Sono passati 17 anni da La meglio gioventù, dove in molti avevamo conosciuto Claudio Gioè. Nella recensione di Passeggeri notturni, la serie tv in dieci puntate disponibile su RaiPlay dal 25 febbraio, e poi in onda su Rai3 in un film da 90 minuti il 20 marzo, iniziamo proprio da lui. Il ragazzo della meglio gioventù è cresciuto, è invecchiato. Ed è invecchiato benissimo. È un piacere ritrovarlo come protagonista e filo conduttore di questa serie molto particolare - che non a caso viene lanciata prima su RaiPlay e poi sulle reti televisive - fatta da dieci puntate di 13 minuti l'una, tratte dai racconti di Gianrico Carofiglio. Claudio Gioè è Enrico, un disc jockey di Radio Futuro che è la voce e l'anima di una trasmissione di grande successo della sera.
Sa parlare, ma sa anche ascoltare il suo pubblico che lo chiama in diretta. È uno psicologo in onde medie per i suoi ascoltatori. Scorre invece sulla rete Passeggeri notturni, una serie nata proprio pensando al pubblico del web e alle sue nuove abitudini, come il binge watching e la creazione del proprio palinsesto. Con Passeggeri notturni la Rai e RaiPlay scendono sul terreno di Netflix, Amazon Prime Video e altre piattaforme di intrattenimento. "È un formato sperimentale e anche coraggioso" ha spiegato il regista Riccardo Grandi. "È l'episodio breve tipico delle piattaforme digitali, uno spazio narrativo diverso per cui creare storie e creare una linea orizzontale che le unisce tutte quante, oltre a mantenere l'autoconclusività del singolo racconto". "È un vero progetto multi piattaforma, che andrà in onda su RaiPlay, poi su Rai3 come un film a capitoli" commenta la produttrice Gloria Giorgianni. "Ci piace lavorare su prodotti letterari, costruire una linea orizzontale: secondo noi è molto importante avvicinare i contenuti dei libri a un pubblico più vasto possibile".
La trama: Claudio Gioè, disc jockey e psicologo
Enrico (Claudio Gioè), conduce ogni sera una trasmissione di successo. Dove si ascolta musica e dove si parla con gli ascoltatori. Una sera riceve la telefonata di Sabrina (Marta Gastini), una ragazza che, dopo un dolore profondo che ha subito da ragazza, non è più in grado di dire no, non sa opporre un rifiuto a nessuno. Enrico prova a dirle le cose giuste per farla cambiare, sembra riuscirci, ma dietro c'è dell'altro. Enrico si divide tra Bari, dove lavora e Milano, dove vive la figlia adolescente, Matilde. Tornando a Milano su un treno notturno incontra Valeria (Nicole Grimaudo), una donna affascinante. "Valeria è una donna misteriosa, una figura che nasconde un dolore, è alla ricerca di qualcosa, come tutti i personaggi di questa serie" ha raccontato Nicole Grimaudo. "Sono tutte persone sole che hanno bisogno di aiuto, di sfogarsi". Lei gli fa ascoltare una canzone, gli parla di un profumo, che dimentica sul treno. Ma la mattina dopo di lei non c'è traccia. E ogni racconto che Enrico sente alla radio sembra parlare di lei.
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Claudio Gioè: la meglio gioventù è cresciuta bene
Siamo partiti da Claudio Gioè, perché è un vero piacere ritrovare il suo volto sullo schermo. L'attore, che avevamo visto anche in un altro film legato a una radio, I cento passi, come dicevamo è invecchiato molto bene. La sua barba brizzolata, i suoi intensi occhi blu, quelle rughe intorno agli occhi che sembrano un sorriso gli donano molto. E i suoi modi affabili, la sua voce suadente, la sua empatia con chi parla con lui alla radio, che diventa presto quella con tutto il pubblico che guarda la serie, permette di entrare immediatamente nella storia e nell'atmosfera del racconto. Il suo Enrico è l'amico che tutti vorremmo avere ad ascoltarci quando ne abbiamo bisogno. La sua interpretazione nasce sia dallo studio di famosi film sulla radio che dalla sua esperienza personale. "Mi piace la radio, ho anche provato a farla a livello professionale ma è stata una nuvola passeggera" ci ha raccontato l'attore. "Riccardo Grandi ci ha suggestionato con alcune figure di film americani, come I Love Radio Rock, per il tipo di empatia con il pubblico. Io poi avevo un'esperienza alla radio fatta con I cento passi, che era il mondo delle radio libere degli anni Settanta".
Passeggeri notturni, questione di ritmo
Data anche la durata delle singole puntate, Passeggeri notturni colpisce per come entra subito nel vivo, per come racconta le vicende con ritmo e un montaggio serrato. La musica, parlando di un programma radiofonico, entra spesso a commentare le scene, per contestualizzarle in un'epoca precedente (come Troppo bella di Davide De Marinis, meteora di qualche anno fa) o per enfatizzare i momenti più toccanti del racconto (come Rise Up di Adele). E poi c'è quella canzone che Valeria fa ascoltare in cuffia a Enrico, e che noi, per il momento, non sentiamo. La ascolteremo più avanti. Passeggeri notturni è un racconto empatico, intrigante, soffuso, misterioso. Ad aiutare il tutto c'è la Bari notturna e noir dei racconti di Gianrico Carofiglio, resa nella giusta maniera dalla regia di Riccardo Grandi.
Un format dalla durata troppo breve
Quello che ci convince di meno è la scelta del formato dei racconti. Detto che i racconti di Carofiglio da cui è tratta la serie sono molto brevi (circa tre pagine l'uno), e che si vede un tentativo di andare oltre la classica fiction Rai per avvicinarsi ai linguaggi e ai formati delle maggiori piattaforme di contenuti, ci sembra che la durata di 13 minuti sia davvero troppo breve. È vero che scriviamo dopo aver visto solo i primi due episodi, e che la fruizione on line e on demand della serie ovvierà a questo problema, ma è anche vero che questa durata è più consona a una web serie - intendiamo le serie diffuse su YouTube, che però hanno altri toni, linguaggi e altre ambizioni - che a quella delle piattaforme come Netflix, su cui di solito le serie più brevi hanno puntate di 30 minuti. Non è che la durata in sé di 13 minuti sia sbagliata: è che un racconto di questo tipo, intimo e intenso, avrebbe bisogno di un respiro più ampio per svilupparsi. Visti i suoi temi (la violenza sulle donne, la giustizia in tutte le sue sfaccettature, le scelte morali di ognuno di noi) ci vorrebbe un po' più di tempo per soffermarsi, per riflettere, per godersi l'atmosfera. Invece i titoli di coda, ogni volta, arrivano troppo presto, non appena si è entrati nella storia. Come dice quella famosa canzone, la festa appena cominciata è già finita. Ma, ovviamente, su RaiPlay, con tutti gli episodi disponibili insieme, sarà comunque un piacere vedersi questa serie. Il binge watching è assicurato.
Conclusioni
Nella recensione di Passeggeri notturni vi abbiamo parlato di una serie nata pensando al pubblico del web e alle sue nuove abitudini. Con Passeggeri notturni la Rai e RaiPlay scendono sul terreno di Netflix, Amazon Prime Video e altre piattaforme di intrattenimento. Si tratta di un racconto che ha ritmo, è empatico, misterioso, intimo e intrigante. Ma la durata delle puntate è troppo breve: i temi il tono del racconto avrebbero bisogno di un respiro più ampio.
Perché ci piace
- Claudio Gioè è il protagonista perfetto per creare empatia verso lo spettatore e trascinarci dentro la storia.
- Le storie tratte dai racconti di Gianrico Caroflglio sono intime e intriganti.
- Che la Rai e RaiPlay si spostino verso i linguaggi della nuova serialità è un fatto positivo.
Cosa non va
- La durata degli episodi è troppo breve, più adatta a una web serie che alla serialità delle grandi piattaforme di intrattenimento.