Peggio per me: se la speranza è una voce dal passato

Riccardo Camilli dirige se stesso (e suo fratello) in un piccolo film che racconta l'umile riscatto di un uomo chiamato a rappresentare la delusione e l'apatia di un'intera generazione.

Cosa c'è di più deprimente del destino di una persona che, passati i quaranta, si ritrova professionalmente con un pugno di mosche in mano, costretta a vivere con l'anziana madre dopo la separazione, senza il conforto di un vero amico, senza la stima delle persone più care? Naturalmente ci sono sorti peggiori al mondo, sofferenze più grandi e situazioni più disperate di quella di un uomo che ha ancora la possibilità di rialzarsi, ma il ruolo del fallito è il più universalmente patetico. Da questa crudele umiliazione, che accomuna un'intera generazione di precari, separati e frustrati, Riccardo Camilli riparte cercando il riscatto attraverso la nostalgia, vista non come un rifugio, ma come un serbatoio di speranza.

Peggio per me: una scena del film
Peggio per me: una scena del film

A dissuadere Francesco da un gesto irrimediabile è infatti una voce dal passato: la sua, proveniente da un vecchio nastro, uno dei tanti, folli mix a base di successi anni '80**** e tracce audio di film porno che realizzava da ragazzino, in combutta con il suo migliore amico, invece di studiare per costruirsi un futuro migliore.

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Il Chicco & Balby Show

Peggio per me: un primo piano del film
Peggio per me: un primo piano del film

Francesco e Carlo sono ancora amici, ma forse il secondo è messo anche peggio del primo, più rabbioso, più instabile e più sconfitto, e per di più con un non meglio precisato conto in sospeso con l'amico.
Un tempo, tanti anni prima, sono stati i DJ Chicco e Balby, una vita intera di possibilità ad attenderli. Poi è arrivata, la vita, e si è rivelata essere qualcosa di molto meno eccitante ed appagante del previsto.

Peggio per me: un primissimo piano di Angela Ciaburri
Peggio per me: un primissimo piano di Angela Ciaburri

Realizzato con un budget praticamente inesistente, Peggio per me profonde i suoi maggiori sforzi nel ricostruire un passato magico, una dimensione malinconica eppure felice e in qualche modo salvifica per i due amici. La sceneggiatura ha innegabili ingenuità, ma anche spunti interessanti, in particolare nel tratteggiare il malessere e la sterile apatia di Francesco, che ricorda le pene d'amore della sua gioventù come qualcosa di bello, di emozionante rispetto alle delusioni e alle ansie del presente: "Ci sono altre cose, altre preoccupazioni, che ci hanno tolto il mal di pancia... le pene d'amore. Ma senza mal di pancia non ti senti nemmeno più vivo."

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Generazione di fenomeni

Peggio per me: Riccardo Camilli in una scena del film
Peggio per me: Riccardo Camilli in una scena del film

Ci farebbe piacere applaudire il riscatto di Francesco, salutare Peggio per me come un manifesto genuino e senza pretese di un'umanità che non si arrende; ma il film non sembra decidersi a portare a termine il suo corso in un modo o nell'altro, ci lascia in sospeso, con una possibilità per i due amici (interpretati dallo stesso regista Riccardo Camilli e dal fratello, Claudio Camilli) ma anche con la sensazione dolceamara di un'illusione svanita per sempre. Al netto del senso di incompiutezza e dei confini evidenti di una produzione quasi amatoriale, resta la volontà apprezzabile di fare un cinema diverso, raccontando una storia autentica e fotografando una Roma riconoscibile e tangibile. E resta anche la capacità di farlo con un certo coraggio e originalità.

Movieplayer.it

2.5/5