Da pochissimo disponibile su Netflix, Panama Papers è il film di Steven Soderbergh presentato alla 76° Mostra di Venezia dedicato al caso dello studio legale Mossack-Fonseca, società panamense che aiutava i politici e i potenti a nascondere i propri capitali nei paradisi fiscali di tutto il mondo. Oltre ad una trama strutturata in maniera divertente ed estremamente originale, uno degli elementi senza dubbio più distintivi del film di Soderbergh è il supercast che interpreta i personaggi principali: Meryl Streep, Gary Oldman e Antonio Banderas (più una serie di altri formidabili attori, come Sharon Stone e Jeffrey Wright, in ruoli minori).
Proprio a Venezia, in un incontro dedicato alla stampa italiana, abbiamo avuto l'onore di parlare con i primi due: Meryl Streep e Gary Oldman ci hanno raccontato che cosa ha significato per loro prendere parte ad un progetto come questo - di cui abbiamo parlato anche noi nella recensione di Panama Papers - ed interpretare personaggi così interessanti e particolari.
La scelta di ruoli sempre nuovi
Preferite progetti di intrattenimento, possiamo fare l'esempio del ruolo nella saga fantasy di Harry Potter per Gary Oldman, o al contrario progetti con forti basi nella realtà?
Gary Oldman: Nella mia carriera sono sempre stato estremamente fortunato, ho potuto scegliere di interpretare ruoli molto diversi tra loro, in film di diverso genere. Il mondo di Harry Potter per quanto mi riguarda trasmette un messaggio molto importante e, anche se io personalmente preferisco interpretare personaggi reali, che hanno vissuto, sono molto contento del ruolo di Sirius Black. Forse preferisco questo tipo di personaggi perché c'è tanto materiale su cui informarsi, su cui fare ricerca, e non ritengo una restrizione doversi attenere alla realtà. In Panama Papers il mio personaggio cammina su una linea sottile, è un personaggio esistito ma il modo in cui è realizzato con è completamente realistico, lo possiamo definire composito. Un elemento estremamente interessante del film è che noi protagonisti rompiamo la quarta parete e parliamo direttamente con il pubblico, in qualche modo ci troviamo tra due mondi.
In ogni ruolo ci stupite con incredibili interpretazioni. Si tratta di una sfida con voi stessi fare sempre meglio?
Meryl Streep: Non vedo i ruoli che interpreto come compiti da svolgere, mi piacciono le sfide ed aprire la mente. Quando invecchi credi di sapere tutto ma è sempre bello provare qualcosa di nuovo, spaventoso forse, ma eccitante.
Gary Oldman: L'eccitazione è ciò che ci rende vivi, soprattutto l'idea di poter fallire: ci mettiamo in gioco ma possiamo cadere, e questo rende il tutto molto più interessante.
La sequenza iniziale e quella finale
Quanto è stato difficile preparare la sequenza iniziale e quella finale? Molto lunghe per entrambi i personaggi.
Gary Oldman: Per me è stato molto semplice perché non ho dovuto fare altro che rimanere nel personaggio, Meryl invece si è trasformata due volte. Bisogna conoscere perfettamente il personaggio e soprattutto la sceneggiatura per poter girare questo tipo di scene.
Meryl Streep: Al contrario per me è stata una delle cose più difficili della mia vita! Pensate che fino alla sera prima non sapevo come si sarebbe svolta la scena. Quello che dico alla fine è tratto dalla lettera di John Doe, la persona che dall'interno dello studio Mossack-Fonseca svela le operazioni finanziarie illegali dei suoi capi. Abbiamo dovuto adattare la sequenza e io ho dovuto rifarla molte volte: volevo fosse giusta, perfetta. Volevo riportare esattamente le parole di questa persona così coraggiosa. Era un mio dovere nei confronti di tutte le persone vittime delle azioni di Mossack e Fonseca.
Un film che parla di come ottenere giustizia
Il personaggio di Meryl è il cuore del film, nel costruirlo ha voluto dare voce al cittadino medio americano che si trova impossibilitato ad avere giustizia?
Meryl Streep: Assolutamente sì. Penso che tutti noi dipendiamo da persone che hanno forza e passione in quello che fanno per guidarci. Tutti nel mondo però dovremmo chiedere che le leggi sbagliate cambino. Il mio personaggio è come molte persone che conosco, come mia madre, vivono la loro vita provando a cercare giustizia, vogliono ottenerla anche se è così difficile.
Quanto conta nei film a cui scegliete di partecipare che trattino un tema di importanza sociale?
Gary Oldman: La sceneggiatura per me è tutto. Le mie scelte dipendono ovviamente da quello che mi viene offerto, quindi dalla sceneggiatura, ma anche dal regista con cui dovrò lavorare. Faccio tantissimi generi diversi, mi piace spaziare, ma una sceneggiatura come quella di Panama Papers sento che offre molto di più di tante altre.
Meryl Streep: Ovviamente le mie scelte dipendono dalla parti che mi vengono offerte. Ci sono tante sceneggiature che vorrebbero cambiare il mondo, ma magari sono noiose e nessuno guarderebbe poi i film quando vengono realizzati, per questo devi decidere di rifiutare. Io mi chiedo sempre se quello che faccio è tossico per il mondo o fa del bene, pensando a questo scelgo. Ho fatto molte cose di cui sono grata, da quando però ho avuto figli valuto molto di più le mie scelte.