Recensione Les invisibles (2012)

E' un progetto interessante Les Invisibles di Lifshitz, perchè sa raccontare l'omosessualità con taglio originale ed approfondito, perchè dà voce a chi ha vissuto una vita intera affrontando le difficoltà di vivere in una società incapace di accettarlo.

Passioni invisibili e senza tempo

Lavorare a documentari su argomenti molto discussi è sempre difficile, perchè bisogna trovare un taglio originale, un punto di vista diverso dal solito per affrontare il tema preso in esame. Anche raccontare l'omosessualità oggi non è cosa da poco, ma il regista francese Sebastien Lifshitz (già autore di Presque rien - Quasi niente) trova un mezzo originale per farlo. L'idea venne all'autore, amante di vecchie foto, guardando un vecchio scatto di una coppia di donne anziane; qualcosa in quell'immagine gli fece pensare che potesse trattarsi di due lesbiche e la stessa idea gli fu trasmessa da altre foto d'epoca di uomini e donne. Lifshitz iniziò a stupirsi della spontaneità del loro atteggiamento, in tempi molto più chiusi verso l'argomento rispetto ai nostri, ed a chiedersi che vita avessero vissuto. L'idea di realizzare un docomentario per farlo raccontare direttamente ai protagonisti fu la naturale conseguenza, un'idea che poco per volta si fece più articolata: perchè fermarsi al passato e non dare uno sguardo anche alle loro vite di oggi? Si mise così alla ricerca di uomini e donne omosessuali nati tra le due guerre, da intervistare per mettere insieme il suo documentario.

E' un progetto interessante Les Invisibles di Lifshitz, perchè sa raccontare l'omosessualità con taglio originale ed approfondito, perchè dà voce a chi ha vissuto una vita intera affrontando le difficoltà di vivere in una società incapace di accettarlo. L'autore sceglie bene il suo cast di protagonisti, figure interessanti sia di per sè che nel loro insieme, perchè la somma delle loro esperienze riesce a dare uno spaccato sfaccettato della società di quegli anni, con la sua chiusura, diffidenza e rifiuto. I racconti, infatti, mettono in luce un ampio spettro di comportamenti diversi (chi ha sempre saputo di essere gay; chi invece si è sposato ed ha avuto figli, scoprendo tardi le sue vere inclinazioni; chi ha vissuto con riservatezza; chi invece ha sempre ostentato il suo modo di essere; chi ha lottato per i propri diritti), ma compongono un quadro preciso ed interessante del contesto in cui si muovevano.
Per sottolineare quest'ultimo aspetto, il regista accompagna le interviste con foto dei protagonisti ai tempi del racconto o, quando possibile, le alterna a filmati d'epoca, come nel caso di video da cortei del '68 a favore di femminismo ed aborto, momenti che hanno contribuito a cambiare, o almeno iniziare a cambiare, la figura della donna nella società contemporanea.
Un progetto riuscito, quello di Lifshitz, che attraverso le testimonianze dei suoi intervistati riesce ad essere dolce e romantico, o stravagante e spontaneo, ma sempre molto profondo e completo nel raccontare, dai diversi punti di vista, le prime esperienze, i momenti più folli, le lotte o le fughe, fino ai resoconti degli anni della vecchiaia che i protagonisti stanno vivendo negli ultimi anni.

Movieplayer.it

3.0/5