruolo soprannaturale, ambiguo e sinistro dell'angelo Islington.
Malcolm Tucker
Peter Capaldi consegue la fama quasi cinquantenne grazie all'irriverente e feroce serie di satira politica The Thick of It creata da un altro italo-scozzese, Armando Iannucci (sua anche Veep,) dove, nel ruolo dell'iracondo consigliere politico di un ministro pasticcione, dispensa invettive sbraitando imprecazioni colorite. La violenza verbale del cinico spin doctor dal viso scavato e dalla figura sparuta - quasi l'incarnazione stessa del livore -, fanno dell'interprete un'icona televisiva nazionale, tanto che il cult ne cava uno spin-off in forma di lungometraggio, la commedia nera In the Loop, del 2009. Altri ruoli definiscono la carriera di Capaldi, da quello dello sfortunato Re Carlo della miniserie in costume di Channel 4 The Devil's Whore all'arrivista Thomas Walde di Selling Hitler di ITV, dal contrito padre dell'antologia drammatica di BBC Accused (in Italia presentata al Roma Fiction Fest), fino al medico della sitcom satirica Getting On (2009) - di cui è anche regista - ambientata nell'ala geriatrica di un ospedale. Altre partecipazioni "seriali" da menzionare sono l'affascinante period The Hour (2011) di BBC ambientato negli anni della crisi d Suez dove è il direttore dell'approfondimento notiziario della rete nazionale Randall Brown, e nel funambolico The Musketeers (2014): in autunno su mediaset, è la trasposizione della saga letteraria di Dumas in cui incarna lo spietato manipolatore Cardinale Richelieu, ruolo destinato ad abbandonare nella seconda stagione a causa degli impegni sul set di Doctor Who.
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È l'ora del Dottore
Nel 2008 Capaldi aveva già realizzato l'ambizione di comparire nella sua serie preferita grazie a una sceneggiatura di James Moran ambientata in Italia nel 79 d.C.: in Le fiamme di Pompei interpretava il mercante Lucio Cecilio Giocondo. Poco dopo l'allora showrunner Russell T. Davies lo vuole anche nell'efferato spin-off di Doctor Who Torchwood: Children of Earth, nella parte di un uomo - di nuovo - ambiguo e meschino, ma dalla dimensione tragica beffarda e straziante, come il funzionario Frobisher. Peter figura anche nella comic story ispirata alle avventure dell'Ultimo signore del Tempo The Girl Who Loved Doctor Who dove l'Undicesimo Dottore incontra -, in un universo parallelo che è il nostro tanto che vi esiste una serie televisiva a lui dedicata - il suo interprete Matt Smith, al quale rivela di aver incontrato in passato lo scozzese e di "vedercelo bene nei panni di Dottore". Passo dopo passo, l'attore ha scalato la vetta della produzione di fantascienza più longeva della TV, conquistando finalmente il ruolo bramato del Dodicesimo Dottore: sarà il terzo scozzese a interpretarlo, dopo Sylvester McCoy e David Tennant.
Lo scorso agosto BBC ha annunciato in diretta televisiva l'avvento dell'era Capaldi; in quell'occasione il 55enne ha dichiarato la sua ossessione infantile per quell'alieno solitario. Quindicenne, aveva scritto al settimanale Radio Times una lettera piena di entusiasmo osannando Roger Delgado (interprete leggendario del Maestro) e auspicando che quindici anni nel futuro il cult fosse ancora in onda. In questi giorni Capaldi gira il mondo per promuovere l'ottava stagione di Doctor Who e parlare dell'idolo a cui presta la voce - che manterrà in originale l'accento di Glasgow - e il corpo - avvolto in un austero completo scuro. A chi si lamenta che il suo Dodici sembri anziano (l'aspetto dei predecessori più recenti corrisponde a quello di uomini sotto a quarantina) replica serafico: "Io troppo vecchio? Il Dottore ha duemila anni!". Fatevene una ragione.