Affrontare un'opera prima, nonostante molti anni di esperienza nel documentario, non è un'avventura facile da sostenere e lo è ancora meno se, per questo esordio, ci si deve confrontare con sé stessi. Questa è la situazione in cui si è trovata, probabilmente, la scrittrice Francesca Muci che, dopo aver scritto il romanzo L'amore è imperfetto, ha avuto modo di vederlo adattato per il cinema firmandone anche la regia. Così, con questo lungometraggio omonimo distribuito da 01 Distribution con 120 copie dal 29 novembre e co-sceneggiato insieme a Gianni Romoli, la Muci cerca di portare sul grande schermo i cambiamenti e le scoperte erotico/sentimentali della sua Elena che, dopo essere stata definitivamente sconfitta da un rapporto perfetto, decide di non vivere più di illusioni e attese, ma di prendere "tutto ciò che viene, senza più regole, anche se non sa cos'è". Un'incognita emozionante che nella sua vita si concretizza attraverso un amore composto da due volti diversi: il primo è quello maturo di Ettore, affascinante cinquantenne, il secondo appartiene alla trasgressiva Adriana, diciottenne senza pudori e senza limiti. Insieme, queste due diverse creature, compongono l'essenza di un sentimento, per sua stessa natura, imperfetto ma capace di condurre Elena fuori da canoni prestabiliti alla ricerca di una nuova consapevolezza. A presentare il film sono la regista e il cast composto da Anna Foglietta, Camilla Filippi, Bruno Wolkowitch, Giulio Berruti e Lorena Cacciatore.
Il film è chiaramente tratto dal suo romanzo omonimo pubblicato da Edizioni Piemme. Quanto, però, dello spirito originario del libro ha riportato sul grande schermo? Francesca Muci: Lo spirito originario è stato mantenuto. Nel romanzo, però, tutta la narrazione avviene in prima persona e questo conferisce uno spessore più cupo al testo. Con Gianni, invece, abbiamo deciso di far prevalere la leggerezza, visto che Elena, camminando costantemente su un filo sottilissimo, cade e si rialza con assoluta naturalezza.

Alcune scene, come lo spogliarello che questa volta vede protagonista un uomo, sembrano far riferimento ad un classico dell'erotismo come Nove settimane e mezzo... Francesca Muci: Effettivamente si tratta di una citazione spudorata. Mi piaceva, però, l'idea che questa volta fosse la donna a godere di un compagno spettacolare e molto divertente.

Il film vive di alcuni momenti erotici tra lei, Lorena Cacciatore e Bruno Wolkowitch. Ha avuto difficoltà ad affrontare queste scene esplicite? Anna Foglietta: Devo dire che in scrittura le scene sessuali era più impegnative che sul set. Perciò, non mi sono sentita in difficoltà anche, e soprattutto, per l'incredibile leggerezza di cui è dotata Francesca. Inoltre, ogni scena e stata strutturata alla perfezione, mostrandoci chiaramente cosa dovevamo fare e fino a dove potevamo spingerci. E questo è un elemento importante da non sottovalutare, visto che si tratta di momenti in cui un uomo e donna possono sentirsi facilmente violati.

In una vicenda incentrata sul mondo femminile, non poteva mancare il personaggio della migliore amica rappresentata come rifugio e consolazione costante... Camilla Filippi: Francesca Muci è una donna risolta e, per questo, è riuscita a scrivere il ruolo di un'amica vera, nel bene e nel male. Quella tra Elena e Roberta è un'unione forte che non conosce tentennamenti ed è un modo per raccontare un altro tipo di amore.

Signor Romoli, nel doppio ruolo di produttore e co-sceneggiatore ha avuto nessun dubbio riguardo alla validità di realizzare un film a tematica erotica?
Gianni Romoli: Non credo che sia giusto parlare di film erotico. Più che altro siamo stati colpiti da un nuovo ritratto di donna che, guarda caso, non perde di vista l'eros. Alla fine, tutto si svela come il più classico dei melò romantici, senza, però, eliminare l'aspetto erotico. Il sesso è stato uno degli elementi irrinunciabili della storia del nostro cinema, basta pensare e Federico Fellini ma, verso gli anni Ottanta, i registi hanno iniziato ad autocensurarsi per risultare idonei alle nuove leggi del mercato e del passaggio televisivo. Quindi, questo è un tentativo per tornare timidamente alle origini.
.