Per dare un'idea di quanto Lee Min-ho sia popolare in Asia (e non solo) basta sbirciare il suo account Instagram che conta oltre 35 milioni di follower. Un numero gigantesco frutto del successo ottenuto grazie al dramma coreano Boys Over Flowers prima e a City Hunter, serie tv basata sull'omonimo manga di Tsukasa Hōjō. Ma il ruolo che ha fatto da spartiacque nella sua carriera, segnando un prima e un dopo e dandogli l'opportunità di farsi conoscere da un pubblico internazionale, è senza dubbio quello di Hansu. Uno dei protagonisti principali di Pachinko, l'epopea coreana firmata da Min Jin Lee trasposta sul piccolo schermo da Soo Hung per Apple TV+.
Hansu, tra ambizione e sopravvivenza
Hansu è un cosiddetto zainichi, un cittadino di origine coreana residente in Giappone. Un uomo rispettato e temuto da tutti che s'innamora della protagonista, Sunja (Kim Min-ha), e dalla quale avrà un figlio Noa, ignaro della vera identità del padre biologico. Un personaggio ricco di ombre, legato alla yakuza, ma che non smetterà mai di prendersi cura da lontano della famiglia che non può riconoscere alla luce del sole.
Uno dei tanti temi di Pachinko è l'ambizione. Qualcosa di cui abbiamo bisogno per raggiungere i nostri obiettivi nella vita, ma che può trasformarsi in un elemento tossico. Lee Min-ho crede che l'ambizione sia la migliore amica del suo personaggio, ma anche il suo peggior nemico? "Per Hansu l'aspetto più importante su cui concentrarsi è la sopravvivenza" commenta l'attore.
"Si concentra su ciò di cui ha bisogno in quel momento e su ciò che vuole. Abbiamo vissuto un'epoca di inevitabilità, e ci concentriamo a superare la sfida successiva, e quella successiva ancora. Per questo esaminarlo e concentrarmi su di lui è stata la cosa più importante. Per Hansu è stato uno dei modi più importanti per sopravvivere."_
Un'opera profonda e il tema dell'identità
Molto importante in Pachinko - La moglie coreana è la riflessione sull'identità. Quello che racconta il romanzo prima e la serie poi è il tentativo di una famiglia di superare gli ostacoli della vita. Tra questi anche l'aver dovuto abbandonare il proprio Paese e cercare di restare a galla in un nuovo contesto sociale e culturale come il Giappone. È emblematica in questo senso una sequenza della seconda stagione in cui la madre di Sunja dice ai suoi nipoti di ricordare sempre di essere coreani.
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Pachinko dal canto suo in questi primi due capitoli ha parlato apertamente della diaspora coreana, ma cos'altro ha mostrato al mondo sull'essere coreani? "In quelle battute e in quelle scene non si tratta solo della storia della Corea e dei coreani", sottolinea Lee Min-ho.
"Non si tratta di un fenomeno limitato alla Corea. È un dato di fatto che tutti noi finiamo per cercare la consapevolezza del dove veniamo e dove stiamo andando. È una cosa molto importante. In Pachinko l'ambientazione e il periodo sono ovviamente orientali. Ma, alla fine dei conti, nel mondo globalizzato in cui viviamo, è importante essere consapevoli di ciò che uno fa e conoscere cosa lo rende fiero. Un'opera che condivide la conoscenza di qualcosa. Penso sia davvero profonda e buona in questo senso".