Patagonia, la recensione: balli sfrenati sull'orlo del precipizio

La recensione di Patagonia, opera prima di Simone Bozzelli ambientata nell'universo dei rave presentata in anteprima a Locarno 2023 e al cinema dal 14 settembre.

Patagonia, la recensione: balli sfrenati sull'orlo del precipizio

La Patagonia di Simone Bozzelli è un luogo dell'anima, il posto più lontano a cui riesce a pensare Yuri, desideroso di fuggire dalla gabbia in cui si trova incastrato. Una gabbia che ha la forma di un camper e che al suo interno contiene un'ulteriore gabbia, il suo corpo goffo e insicuro di adolescente. La libertà che cercano i suoi personaggi il ventinovenne Bozzelli l'ha trovata nella realizzazione di un'opera prima potente e a tratti disturbante in cui confluiscono le sue esperienze di regista di video musicali, il mondo dei rave, il suo gusto estetico e la tensione verso un cinema senza compromessi.

Patagonia Andrea Fuorto
Patagonia: un primo piano di Andrea Fuorto

Con Patagonia, Simone Bozzelli non teme di risultare estremo, a tratti sgradevole, nel forgiare due personaggi borderline, profondamente diversi, ma complementari. Yuri Rapagnetta (cognome d'annuziano), anzi, Rapagnetta Yuri, come ama presentarsi, è un candido, un bambino nel corpo di un adulto che vive con un'anziana zia in quanto incapace di prendersi cura di se stesso. Alla festa per il compleanno del cuginetto fa la conoscenza di Agostino, animatore girovago squattrinato che vive in un camper. Yuri accetta su due piedi l'invito di Agostino e molla la famiglia per inseguire la tanto agognata indipendenza. Ma l'esistenza nomade insieme ad Agostino e la sua comunità di raver sarà diversa da come l'aveva immaginata.

L'eden è sotto il sole d'Abruzzo

Patagonia 1
Patagonia: una scena del film

L'Abruzzo assolato e desertico di Patagonia stringe i suoi protagonisti in una morsa fatale, da cui sembra impossibile liberarsi. Tra la polvere e i rifiuti, questa comunità di freaks si scambia abbracci, umori, liquidi corporei e confessioni sballandosi e danzando freneticamente al ritmo della techno. Ancor più intima e claustrofobica è la situazione in cui si ritrova Yuri, interpretato magistralmente da Andrea Fuorto, che si ritrova a condividere uno spazio minimo col carismatico e ingombrante Agostino (il magnetico Augusto Mario Russi, alla prima esperienza attoriale).

Patagonia Andrea Fuorto
Patagonia: Andrea Fuorto in una scena del film

Il fulcro del film di Simone Bozzelli è rappresentato da questo equilibrio precario nel rapporto tra i due giovani. Basta uno scarto, un intemperanza e tutto crolla. E di scarti nel film ve ne sono parecchi. In una sceneggiatura che trasuda passione, follia, imperfezione, ma anche un'estrema precisione nel descrivere la confusione che alberga nell'animo umano, gli umori sono altalenanti. Alla dolcezza e all'ingenuità di Yuri si contrappone la ferocia sentimentale di Agostino, la cui fame di sesso e libertà lo porta a tiranneggiare l'amico inesperto dando vita a una strana relazione vittima/carnefice che riserva non poche sorprese.

Un disperato bisogno d'amore

Patagonia Augusto Mario Russi
Patagonia: Augusto Mario Russi in una scena

Patagonia è un film originale, disturbante, a tratti irritante, ma mai scontato. Nel tentativo di forgiare il suo utopistico eden tra le sterpaglie e la polvere abruzzese, Simone Bozzelli non fa sconti tratteggiando personaggi estremi, toccanti, disgustosi, ma capaci di gentilezza ed empatia. Bozzelli non è certo il primo artista ad allontanarsi dalla società borghese per trovare autenticità tra sbandati che cercano lo sballo facile per estraniarsi da tutto e tutti. La sete d'amore trascina il regista ai margini in cerca di un sentimento vero, che supera i confini del sesso, gli obblighi familiari e le regole dei benpensanti.

Patagonia Augusto Mario Russi Andrea Fuorto
Patagonia: Andrea Fuorto e Augusto Mario Russi in una scena

La libertà di Patagonia non sta nelle azioni e neppure nello stile di vita dei personaggi, quanto nella totale assenza di giudizio nei loro confronti. È il resto del mondo, casomai, a essere percepito come "sbagliato". Nella sua fuga romantica dal machismo tossico e dalle convenzioni, Simone Bozzelli fa il vuoto intorno ai suoi due alter ego (perché è questo che sono) Yuri e Agostino. Non esiste famiglia, non esiste Stato. Solo l'occhio del regista che si incolla ai loro corpi in inquadrature ravvicinate, indagate in dettaglio nella luce abbacinante o nei chiaroscuri, frutto della sapiente fotografia di Leonardo Mirabilia. Sotto il sole delle campagne abruzzesi, del resto del mondo giungono solo echi lontani. Tutto pur di tuffarsi in questo paradiso edonistico e sudaticcio che rappresenta il modo più autentico di toccare, respirare, possedere l'altro in una disperata ricerca di contatto umano. Motore che sembra guidare l'urgenza creativa del suo autore.

Conclusioni

Imperfetto, ma potente, appassionato e viscerale, Patagonia è uno degli esordi italiani più interessanti degli ultimi anni. Simone Bozzelli racconta una struggente storia d'amore e d'amicizia tra freaks immersa nel mondo dei rave sotto il sole cocente d'Abruzzo. Prove d'attore straordinarie per Andrea Fuorto e per l'esordiente Augusto Mario Russi.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • La potenza viscerale del film cattura lo spettatore fin dalle prime immagini.
  • La costruzione dei personaggi è toccante.
  • Le gradi prove d'attore dei due protagonisti Andrea Fuorto e Augusto Mario Russi.
  • L'ambientazione inedita del mondo dei rave, poco frequentato sul grande schermo, e l'uso delle location abruzzesi.

Cosa non va

  • Qualche imperfezione nello script.
  • Alcune scene risultano particolarmente disturbanti.
  • Non mancano le forzature, non è realistico che nessuno della famiglia di Yuri lo cerchi.