Due miti del Cinema, due mostri sacri della recitazione, due delle più amate e ammirate icone della Hollywood contemporanea finalmente insieme in un film dopo decenni di trepidante attesa in cui pubblico e critici si sono schierati dall'una o dall'altra parte. Parliamo di Robert De Niro e Al Pacino, la coppia d'oro di attori più amata del mondo e di cui, con un pizzico di orgoglio campanilista, noi italiani ci siamo sempre vantati, hanno fatto tappa a Roma per presentare il loro nuovo film Righteous Kill - Sfida senza regole, in uscita nelle sale a partire da venerdì 26 settembre in più di trecento copie. Ne Il padrino - Parte seconda erano già comparsi entrambi ma durante le riprese non si erano mai incrociati, in Heat - La sfida apparivano contemporaneamente ma solo in un paio di scene. Da un estremo all'altro: a ben tredici anni di distanza dal capolavoro assoluto di Michael Mann i due si ritrovano l'uno al fianco dell'altro praticamente in ogni istante di questa nuova attesissima 'sfida' poliziottesca dopo aver interpretato decine e decine di ruoli simili in separata sede. Tutti i presenti nell'affollatissima sala dell'hotel Hassler di Roma erano visibilmente impazienti, anche i critici e i cronisti più navigati sono apparsi emozionati nel vedersi materializzare davanti agli occhi due artisti del loro calibro, autori di interpretazioni memorabili che vanno da Scarface a Taxi Driver, da Il Padrino a Il Padrino - Parte II, da Serpico a Toro scatenato, da Profumo di donna a Il cacciatore, da Quel pomeriggio di un giorno da cani a Cape Fear. E chi ne ha più ne metta. Solo al pensiero vengono i brividi. Poi tutto si placa, i due attori puntualissimi fanno il loro ingresso tra scroscianti applausi e centinaia di flash e senza perdere tempo iniziano a scambiarsi battute e complimenti come due vecchi amici qualsiasi.
"E' stato come vedere un concerto dove suonavano insieme Miles Davis e John Coltrane". Con questo paragone jazzistico da intenditori il regista Jon Avnet (Pomodori verdi fritti, L'angolo rosso) ha aperto la conferenza stampa di Sfida senza regole, il thriller che vede come protagonisti due detective, Turk e Rooster (letteralmente 'tacchino' e 'gallo'), due pluridecorati veterani della polizia di New York che si ritrovano dopo qualche anno di nuovo sulle tracce dello stesso serial killer 'giustizialista' sullo sfondo di una città violenta e senza speranza. Una Grande Mela marcia, una città senza tempo e senza scrupoli che rappresenta alla perfezione una nazione in cui nessuno ha più fiducia del sistema giudiziario, un ritratto realistico degli Stati Uniti di oggi secondo il regista: "E' questa l'America che volevo rappresentare nel mio film", ha confermato Avnet, "è_ un periodo nero quello che stiamo vivendo in patria, si respira un clima di paura, la gente è frustrata e tende a farsi giustizia da sé, il sistema giudiziario è fallace e viene visto come una minaccia anziché come una garanzia_".
Nato da un'idea di Robert De Niro e di Jon Avnet, il film era inizialmente stato pensato per due protagonisti di età diverse, uno dei quali molto più giovane dell'altro. Poi qualcosa è cambiato come ha dichiarato lo stesso attore e dopo anni di tentativi andati a vuoto per impegni vari finalmente i due divi sono riusciti a portare a termine un progetto insieme dall'inizio alla fine: "Arrivato alla seconda rilettura dello script ho confidato a Jon che a mio avviso sarebbe stato più interessante avere due sbirri a fine carriera, e non ho esitato un secondo a proporre Al come mio partner. Era da tanto che aspettavamo questo momento e finalmente è arrivato".
Ma non è stato sempre idillio tra i due, perché se è vero che in occasione di questo film insieme le due star si sono confrontate con grande rispetto e ammirazione reciproca, è altrettanto vero che quando erano molto più giovani tra loro c'è stata una sana, a volte indiretta, ma comunque agguerrita competizione. Come ha confermato Pacino senza troppi giri di parole: "Eravamo giovani e più o meno coetanei, abbiamo raggiunto il successo nello stesso periodo, era inevitabile che si creasse una sorta di rivalità tra noi. Per un lungo periodo siamo stati distanti ma con il passare degli anni ci siamo riavvicinati, siamo stati l'uno il punto di riferimento dell'altro, anche a livello umano. Guardandomi indietro rimpiango di non aver lavorato più spesso con Bob". Dal canto suo De Niro ha confermato in tutto le parole dell'amico confessando con un pizzico di rammarico che avrebbe voluto, come fa spesso Pacino, concepire progetti a lungo termine, studiarli, modificarli, costruirli pian piano in modo da sentirli veramente suoi. Anche per condividere questa idea col passare del tempo i loro incontri sono divenuti sempre più frequenti: "C'è stato un periodo in cui ci siamo frequentati spesso, in cui ci siamo scambiati idee, consigli e punti di vista sul nostro mestiere nonostante il coinvolgimento in progetti del tutto diversi. Inconsciamente la nostra amicizia ha fatto in modo che ci completassimo a vicenda".
Valanghe di nomination e di premi ricevuti negli anni dai due premi Oscar che da perfetti divi si sono limitati ad una risatina ironica senza voler ammettere di aver imparato qualcosa l'uno dall'altro recitando fianco a fianco. La conferenza si chiude con un'interessante riflessione di due attori che non hanno più nulla da dimostrare ma molto ancora da chiedere a loro stessi: "E' un po' come Pirandello in 'Sei personaggi in cerca di autore'", ha dichiarato Al Pacino. "Sei sempre alla ricerca del ruolo giusto per te ma se sei fortunato a volte è il ruolo giusto che trova te. Anche quando non sei più un ragazzino. Come il grande Orson Welles, con i dovuti paragoni, anche io sono un attore di teatro innamorato di un'arte straordinaria come il Cinema, capace di rinnovarsi e di sembrare sempre giovane". Dello stesso avviso ma un po' meno poetico De Niro, che ha dichiarato laconicamente: "A volte capitano ruoli fantastici, in cui ti senti perfetto e insuperabile, ma non sempre è così. A differenza del passato vorrei provare a ponderare un po' di più le mie scelte e i progetti su cui lavorare. Mi sono pentito di non averlo fatto prima perché il futuro arriva, e quando arriva devi essere pronto".
Guai ad accontentarsi o a sentirsi appagati nella vita e nella professione. E se lo dicono loro due possiamo crederci.