Dieci anni dopo il suo ultimo film per il grande schermo, Pappi Corsicato torna con Perfetta illusione, per raccontare la vita complicata di una giovane coppia milanese: dopo aver perso il lavoro, Toni è chiamato a rivedere i propri piani e le proprie ambizioni, dando vita a un bailamme di bugie e sotterfugi con la moglie, costretta a vivere un rapporto di coppia non può veritiero come un tempo. Nel gioco delle illusioni, il regista partenopeo si è affidato a una colonna sonora illuminata, che non vuole essere solo di accompagnamento, ma in grado di offrire allo spettatore l'occasione di farsi avvolgere da ciò che accade e dai sentimenti che ne scaturiscono.
Quella colonna sonora, firmata da Gabriele Roberto e Andrea Boccadoro, è figlia di un lavoro in concerto tra i compositori e lo stesso regista, permettendoci di scoprire al meglio lo stato d'animo che i protagonisti vivono. Per meglio comprendere, però, come a oggi le colonne sonore dei film nascono e crescono abbiamo avuto l'opportunità di intervistare i due compositori, con i quali ci siamo soffermati su considerazioni più ad ampio raggio, partendo proprio dal lavoro svolto con Perfetta Illusione.
L'estero come trampolino per l'Italia
Entrambi all'estero da anni, per coltivare le rispettive professioni e carriere, sia Gabriele Roberto che Andrea Boccadoro potrebbero rientrare in quel filone di cervelli in fuga che lasciano il nostro Paese per trovare maggior gloria altrove. "La mia è stata un'opportunità nata 16 anni fa" - racconta Gabriele Roberto, classe 1972 originario di Cuneo - "vivevo in una città piccola e non avevo grandi contatti. In Giappone ho trovato i primi che hanno voluto testarmi sul campo: avendo solo studiato fino a quel momento, mi serviva qualcuno che credesse in me. Devo molto al Giappone in questo senso, perché ho iniziato con un film che mi ha permesso di vincere il Japan Award (Memories Of Matsuko di Tetsuya Nakashima) e sono rimasto lì dopo quel premio, quindi ho continuato a coltivare le connessioni che ho creato. Dopo anni nel mercato asiatico sono tornato a lavorare anche in Italia. Non è stata una scelta di rottura, ma di prima opportunità che è arrivata, che ha portato a tanto altro".
Esperienza analoga è quella vissuta da Andrea, anch'egli oramai all'estero, precisamente a Londra: "Ho studiato in Italia e quando mi sono trasferito a Londra ero più immerso in un ambiente musicale e non filosofico. Mi trovavo a Londra con un gruppo a suonare, con un'esperienza di cortometraggio alle spalle. Ho fatto domanda al Royal College e ho avuto la fortuna di trovarmi in un ambiente molto talentoso, sia per la musica che per il cinema stesso. Grazie anche a Gabriele ho recuperato contatti con l'Italia, perché dopo qualche anno che ero a Londra da una parte avevo iniziato a collaborare con un'agenzia importante (quella di Dario Marianelli) dall'altro lato venivo dalle musiche addizionali de Il contagio, e da lì ho collaborato con Gabriele come assistente su diversi progetti".
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Cinema e videogiochi, due modi di fare musica
Per entrambi i compositori nei rispettivi curricula si trovano non solo film, ma anche videogiochi. La particolarità risiede proprio nella differenza che intercorre tra i diversi media, che permette di comprendere quanto la musica sia declinabile in diverse sfaccettature: "L'aspetto più tecnico di comporre la musica è lo stesso in entrambi i media, ma ci sono delle differenze importanti" - spiega Andrea - "nel videogioco non c'è un rapporto con il sincrono e non c'è collaborazione con il regista. Ci si ritrova a essere dei music director, a lavorare su una brief molto ampia e si finisce a comporre dei loop veri e propri".
"C'è un aspetto di implementazione e anche di direzione creativa che rendono diverso il videogioco dal cinema o dalla televisione, dove il sincrono è importante. Nel videogioco non possiamo controllarlo, perché ogni volta che il videogiocatore interagisce con l'ambiente si possono scatenare diverse possibilità, con una narrativa musicale che finisce per essere ad albero" - continua Andrea - "nel cinema e nella TV c'è una grande collaborazione artistica con i registi, per l'interpretazione della storia, anche in base a cosa fa il direttore della fotografia. Il rapporto con il pubblico è anche un'altra differenza: il compositore è più esposto nel videogioco, perché c'è interesse a conoscere in qualche modo il significato della musica e ha più coscienza, essendo parte della costruzione del world building".
Dello stesso avviso è Gabriele Roberto, che nel 2007 aveva collaborato alla colonna sonora di Devil May Cry: "Nei videogiochi non ci sono tanti ostacoli e diventa anche più facile a livello di composizione. Ci sono anche dei budget giganteschi e quindi attraggono molti compositori. Certo è che con i videogiochi succede di trovarsi all'interno di una macchina con dei paletti molto stringenti. È comunque una sfida, perché bisogna attivare degli altri tipi di obiettivi e anche cogliere stili e minutaglie precisi, con dei sync precisi".
Non chiamatelo "tappeto musicale"
In Perfetta illusione, il nuovo film di Pappi Corsicato, le musiche di Gabriele Roberto e Andrea Boccadoro raccontano l'evolversi dei differenti stati d'animo dei vari personaggi, in particolare del protagonista, Toni, interpretato dall'attore Giuseppe Maggio. Non si può parlare più di tappeto musicale, ma di vero e proprio attore visibile. "Abbiamo iniziato a proporre idee leggendo la sceneggiatura e ogni progetto ha le sue regole, non c'è niente di predefinitivo" - ci spiega Gabriele - "il regista potrebbe innamorarsi di qualcosa oppure no. Per questo progetto abbiamo inviato diverse cose a Pappi e siamo arrivati alla conclusione per tentativi, finché non ha iniziato ad apprezzare delle composizioni che abbiamo inviato e che combaciavano con le situazioni del film. Abbiamo lavorato in maniera autonoma, quindi ognuno di noi ha preso un tot di personaggi. Il mio tema doveva essere quello portante del film, quindi l'ho arrangiato con diversi stili, anche nei titoli di coda, in cui viene riproposto in maniera diversa. Invece i temi di Andrea sono stati usati per andare ad analizzare l'intimità, i rapporti più intensi. Abbiamo coperto ambiti diversi del film ed è stato complementare".
"La musica dei film è solitamente il personaggio invisibile" - chiarisce Andrea - "invece in questo caso abbiamo lavorato per avere dei personaggi ben visibili. Dopo aver provato dei brani che potessero fare breccia nel cuore di Pappi, abbiamo provato a immergerci nei personaggi e capire cosa funzionasse e cosa no. All'inizio abbiamo approcciato insieme il film, poi selezionando certe idee piuttosto che altre abbiamo capito che la vena di Gabriele si sposava meglio con alcuni che con altri personaggi. Ci siamo divisi il film e ci siamo occupati di diversi aspetti, restando in comunicazione passo dopo passo".
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In chiusura, per ricollegarci alla fuga di cervelli iniziali, a Gabriele abbiamo chiesto di raccontarci come funziona la vita artistica e creativa in Giappone, consci del fatto che il Sol Levante insiste in atteggiamenti molto più propositivi nei confronti dell'Occidente nei confronti della musica.
"Qualche mese fa si è tenuto il Concorso pianistico internazionale Fryderyk Chopin e c'era un pianista giapponese in finale: è diventato subito una super-star, viene invitato costantemente durante programmi televisivi in prima serata, c'è un'attenzione verso chi fa arte e verso l'arte in generale che noi in Italia non abbiamo. Quando succede che un nostro musicista ottiene dei successi internazionali solo gli appassionati finiscono per emozionarsi. Io mi sono stupito del fatto che questo ragazzo avesse una visibilità a livello nazionale. Certo, c'è una scelta vasta di concerti qui, e anche le orchestre sono eccezionali. Ho avuto l'occasione, nel 2015, di scrivere un concerto per tromba e orchestra eseguito dalla Japan Philharmonic Orchestra al Tokyo Metropolitan Art Space e alla Yokohama Minato Mirai Concert Hall: mi sono impegnato e ho ottenuto questo risultato. In Italia, invece, non saprei davvero da dove partire. Qui c'è molto più dinamismo in questi approcci all'arte".