Giovedì 30 ottobre l'eclettico regista francese François Ozon e la sua 'musa' ispiratrice Ludivine Sagnier, ormai al loro terzo film insieme, hanno presentato a Roma Swimming Pool. Selezionato per il 56° Festival di Cannes questo intrigante giallo vede nel cast anche un'affascinante Charlotte Rampling nei panni di una scrittrice di gialli alle prese con il suo nuovo libro. Vediamo cosa ci hanno anticipato..
Intervista a Ludivine Sagnier L'abbiamo vista molto disinvolta e naturale ma ci saranno state sicuramente delle difficoltà nel recitare nel ruolo di un personaggio cosciente della sua sessualità e così trasgressivamente senza veli. Come si è trovata in questa parte?
Ludivine Sagnier Beh sono stata pagata molto bene prima di tutto quindi è stato più facile! No, a parte gli scherzi, è stato sicuramente difficile all'inizio però penso che il fatto di aver già lavorato altre due volte prima di questo film con François abbia trasformato questo ruolo in una sorta di sfida che lui mi ha lanciato, l'ho vista da parte sua un po' come affidarmi la cosa più difficile che potesse trovare ed io mi ci sono tuffata.
Non ha avuto nessun momento di sconforto per dover recitare sempre in deshabillé?
Sì, sicuramente sì, ora io ne parlo in modo leggero e spensierato perché sono ormai passati tanti mesi ed ho dimenticato tutti gli imbarazzi e le difficoltà che comporta il recitare completamente nuda. Un errore però che spesso il pubblico fa è quello di pensare che ci si trovi in imbarazzo davanti alla telecamera solo se si è completamente nudi, ma non è così, ci si può sentire nudi e vulnerabili anche quando si è coperti fino al collo.
Lei era stata data da tutti i pronostici come la superfavorita vincitrice del premio come migliore attrice a Cannes. E' rimasta molto delusa dalla mancata vittoria?
Forse per me lo cose sono diverse che per François, per me fare l'attrice è un lavoro e mi sono data completamente a questi due film presentati a Cannes, è molto diverso che presentare una propria opera. Le mie aspettative sono diverse, è estremamente raro che due film con la stessa attrice siano selezionati per la partecipazione allo stesso Festival e visto che nel mio caso questo si è verificato è un po' come se avessi vinto. Poi diciamoci la verità, se a 24 anni avessi già vinto il premio come miglior attrice mi sarei sicuramente montata la testa.
Abbiamo letto che si è allenata molto per il suo ruolo in Swimming Pool, ha preso come modello qualche bella attrice ribelle famosa e trasgressiva?
E' vero che esiste una sorta di stereotipo della ragazza del sud della Francia un po' facile e un po' volgare al quale mi sono ispirata ma la cosa veramente importante era curare il fisico e l'aspetto più carnale, era importante questo aspetto per riuscire a generare questo fantasma nell'anima dell'autrice ed allo stesso tempo nello spettatore. Quello che ho fatto per allenarmi è stato solo riguardo al mio fisico: esclusivamente dieta e ginnastica.
Nel film La petite Lili di Claude Miller, in cui Lei ha di nuovo il ruolo di protagonista, il regista si interroga attraverso il suo personaggio sulla possibilità di conciliare amore e carriera cinematografica. Lei si è interrogata su questo argomento nella vita privata?
Sicuramente c'è stata per me una fase di introspezione girando questo film, soprattutto pensando alla fine tragica; questo mi ha portato a rimettermi un po' in discussione ma la mia fortuna è che ho la possibilità di lavorare nella fiction ed a volte è una vera e propria terapia. Per me nella realtà è molto meglio della finzione.
I progetti futuri di Ludivine Sagnier?
Non posso ancora dire nulla vi posso solo annunciare la mia partecipazione ad un film americano che uscirà a dicembre sulla storia di Peter Pan diretto dall'australiano P.J. Hogan (Il matrimonio del mio migliore amico). Avrò il ruolo di Campanellino.
Intervista a François Ozon Come classificherebbe François Ozon il suo film? Sembra piuttosto difficile da catalogare come genere.
François Ozon: Io sono partito con l'idea di fare un film sul concetto di creazione artistica ed ho scelto per rappresentarmi in questo film una giallista; è per questo visto che il film, entrando nel suo universo 'giallo', ha preso le tinte forti di questo intrigante genere cinematografico. Se fosse stata una scrittrice di romanzi il mio film avrebbe assunto le sembianze di un film sentimentale. Non credo che esista un 'genere' preciso che possa rappresentare i film che hanno come protagonista un processo di creazione artistica.
A proposito di giallo, in senso metaforico, è chiaro che l'uso dei colori nei Suoi film è notevole ed anche diverso rispetto ai classici - anzi - potremmo addirittura definire il suo stile come 'rivoluzionario e divertente'. Ci vuole parlare di come sceglie luci ed i colori da attribuire ai personaggi ed alle scenografie?
Se si parla di cinema oggi si parla necessariamente di cinema a colori ed è per questo motivo che ritengo che il colore debba essere una parte fondamentale e un elemento importante della narrazione. E' anche vero che il cinema francese di solito non lo usa in questo modo; sarà che io sono rimasto folgorato da un certo tipo di cinema e cioè quello hollywoodiano degli anni 50' che usava il colore in un modo stilizzato per rappresentare i sentimenti e le sensazioni. Forse l'unico francese che l'ha fatto è stato Godard negli anni 60' però oggi è un uso come dire 'rifiutato' da un certo tipo di cinema francese. Trovo altresì che qualora la storia si adatti bene all'uso del colore bisogna approfittarne come ho fatto ad esempio per 8 donne e un mistero in cui ogni attrice aveva un colore ed un fiore abbinato diverso. Anche in Swimming Pool ritroviamo questa differenziazione ad esempio per il blu, usato in modo ed in toni diversi a seconda dei momenti e delle atmosfere. A Londra è molto freddo ed è molto più caldo invece nel sud della Francia; trovo che giocare col colore sia un modo per evitare di inserire troppe annotazioni psicologiche o troppi dialoghi che appesantiscono. Si può dire molto anche con i colori.
Ha detto poc'anzi che la scrittrice protagonista in qualche modo La rappresenta, per Lei come avviene questo processo di creazione artistica ed in quale misura il suo processo di regista sceneggiatore assomiglia a quello del suo personaggio?
Nel film ci sono molti elementi che rispondono a questa domanda ma forse sono facili solo per me che conosco bene me stesso e li trovo facilmente rintracciabili. Credo che nei primi passi della sceneggiatura nelle prime fasi di stesura il processo sia molto simile a quello di Sarah Morton: tagliarsi fuori dal mondo e cercare spazi diversi isolandosi con se stessi. Per la seconda fase invece, quella di apertura come fa Sarah con il personaggio di Julìe, c'è un contatto che assomiglia quasi ad uno scontro con la realtà. Forse il rapporto che ha Sarah con Julìe è un po' come quello che io posso avere con uno degli attori, è un prendere e dare. Uno scambio continuo.
In questi mesi si è parlato molto della selezione di Cannes e della partecipazione di Swimming Pool. Cosa ne pensa di tutte le polemiche suscitate dalla presidenza della giuria del francese Patrice Chereau che non ha assegnato premi a nessuno dei 5 film francesi in concorso?
E' trascorso molto tempo dal Festival ed è vero anche che quando si va a Cannes si è molto contenti e si viene travolti in un vortice di euforia e si pensa spesso al desiderio di vittoria di un premio. In realtà però non si va a Cannes necessariamente per vincere un premio ma soprattutto per festeggiare il film, solo che poi l'ingranaggio ti trascina con sé nella competizione e se non si vince nulla si rimane delusi. Il tutto però passa presto. La cosa curiosa è che tutti ci dicevano che eravamo fortunati ad avere un presidente di giuria francese perché aveva fatto un film con la Rampling negli anni '60 e quindi sicuramente avrebbe apprezzato Charlotte come attrice, altri invece mi dicevano che quando c'è un presidente di giuria francese i film francesi non vincono mai nulla... Insomma un sacco di congetture.
Com'è andato Swimming Pool in Francia?
700 mila ingressi. Forse abbiamo sbagliato a farlo uscire in contemporanea a Cannes perché quasi sempre si viene penalizzati. Avremmo dovuto farlo uscire dopo l'estate. Ha avuto però un grande successo di pubblico negli USA.
Ci può anticipare qualcosa sul film che ha girato dopo Cannes?
E' una storia d'amore ma ancora non ho un titolo definitivo, i protagonisti saranno Valeria Bruni Tedeschi e Stéphane Freiss che racconta la storia di una coppia attraverso gli anni della loro vita insieme. Alcune scene sono girate in Italia, in Sardegna, ed anche se non è una coproduzione italiana la Bim ha comprato il film ancora prima che iniziassero le riprese. Tuttora è in fase di montaggio.
Ha visto il film La piscine di Jacques Deray del 1969 con Romy Schneider e Alain Delon? L'ambientazione è la stessa ed anche quello diventa un giallo ad un certo punto.
E' un film sicuramente molto noto in Francia, come potrei non conoscerlo, solo che all'epoca in cui uscì i miei genitori mi vietarono di andarlo a vedere e quando ho cominciato a girare Swimming Pool tutti me ne hanno parlato. Per paura di farmi influenzare ho deciso di vederlo solo dopo la fine del mio film.
Si è interrogato su dove finisce l'eros ed inizia l'arte in un film?
In realtà attraverso l'erotismo io volevo mostrare come durante il processo di creazione i sensi sono "all'erta" essendo il corpo particolarmente ricettivo in quei momenti. Il personaggio di Charlotte Rampling all'inizio è infatti un po' rigido e non ha un bel rapporto con il proprio corpo, va sempre molto vestita ed è molto chiusa. Poi poco a poco comincia ad aprirsi ed a diventare molto più femminile per terminare al culmine nella scena con il giardiniere in cui si offre nuda. E' stato un grande piacere girare queste scene con Charlotte che ancora oggi è una bellissima donna ed ha alla sua età ancora un fisico da ragazza.
Quando abbiamo visto Sitcom siamo rimasti tutti folgorati. Pensa ancora le stesse cose della famiglia o pensa ancora quel che pensava nel 1998?
E' molto tempo che non vedo Sitcom ed è più o meno altrettanto tempo che non rivedo la mia famiglia. No scherzo, fondamentalmente penso ancora le stesse cose, ma formalmente lo faccio in modo meno aggressivo e meno violento rispetto ad allora.
François Ozon ha mai recitato?
A 35 anni posso confessare di non aver mai recitato e di non avere nessuna intenzione di farlo; preferisco nascondermi dietro la macchina da presa.