Panic Room ha probabilmente solo un difetto. Essere arrivato, nella filmografia di David Fincher, dopo due film enormi come Seven e Fight Club, e prima di un altro grande film come Zodiac. Questo forse può averlo portato a essere un po' sottovalutato, ed è un film che spesso, parlando della filmografia di David Fincher, si tende a dimenticare. A rivederlo oggi, a 20 anni di distanza dalla sua uscita (arrivava nelle sale americane il 29 marzo del 2002), Panic Room ci pare uno di quei film invecchiati benissimo. È un film che è una perfetta macchina da suspense, che tiene incollati allo schermo per tutta la sua durata. Rispetto a film come Seven o Fight Club, in cui la regia adrenalinica di David Fincher si sposa a storie indelebili, inquietanti e dense di significati, Panic Room è un gioco più meccanico, di intrattenimento puro. Ma è davvero un meccanismo dove tutto funziona alla perfezione. Che sia tutto curatissimo lo capiamo già dai titoli di testa, con i caratteri delle scritte costruiti in prospettiva, posizionati parallelamente agli edifici di New York, come se fossero affissi alle loro facciate. Sono stati realizzati da uno studio di design, The Picture Mill, e da una casa di produzione di effetti speciali, ComputerCafe. Ci è voluto un anno per completare il lavoro, e solo questo basta a far capire che cosa sia Panic Room. Quello che per David Fincher doveva essere un film di serie B a basso budget, un film in una sola location, visto che Fight Club ne aveva previste 150, è diventato un'impresa titanica. Panic Room è la storia di una madre e una figlia (Jodie Foster e Kristen Stewart), appena trasferite, dopo che la donna ha divorziato, in una nuova grande casa a New York, che ha dentro di sé una "panic room", una stanza sicura e blindata dove è impossibile accedere. Quando tre ladri irrompono nella casa, cercando qualcosa che apparteneva al precedente proprietario, quella stanza diventa la chiave della vicenda. Andiamo a vedere allora 5 motivi per riscoprire il film di David Fincher.
1. La regia di David Fincher
Il primo motivo è, ovviamente, David Fincher. Negli anni Novanta il regista si era confermato come uno dei cineasti più importanti del cinema americano, e soprattutto un maestro del thriller. E da allora ogni suo film crea una grande attesa tra gli appassionati. Con Panic Room Fincher si conferma un grande regista. Il suo tocco si nota da alcune scelte e da movimenti di macchina che colpiscono subito. Pensiamo alle battute iniziali e a quel movimento di macchina a scendere che dalla camera dove si trova la protagonista arriva fino al piano terra dove scopriamo che ci sono delle persone che stanno entrando in casa. È un movimento che serve a spiegare quanto, in realtà, quegli uomini siano vicini, e che cosa sta accadendo mentre la protagonista è ancora ignara. Noi sappiamo che quegli uomini sono in casa, lei no. È il classico schema della suspense, come diceva Hitchcock: se sappiamo che sotto un tavolo una bomba sta per esplodere, viviamo la scena con grande tensione. O ancora, pensiamo al ralenti nella scena del recupero del cellulare. Non è un vezzo fine a se stesso, ma serve a far capire come, in questa vicenda, ogni secondo, ogni frazione di secondo, sia vitale per restare in vita. Fincher voleva che il film fosse il più realistico possibile. Ed è per questo che il budget di quello che era un piccolo film è lievitato, e le riprese sono durare moto più a lungo del previsto (120 giorni). L'appartamento è stato ricostruito completamente (a Los Angeles, anche se l'azione si svolge a New York) e la panic room è stata modellata sulle verse stanze sicure esistenti. Anche le sequenze sono state girate in modo molto realistico, senza effetti speciali e questo ha causato anche delle diverse ferite lievi agli attori. E anche questo è David Fincher.
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2. Una Jodie Foster Magnetica
Panic Room è anche l'occasione per vedere una Jodie Foster in forma strepitosa. La sua interpretazione è allo stesso tempo fisica, muscolare, ma anche molto psicologica, magnetica. Colpiscono, oltre al suo fisico atletico e alla sua determinazione, anche certi sguardi in machina, con quegli occhi blu puntati verso l'obiettivo come quelli della sua Clarice Sterling de Il silenzio degli innocenti. Il suo è uno sguardo tagliente, sagace. È indubbio che l'attrice riempie il film, ogni inquadratura, con la sua presenza, il suo carisma. Eppure Jodie Foster non doveva essere nel film. Per il ruolo di Meg Altman era stata scelta Nicole Kidman, che aveva già iniziato a girare. Ma, a diciotto giorni dall'inizio delle riprese, ha dovuto abbandonare il set per i postumi di un infortunio al ginocchio avvenuto durante le riprese di Moulin Rouge!. Così è entrata in scena Jodie Foster (che avrebbe dovuto essere in The Game nel ruolo interpretato da Sean Penn). La prestazione di Jodie Foster è ancora più incredibile se pensiamo che ha avuto solo nove giorni per prepararsi al ruolo. Ma con lei sono cambiati il senso del personaggio e il tono del film. Nicole Kidman, nei piani di Fincher, sarebbe stata la classica eroina hitchcockiana bionda e algida, sullo stile di Grace Kelly. Jodie Foster ha portato Meg da un'altra parte, verso un'eroina più grintosa, più fisica. Jodie Foster era incinta del suo secondo figlio durante le riprese e dovette tornare sul set nell'autunno del 2001 dopo il parto, per ultimare alcune scene. Nicole Kidman è rimasta in qualche modo nel film: è sua la voce della fidanzata del marito di Meg che risponde al telefono...
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3. Una giovanissima Kristen Stewart
Ma, questo lo avremmo capito solo dopo, in Panic Room c'era anche una futura star del cinema. A interpretate Sarah, la figlia di Meg, c'è una giovanissima Kristen Stewart, che sarebbe diventata la Bella di Twilight e ora la Lady D di Spencer. La Stewart è una piccola ragazzina ribelle, un po' punk, con la t-shirt di Sid Vicious dei Sex Pistols. Il taglio di capelli è quello che avremmo visto spesso in seguito, un po' maschile, con il ciuffo a cadere sulla fonte. Il suo viso è ancora quello di una bambina, ma si vede che si sta trasformando in quella ragazza che, a suo modo, è diventata un modello per tante giovani e poi icona di stile (il look, sexy e sfrontato alla recente notte degli Oscar, è lì a testimoniarlo). Una grossa mano le viene data dalla sceneggiatura, che dipinge Sarah non solo come la figlia da salvare, ma come una vera e propria alleata in grado di partecipare attivamente, accanto alla madre, alla lotta con gli aggressori. Sarah è diabetica, e la scena della crisi è uno, in cui recita con tutto il corpo, dalla testa ai piedi, è uno dei momenti più forti del film. Kristen Stewart, tra l'inizio e la fine delle riprese, è cresciuta molto. Era più piccola di Jodie Foster quando è iniziata la produzione, ma alla fine era praticamente più alta di lei.
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4. La sceneggiatura di David Koepp
Come dicevano, la sceneggiatura di David Koepp è una vera macchina a orologeria che mette in risalto il carattere delle protagoniste, e, allo stesso tempo, è efficace a creare ostacoli per rendere loro la vita difficile. Ci fa vedere la panic room, un posto dove siamo al sicuro, ma poi, lì dentro, ci fa capire che la linea telefonica privata non è stata attivata. Ci fa credere che possiamo recuperare un cellulare, ma poi, lì dentro, il cellulare non ha campo. Sono piccoli dettagli, e non vogliamo svelarvene altri, ma questo fa capire il gioco che lo sceneggiatore ha messo in scena. Pensiamo anche a come, nella prima parte del film, fa visitare a Meg tutta la casa, lasciando la grande protagonista, la panic room, alla fine del giro. David Koepp ha preso l'idea da un articolo sul New York Times su queste stanze sicure, e dal fatto che rimase bloccato all'interno di un ascensore. E quella sceneggiatura gli è stata pagata la cifra record di 4 milioni di dollari. Panic Room in qualche modo riprende la trama e i personaggi di Gli occhi della notte (1967). in cui ci sono tre criminali, dalle caratteristiche simili e quelli di Panic Room, che fanno irruzione in casa di una donna cieca. David Koepp ha scritto la prima bozza della sceneggiatura in sei giorni.
5. Jared Leto, basta la parola
Uno di questi criminali è Jared Leto, non ancora Joker ma comunque folle e psicotico. Anche lui non ancora una star, ma già carismatico e istrione. Ancora insieme a David Fincher dopo Fight Club, anche in Panic Room è una presenza che non passa affatto inosservata. I capelli pettinati con delle treccine raccolte all'indietro, un destino che, dopo Fight Club lo vuole ancora sfigurato, per le ultime volte è un non protagonista, ma è una presenza che lascia il segno. Come è normale che sia, Jared Leto è la scheggia impazzita, la violenza, l'elemento con cui non puoi trattare tra i tre che irrompono in casa di Meg. Anche lui sarebbe stato destinato a una grande carriera.