Chissà come avrebbe reagito Akira Kurosawa se, dopo la visione de Per un pugno di dollari, gli avessero detto che il suo La sfida del samurai sarebbe stato scelto per accompagnare i sessant'anni del leggendario western di Sergio Leone? Probabilmente non benissimo. Nel migliore dei casi, pensando che sarebbe stata una scelta alquanto ironica, dal momento che le due pellicole sono legate da una delle vicende più scabrose della Storia del cinema.
La scelta alquanto ironica l'ha compiuta La Cineteca di Bologna, che ha deciso di ridistribuire, per il suo progetto 'Il cinema ritrovato', la pellicola del 1964 (uscita il 12 settembre per essere precisi) in versione restaurata 4K in coppia con la sua, chiamiamola, musa ispiratrice, ovvero il film giapponese del 1961. Un gancio per consentire a noi di poter di ripercorrere il legame spirituale tra i due film e raccontare una storia molto curiosa che, nonostante il suo eco, non tutti ancora conosceranno nei dettagli.
Parliamo infatti del più famoso processo per plagio che non ci fu mai (anche se in realtà portò ad un altro processo), a causa della lettera di j'accuse scritta di proprio pugno dal Maestro nipponico, con la sottoscrizione della Toho Film, a Leone, nella quale lo accusava di aver deliberatamente saccheggiato il suo film e di stare facendo un enorme successo (perché di successo si trattò sin da subito) sulle sue spalle. Il regista romano ovviamente smentì, ma di fatto non guadagnò nulla dalla pellicola.
La matrice comune
La sfida del samurai è la prima pellicola che Akira Kurosawa dedicò alla figura del ronin, il personaggio attraverso il quale il cineasta creò il suo personalissimo Cavallo di Troia all'assalto della rappresentazione della cultura nipponica nel cinema giapponese. Una lotta che ha contraddistinto da sempre il suo pensiero e che gli costò anche delle etichettature semplicistiche, come il "più occidentale dei giapponesi", da entrambe le parti del globo. A posteriori si può affermare come Kurosawa sia un creativo cosmopolita e che abbia avuto il merito di allargare i confini di una realtà cinematografica invece incredibilmente chiusa preoccupandosi sempre di instaurare un dialogo con il mondo intorno a lui.
Questo lo portò ad essere molto conosciuto e a partecipare spesso alle più importanti kermesse europee vincendo anche i premi più prestigiosi, come accadde proprio in quella del 1961, che vide il protagonista del suo film, Toshiro Mifune, vincere la Coppa Volpi. Forse Sergio Leone vide il film giapponese per la prima volta proprio lì e forse proprio lì si rese conto del regista che voleva diventare. Un regista che guardasse al western raccontato da John Ford e ne riconoscesse l'importanza per descrivere il mondo. Forse Leone lì riconobbe nel film di Kurosawa il medesimo studio, ossessivo e rispettoso, del cinema dell'irlandese d'America, che lo animava e che ha animato, ne siamo sicuri, anche Per un pugno di dollari. Il film che ha creato lo spaghetti western nonché una delle trilogie più importanti di sempre, tale da creare uno spaccato così grande da cambiare il panorama cinematografico per sempre, rendendo lo spaghetti western uno specchio per leggere la realtà contemporanea.
Leone e Kurosawa furono coloro che più di tutti trovarono nel lascito di Ford una matrice comune da continuare a coltivare, facendo film con samurai rinnegati o pistoleri curvi e cinici. Uno specchio per tutti, un fil rouge dal Giappone all'Italia. Un fenomeno che sarebbe interessante studiare, dal momento che è rarissimo trovare un linguaggio che, per quando complesso e variegato, possa soddisfare gli stessi bisogni di due culture così distanti e per molti versi inconciliabili. Il caso del plagio, letto in questo senso, non sarebbe altro che una conferma di questa attrazione così particolare e così ricercata. Una lente così efficace che portò, più di 10 anni dopo, ad un terzo film, Ancora vivo - Last Man Standing di Walter Hill, un remake autorizzato del film di Kurosawa.
La sfida del samurai e Per un pugno di dollari: film gemelli
"Kurosawa aveva tutte le ragioni per fare ciò che ha fatto. È un uomo d'affari e ha fatto più soldi con questa operazione che con tutti i suoi film messi insieme. Lo ammiro molto come regista".
Tornando a noi, Sergio Leone restituì al mittente la lettera del cineasta nipponico, decidendo di difendere con le unghie e con i denti Un pugno di dollari, pur consapevole di aver vissuto sul set un clima in cui dalla casa di produzione, la Jolly Film, arrivava il divieto di pronunciare la parola "yojimbo", come disse tempo dopo Clint Eastwood. Il film per il regista romano era però troppo importante perché significava la realizzazione di un sogno, visto che fino a quel momento aveva diretto la celebre sequenza della corsa delle bighe in Ben Hur e il non granché apprezzato Il colosso di Rodi.
La difesa di Leone fu l'attacco e vertì su quanto la storia con protagonista Yojimbo fosse talmente tradizionale da poter essere rintracciabile in tanti altri racconti, come Piombo e sangue, il romanzo di Dashiell Hammet, ovvero il padre putativo del giallo hard boiled, e (udite udite) Arlecchino servitore di due padroni di Carlo Goldoni, rintracciato da Tonino Valerii, aiuto regista di Leone, come un buon riferimento vista la vicinanza di trama. La contromossa architettata dagli esponenti della Jolly portò Kurosawa e la Toho a proporre un semplice patteggiamento, che fu accettato e portò alla cessione dei diritti di distribuzione del film in Giappone, a Taiwan, in Corea del Sud e il 15% degli incassi di tutto il mondo.
Ovviamente Leone non fu felice e fu allora lui a portare a processo la sua casa di produzione, rea di non aver pagato i diritti ai giapponesi prima dell'uscita nelle sale. Il risultato fu che perse tutti i soldi per parcelle e spese varie senza ottenere nulla, ma da lì in poi si produsse solo film da solo. Le differenze tra La sfida del samurai e Per un pugno di dollari sono nel tono con cui si approcciano alla storia, nell'uso che fanno del genere per raccontare il presente, le dinamiche tra i personaggi e nella delineazione dell'arco dei rispettivi protagonisti. Questo inficia sull'ambientazione e sull'atmosfera, ma essi sono, in tutto e per tutto, due film gemelli, a volte praticamente sovrapponibili. Due capolavori inestimabili.