L'ultimo incidente è solo di poche settimane fa e la convivenza con gli orsi sembra non essere mai stata così difficile. In questo clima di sconcerto e rabbia l'uscita di Pericolosamente vicini, il documentario che racconta la complessa situazione dei boschi del Trentino, risulta più che mai attuale: un tema incredibilmente sentito che muove non solo la popolazione locale ma una nazione intera che si divide sulla sorte di questo maestoso animale, reintrodotto nei nostri boschi in tempi piuttosto recenti. L'orso ha ritrovato un territorio favorevole alla sua riproduzione con il quindi conseguente ed esponenziale aumento degli individui. Il regista Andreas Pichler segue le vicende di due popolazioni colpite e spaventate: quella degli umani e quella degli orsi, ponendo l'attenzione principalmente sulla prima per mostrare gli effetti di una convivenza che ad oggi sembrerebbe quasi impossibile. Ma è veramente così?
Cronaca di una tragedia annunciata?
I fatti vengono esposti a partire dalla tragica morte del runner Andrea Papi, ritrovato nei boschi della Val di Sole con i segni della colluttazione con un orso. I sospetti, poi confermati dalle analisi genetiche, ricadono su JJ4, un esemplare già noto per la sua diffidenza e aggressività in presenza dei cuccioli. La vicenda scuote la valle così come l'Italia intera: gli abitanti non si sentono al sicuro, gli allevatori non riescono da soli a gestire gli atti predatori dei plantigradi e l'opinione pubblica si spacca tra chi vorrebbe l'abbattimento degli esemplari e chi cerca invece una risoluzione più pacifica, all'insegna di una difficile e rispettosa convivenza. In tutto ciò le autorità faticano a mantenere un ruolo di mediazione tra le parti coinvolte, fin quando non subentra la politica ad alimentare la confusione.
Pericolosamente vicini... eppure così lontani
Il lungometraggio si pone quindi un difficile obiettivo: raccontare in circa un'ora e mezza situazioni e dinamiche talmente complesse e dagli innumerevoli risvolti etici, che rendono praticamente impossibile esaurire l'argomento senza risultare incredibilmente parziali. Pericolosamente vicini, infatti, con la struttura classica del genere, riesce a mettere il focus maggiormente sugli umani, in particolare sugli abitanti della Val di Sole.
Le testimonianze dei genitori di Andrea Papi, degli allevatori locali e degli uomini del corpo forestale sono le principali voci dalle quali lo spettatore viene a conoscenza delle vicende, coloro che più di tutti hanno sperimentato, anche dolorosamente, una coabitazione che chiaramente per loro non sembra possibile. Uno spazio, anche se minore, agli uomini e donne della LAV che, invece, si sono battuti per evitare l'abbattimento dell'orsa o a opinioni concrete sulle metodologie di coabitazione. Una visione parziale, quindi, in una narrazione che comunque non risparmia momenti di enorme drammaticità da ambo le parti. In quella che sembra in tutto e per tutto una guerra tra uomo e natura non può esserci un vincitore. È veramente giusto scegliere tra biodiversità e sicurezza? Ma sopratutto: è possibile farlo senza conseguenze negative?
La visione del regista
Il documentario in tal senso offre più domande che risposte, perché alla fine in qualsiasi modo la si pensi non c'è una parte "giusta" con cui schierarsi, specialmente quando il dialogo tra enti, cittadini, istituzioni e animalisti subisce l'influsso confuso e opportunista della politica. Pichler come regista porta, consapevolmente o meno, una sua visione sulle vicende, un punto di vista che sicuramente fa riflettere ma che non basta ad esaurire l'argomento. Un lungometraggio curato, sopratutto visivamente, ma al quale sarebbe servito maggiore corpo a fronte di un così delicato argomento.
Conclusioni
Pericolosamente vicini è un documentario che purtroppo offre una visione piuttosto parziale sul tema della difficile convivenza tra uomo e orso in un territorio altamente turistico e antropizzato come il Trentino. Il lungometraggio ha il merito di riuscire a far scaturire molte domande nello spettatore, non riuscendo però a risultare esaustivo nell’esposizione degli argomenti. Molto buona la cura estetica e la struttura del racconto alla quale manca però un po’ di corpo.
Perché ci piace
- L’argomento più che mai attuale.
- La struttura narrativa che alterna immagini, situazioni e testimonianze.
- Le questioni etiche e morali che vengono sollevate.
Cosa non va
- Il punto di vista parziale sulle vicende.