A tutti i diavoli, le concupiscenze, le passioni, le avidità, le invidie, gli amori, gli odi, i desideri strani, i nemici spettrali e reali, l'esercito dei ricordi con cui combatto, possano non darmi mai pace.
Il perverso augurio rivolto da Patricia Highsmith a se stessa, in una sua pagina di diario, ci offre una percezione tanto della personalità inquieta della scrittrice statunitense, quanto - soprattutto - della natura torbida e oscura che contraddistingue i suoi romanzi. La "poetessa dell'apprensione", come l'aveva soprannominata il collega Graham Greene, è stata in effetti una delle penne più straordinarie nei campi del thriller e del noir: generi che la Highsmith, nata a Fort Worth, in Texas, il 19 giugno 1921, ha sottratto alle convenzioni e agli stereotipi dell'epoca, per innestarvi invece una tensione ben più profonda, legata essenzialmente alla dimensione psicologica e all'ambiguità morale dei suoi personaggi.
Ecco, ambiguità è la parola-chiave rispetto alla narrativa di Patricia Highsmith: una produzione che comprende ventidue romanzi e nove raccolte di racconti, popolati da antieroi che hanno fatto appunto dell'ambiguità la propria cifra distintiva. Perché pochi altri scrittori sono stati in grado di dipingere il "buio della mente" e l'orrore celato dietro l'apparenza della normalità con la stessa, millimetrica precisione della Highsmith, con la freddezza lucida e implacabile della sua prosa. E fin dall'epoca dei suoi primi successi, il cinema non ha perso occasione per far rivivere sullo schermo la spregiudicatezza, la ferocia e le tenebrose pulsioni dei protagonisti della Highsmith, a partire da quel Tom Ripley inesorabilmente associato alla sua fama. Nel centenario della nascita dell'autrice americana, ripercorriamo dunque alcuni tra i migliori film tratti dai libri di Patricia Highsmith: una componente significativa dell'eredità di una delle scrittrici più influenti del ventesimo secolo.
1. L'altro uomo (1951)
È nientemeno che Alfred Hitchcock, il maestro della suspense per antonomasia, il primo cineasta ad aver intuito l'immenso potenziale delle opere di Patricia Highsmith: nel 1951, appena un anno dopo la pubblicazione del suo libro d'esordio, Sconosciuti su un treno, Hitchcock ne dirige infatti una trasposizione per il grande schermo. Il film, distribuito in Italia con il titolo L'altro uomo (ma noto pure come Delitto per delitto), è costruito attorno a uno spunto formidabile: un patto diabolico fra due sconosciuti che, dopo essersi conosciuti per caso a bordo di un treno, pensano di poter portare a termine un duplice "delitto perfetto", eliminando ciascuno la vittima designata dall'altro, in modo tale da non poter essere ricondotti all'omicidio commesso.
Ma se il giovane tennista Guy Haines (Farley Granger) accoglie l'idea di liberarsi in questo modo della moglie Miriam come un'assurda fantasia, Bruno Antony (Robert Walker) ha tutta l'intenzione di concretizzare tale progetto omicida: ecco dunque che, sulla base dell'atroce equivoco fra Guy e Bruno, Hitchcock riprende dalla Highsmith un meccanismo legato alla doppiezza dell'animo umano e alla sua endemica tendenza al male, personificando nella figura dello psicopatico Bruno gli istinti più malevoli e violenti dell'altro protagonista.
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2. Delitto in pieno sole (1960)
Nel 1955, con Il talento di Mr. Ripley, Patricia Highsmith viene consacrata definitivamente fra le regine della narrativa noir, dando vita a un antieroe subdolo e privo di scrupoli che sarà al centro di un'intera pentalogia di romanzi. E nel 1960, a incarnare questo ragazzo americano desideroso di compiere una folgorante scalata verso una condizione di ricchezza e di privilegio, a costo di sporcarsi le mani di sangue, è il ventiquattrenne Alain Delon, nell'annata che avrebbe trasformato l'attore francese in un divo di prima grandezza. È proprio Delon a prestare il suo conturbante viso d'angelo a Tom Ripley in Delitto in pieno sole, film diretto da René Clément e accolto da una vasta popolarità in tutta Europa; e Clément, che conserva l'ambientazione italiana dell'avvincente storia della Highsmith, sottolinea l'elemento di invidia sociale come principale motore dei crimini di Ripley, outsider bugiardo e trasformista.
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3. L'amico americano (1977)
E sempre dal ciclo di Tom Ripley, precisamente dal terzo romanzo, nel 1977 (tre anni dopo l'uscita del libro) è il regista tedesco Wim Wenders a trarre uno dei più apprezzati adattamenti dei libri di Patricia Highsmith: L'amico americano, con Dennis Hopper nei panni di Ripley e Bruno Ganz in quelli di Jonathan Zimmermann, un padre di famiglia che si lascia persuadere ad essere assoldato per commettere un omicidio per conto della malavita. L'interpretazione di Hopper si discosta dall'immagine di Ripley tracciata dalla Highsmith, ma è funzionale a un film in cui la tensione narrativa convive con il senso di amarezza e di sconfitta che grava sui personaggi. L'amico americano sarà portato al cinema anche nel 2002 con Il gioco di Ripley di Liliana Cavani, che affiderà il personaggio eponimo a John Malkovich.
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4. L'alibi di cristallo (1978)
E ancora in Germania, un anno dopo L'amico americano, viene realizzato un'altra fortunata trasposizione dell'opera di Patricia Highsmith: L'alibi di cristallo, un thriller diretto da Hans W. Geißendörfer e candidato all'Oscar come miglior film straniero del 1978. Helmut Griem interpreta la parte di Phillip Braun, un uomo condannato a cinque anni di prigione per una falsa accusa che, dopo aver scontato la sua pena, è pronto a tornare nella quiete domestica della propria famiglia. Phillip, tuttavia, dovrà fare i conti con il tradimento della moglie Lisa (Brigitte Fossey); e dietro la mitezza di facciata esibita dall'uomo cova un desiderio di vendetta che esploderà in un finale cupo e beffardo. Il regista Geißendörfer tornerà a cimentarsi con i libri della Highsmith nel 1983 con un'altra pellicola, Il diario di Edith.
5. Acque profonde (1981)
Dopo il successo di Delitto in pieno sole, la Francia si rivela il paese europeo in cui Patricia Highsmith gode di maggiore considerazione, e diversi registi francesi decideranno di portare i suoi libri al cinema: da L'omicida di Claude Autant-Lara (1963), tratto da Vicolo cieco, a Gli aquiloni non muoiono in cielo di Claude Miller (1977), da Quella dolce follia, per arrivare a Il grido del gufo, del grande Claude Chabrol (1987). E un ottimo riscontro è anche quello ottenuto nel 1981 dal poliedrico regista Michel Deville con Acque profonde, basato sull'omonimo romanzo del 1957, in cui la suspense si sviluppa all'interno delle bizzarre dinamiche fra una coppia di coniugi.
Jean-Louis Trintignant si cala nei panni di Vic Allen, un uomo di mezza età che assiste con apparente indifferenza ai flirt (più o meno innocenti) della giovane moglie Melanie, alla quale Isabelle Huppert conferisce una sensualità maliziosa e sbarazzina. Ma la freddezza esibita da Vic nasconde intenzioni ben più crudeli, che lo spingeranno a 'punire' gli amanti (o presunti tali) di Melanie, innescando con la donna una sorta di macabro gioco delle parti; e proprio il carattere del rapporto fra i due protagonisti rende Acque profonde un thriller decisamente peculiare, in cui il delitto viene usato come strumento per imprevedibili equilibri di potere.
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6. Il talento di Mr. Ripley (1999)
Nel 1999, a quattro anni dalla morte di Patricia Highsmith e a quasi quarant'anni dal film di René Clément, è il regista inglese Anthony Minghella a trasporre nuovamente il capolavoro della scrittrice, con Matt Damon nel ruolo principale. E ne Il talento di Mr. Ripley, Minghella accentua la vena omoerotica già presente, seppure in maniera più sfumata, nella fonte letteraria, soffermandosi sull'attrazione di Tom Ripley nei confronti dell'affascinante Dickie Greenleaf, interpretato da Jude Law (qui nella parte che ne avrebbe lanciato la carriera), per poi mettere in scena il furto dell'identità di Dickie e il percorso criminale di Ripley, impegnato a tenere in piedi il proprio castello di menzogne.
Con un ricco cast che include anche Gwyneth Paltrow, Cate Blanchett e Philip Seymour Hoffman, Il talento di Mr. Ripley riesce a intrecciare magistralmente quegli aspetti psicologici al cuore del romanzo con la tensione del dramma e del thriller, fino al nerissimo epilogo. E Matt Damon, in una delle sue migliori prove d'attore, restituisce un folgorante ritratto dell'indimenticabile antieroe della Highsmith, con un amalgama di fragilità, rabbia e astuzia.
7. Carol (2015)
Nel 1952, adoperando lo pseudonimo di Claire Morgan, Patricia Highsmith dà alle stampe il suo secondo libro, Il prezzo del sale: un romanzo che si distinguerà dal resto della sua produzione, allontanandosi dai territori della suspense per narrare una storia d'amore fra due donne. La Highsmith, apertamente omosessuale, lo ripubblicherà in seguito con il suo vero nome e con un nuovo titolo, Carol: lo stesso titolo scelto dal regista Todd Haynes quando, nel 2015, ne dirige uno splendido adattamento firmato dalla sceneggiatrice Phyllis Nagy. Nella suggestiva cornice di una New York invernale dei primi anni Cinquanta, Carol racconta il sentimento che si sviluppa fra la giovane commessa Therese Belivet e Carol Aird, madre di famiglia alle prese con la fine del suo matrimonio.
Interpretato da Rooney Mara, premiata come miglior attrice al Festival di Cannes, e da una magnetica Cate Blanchett nel ruolo del titolo, Carol utilizza l'opera della Highsmith come struttura per un melodramma avvolgente e modernissimo: uno dei capolavori del cinema americano contemporaneo, in grado di rendere giustizia a uno dei libri più intimi e personali di questa scrittrice magnifica.
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