Eccessiva, sfrontata, ironica. Sono oltre vent'anni che Peaches, all'anagrafe Merrill Nisker, infiamma i palcoscenici di tutto il mondo con la sua musica e le sue esibizioni scatenate. Cappelli a forma di vagina o costumi a forma di utero - solo per citarne alcuni - e un corpo esibito nella più totale libertà accompagnano da sempre i suoi live e una discografia improntata su tematiche legate all'identità di genere. Ora la cantautrice canadese è la protagonista di Peaches Goes Bananas, documentario diretto da Marie Losier e presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori 2024.
Invecchiare? Può essere cool
Si apre con le immagini di uno shooting fotografico Peaches Goes Bananas. L'artista al centro dell'inquadratura e il suo seno visibile sotto una maglia trasparente. Non semplice esibizionismo, ma vera e propria missione. Quasi sessantenne l'artista ha un obiettivo: rendere cool l'invecchiamento. O almeno non guardarlo con orrore o come una stagione della vita senza più possibilità. Peaches ne è la prova vivente. Basta andare a un suo concerto per averne la prova.
Certo, la musicista non nasconde che il suo corpo abbia subito una metamorfosi e che, tra una tappa e l'altra del tour, invece di visitare un museo preferisce schiacciare un riposino. Ma il suo mood da rocker è rimasto intaccato. Così come l'attitudine spudorata e il suo femminismo. Marie Losier ha filmato la regina del punk-electro per diciassette anni raccontandone sia l'icona queer dai capelli biondi ossigenati sia l'intimità.
Filmati dei concerti - veri e propri eventi in cui il pubblico è costantemente stimolato e coinvolto - e filmini personali, il dietro le quinte del tour e la preparazione della prima opera teatrale, una personale interpretazione de L'Orfeo di Claudio Monteverdi. Per Peaches è impossibile stare ferma.
Un documentario sull'artista e la donna
Una delle artiste più giocose in circolazione, ribelle, ostinata, Peaches non accetta compromessi e continua ad esplorare il mondo, modificando e spostando costantemente i confini imposti dalla società. Ma Peaches Goes Bananas è anche un ritratto privato. Niente costumi, brillantini, trucco esasperato. Il documentario di Marie Losier mostra il legame profondo tra la cantautrice e la sorella malata di sclerosi multipla o l'influenza esercitata indirettamente dai genitori che le hanno trasmesso l'amore per la musica. Una persona dietro il personaggio.
Costruito senza seguire una linea cronologica, ma con un atteggiamento punk come la sua protagonista, Peaches Goes Bananas svela anche qual è stato il seme che ha permesso la trasformazione in Merrill Nisker nell'artista rivoluzionaria che è diventata. Prima di incidere dischi con il suo nome d'arte ispirato da un brano di Nina Simone, Peaches era un'insegnante. Il suo pubblico erano bambini della materna che intratteneva imbracciando la chitarra. È da loro che ha imparato a mantenere alta l'attenzione di chi ha davanti. Il pubblico più difficile e punk del mondo. Il risultato è sotto i nostri occhi. Un'artista libera, una pioniera che ci ricorda di accettare noi e il nostro corpo in perenne mutamento in tutte le fasi della nostra vita. Ma, sopratutto, di non smettere mai di giocare.
Conclusioni
Marie Losier ci porta alla scoperta del mondo di una delle artiste più libere della scena musicale mondiale. Un documentario dall'inclinazione punk come quella della sua protagonista. Attraverso le sue parole e il suo esempio, Peaches Goes Bananas, è anche una riflessione sulla necessità di accettare il nostro corpo in tutte le sue trasformazioni.
Perché ci piace
- La riflessione sul corpo che passa attraverso il vissuto della protagonista
- L'aspetto più intimo e inedito della vita di Peaches
- Il racconto del dietro le quinte del tour
- L'attitudine punk del racconto
Cosa non va
- Il documentario non segue un ordine cronologico lineare. La mancanza di una trama vera e propria potrebbe non convincere tutti gli spettatori