E' superfluo ribadire quanto il cinema sudamericano, in particolare cileno, degli ultimi anni stia contribuendo a dare una sferzata d'energia alla cinematografia mondiale. Autori come Pablo Larrain, Matías Bize e Andres Wood hanno prodotto opere innovative nella forma e di grande valenza sociopolitica. A lavori apertamente politici come No - I giorni dell'arcobaleno si affiancano pellicole intime, che attraverso vicende personali riflettono sull'evoluzione della società e sull'autoaffermazione dell'individuo. Gloria è una di queste. Il film, diretto da Sebastian Lelio, è prodotto dalla stesso Larrain col fratello Juan De Dios e vede protagonista una donna divorziata di mezza età che non rinuncia a cercare l'amore attraverso incontri occasionali. Solitudine, autoaffermazione, consapevolezza di sé sono ingredienti di un film estremamente affascinante. Merito della straordinaria Paulina Garcia, premiata a Berlino per la sua perfomance. Dopo il concorso della Berlinale, ora Gloria si gode la passerella della Piazza Grande locarnese in attesa dell'uscita italiana, prevista per il 10 ottobre con .
Paulina, raccontaci la tua esperienza con Sebastian.
Paulina Garcia: Sebastian è un regista che sta sempre molto vicino agli attori. E' anche un po' invasivo, nel senso buono del termine, ma le sue attenzioni ci hanno permesso di instaurare quell'intimità necessaria per dar vita a Gloria.
Paulina Garcia: Ogni ruolo richiede un impegno fisico, perciò io mi preparo sempre. E' vero che ci sono scene più difficili di altre da girare e per me erano quelle in cui ero sola.
A Berlino Gloria ha rischiato di vincere. Come è andata l'uscita in America Latina?
Sebastian Lelio: Siamo rimasti piacevolmente sorpresi dal successo che il film ha avuto in America Latina e dall'impatto che ha avuto sul pubblico. Una settimana fa Gloria è uscito in Germania e tra poco arriverà nel resto d'Europa, perciò sono molto curioso di vedere cosa accadrà.
Paulina, com'è cambiata la tua vita dopo il premio a Berlino?
Paulina Garcia: La mia vita è cambiata e non è cambiata. La mia vita quotidiana è sempre la stessa, ho sempre lo stesso marito e mi sveglio ogni mattina a casa mia. Il Cile è un paese complicato e devi tenere i piedi per terra. Forse ricevo più offerte di lavoro, mi intervistano più spesso di prima, ma il Cile non è Hollywood. L'arte va avanti solo grazie a grandi sforzi.
Sebastian Lelio: Sapevamo fin dal principio che il film, così musicale, doveva finire con una canzone. Mentre cercavamo il nome del personaggio principale ci è venuto in mente di chiamarla Gloria. A quel punto il mio amico sceneggiatore ha messo la canzone di Tozzi a tutto volume e qualcosa è scattato.
Come è nata la collaborazione con Pablo Larrain?
Sebastian Lelio: Questo è il mio secondo film prodotto da lui dopo The Year of the Tiger. Il suo apporto è stato fondamentale. Abbiamo imparato a conoscerci, a lavorare insieme e collaborare con Pablo e Juan è davvero un privilegio.
Gloria è un film sulla solitudine affettiva, ma nel finale la protagonista si lascia andare, si toglie gli occhiali e si tuffa nella danza. Hai scelto un finale aperto, positivo.
Sebastian Lelio: Nel film la visione è un tema fondamentale. Dopo gli occhiali di Allende, quelli di Gloria sono diventati gli occhiali più famosi della storia cilena. Ma nel finale Gloria balla senza scarpe e senza occhiali perché lo fa unicamente per sé. La vista non le serve, perché ha trovato una sua visione interiore.
Alla fine si può bastare a se stessi?
Sebastian Lelio: Non sta a me rivelare il senso di un film. Lo spettatore leggerà ciò che vuole.
Sebastian Lelio: La nostra volontà era quella di prendere un personaggio un po' in secondo piano, una donna di mezza età in un mondo in cui tutta l'attenzione va ai giovani, e renderlo protagonista. Il Cile è un paese fortemente cattolico, ma le battaglie di Gloria sono le stesse degli studenti che scendono in piazza, dei cittadini che vogliono migliori opportunità. E' una battaglia per l'affermazione.
Cosa si prova a essere qui a locarno in Piazza Grande con Gloria?
Sebastian Lelio: Due anni fa, quando sono stato qui in concorso con The Year of the Tiger ho conosciuto la mitica Piazza Grande, ho visto film e mi sono divertito molto. Stavolta sperimenterò l'emozione di essere il protagonista della serata e questa, per Gloria, è la location perfetta perchè il mio è un film che ha bisogno del contatto con il pubblico.