"Avrebbe voluto fare il guardaparco, vivere nella natura", dice Caleb, fratello di Paul Walker, nel documentario (inedito) a lui dedicato. Con il senno di poi, siamo artigliati da un dubbio: se avesse seguito il richiamo della natura, oggi, forse, sarebbe ancora in vita, stretto ai suoi cari, il giorno del suo cinquantesimo compleanno. Magari, se non Paul Walker non fosse diventato famoso, il 30 novembre del 2013 non sarebbe andato ad un evento di beneficenza per le vittime del tifone Haiyan, perdendo prematuramente la vita. Un evento sconvolgente, e probabilmente ingiusto.
Tuttavia, se non fosse diventato famoso, non avremmo forse avuto modo di conoscerlo, lasciando in eredità il suo sguardo, la sua gentilezza, la sua predisposizione alla velocità, guizzante fin dai suoi brillanti occhi azzurri. Egoisticamente, non avremmo potuto amarlo, e lui non avrebbe potuto amare i suoi fan che non lo hanno mai mollato, accompagnandolo idealmente a bordo della mitica Nissan Skyline di Fast and Furious. Del resto, la vita di Paul Walker, nato a Glendale, California, il 12 settembre 1973, è stata una folgorante corsa, segnata da uno sliding doors. Amante della natura e di Jacques-Yves Cousteau, studiò biologia marina, entrando nel consiglio di amministrazione della Billfish Foundation, organizzazione no-profit a supporto della conservazione marina.
Non solo Fast and Furious
La natura, una passione forte, e un sogno realizzato quando partecipò alla serie di National Geographic Shark Men, trascorrendo dieci giorni sulle tracce dei squali bianchi al largo del Messico. Era il 2010. Una vita fa. Prima e dopo, il percorso d'attore, parallelo agli studi, parallelo all'amore per la natura: sul set a tre anni, per una pubblicità Pampers, diverse comparsate in diverse serie televisive e sitcom, qualche B-Movie (erano gli Anni Ottanta e Novanta...), diversi flop, ruoli secondari, poco successo. Eppure, Paul Walker aveva la faccia giusta, come se fosse la naturale evoluzione di Steve McQueen, e non solo perché condivideva l'ossessione per le automobili. La faccia giusta, appunto, scelta da Rob Cohen per quel cult chiamato Fast and Furious. Tripudio, e coppia perfetta con l'amico Vin Diesel, voluto da Walker come padrino di sua figlia Meadow.
Un legame indissolubile, profondo, oltre il set, oltre Dom e Brian. "Vivere nei cuori di coloro che lasciamo significa non morire. Ti vorrò sempre bene Brian come il fratello che sei stato per me sia dentro che fuori dallo schermo", scrisse Vin Diesel, diversi giorni dopo il tragico incidente. Un ricordo potente, che risale ogni qual volta che Diesel torna ad interpretare Dominic Toretto. Ciononostante, Paul Walker, non è stato solo Fast and Furious. Dunque, un consiglio: rivalutate 8 amici da salvare del bravo Frank Marshall (Walker era un grande amante dei cani), oppure Hours di Eric Heisserer, action che ha per sfondo l'uragano Katrina, o il distopico Brick Mansions, scritto e prodotto da Luc Besson. Cinema di genere, cinema per tutti.
Fast and Furious e Racer X: la storia vera che ha ispirato il film con Vin Diesel
I Am Paul Walker, un documentario inedito
Incroci e occasioni, frammenti trovati e perduti, e quel dubbio che continua ad attanagliare: cosa sarebbe successo se Paul Walker non fosse diventato Brian O'Connor? La risposta è nell'ineluttabile caso. E, chissà, anche in I Am Paul Walker, emozionante documentario diretto da Adrian Buitenhuis, uscito nel 2018 ma ancora ignorato dalla distribuzione italiana. Tra l'altro, lo stesso regista che ci aveva già fatto commuovere con un'altra sentita opera, I Am Heat Ledger (questo disponibile su Sky e NOW).
Così, in occasione dei 50 anni di Paul Walker, ci lanciamo in un appello: portate in Italia I Am Paul Walker. Portatelo in Italia perché, a giudicare dal trailer, l'opera è un collage emotivo che ripercorre la vita dell'attore, mettendo insieme le voci degli amici, dei fratelli, delle sorelle, dei colleghi, dei registi con cui ha lavorato. Delle persone che lo hanno amato. "Gli piaceva correre", ricorda sua sorella Ashlie. Tyrese Gibson, collega e amico sul set di Fast and Furious, si appella al destino: "perché lui e non io?". Vecchi filmati, registrazioni analogiche, e gli occhi che si fanno lucidi. Un documentario, ma anche una testimonianza da riscoprire, onorando la memoria di un uomo prima che di un attore.