La direzione di Marco Müller ci ha ormai abituati a "follie di mezzanotte" veneziane dal tocco insolito e bizzarro, molte delle quali provenienti dall'Estremo oriente. Nel caso di The Child's Eye 3D, ennesimo capitolo dell'inesauribile saga ideata dai fratelli di Hong Kong Oxide Pang e Danny Pang, la curiosità è acuita da un ulteriore elemento inconsueto: la terza dimensione. Il film è, infatti, il primo horror cinese girato interamente in stereoscopia e, forse anche per questo motivo, si caratterizza per una messa in scena ancora decisamente troppo naif ed elementare, sia per quanto riguarda le soluzioni propriamente tecniche, sia per ciò che concerne lo sviluppo narrativo. Non mancano comunque dei momenti efficaci di regia, che sfrutta la profondità del claustrofobico luogo in cui è ambientata la storia (un hotel tailandese su cui grava una maledizione) per proiettare lo spettatore dentro la storia.
Alla conferenza stampa veneziana il co-regista e co-sceneggiatore Oxide Pang - presente insieme alla due graziose attrici principali Rainie Yang e Elanne Kwong - è estremamente dettagliato nel raccontare le difficoltà tecniche necessarie per affrontare questo pionieristico sforzo produttivo per la cinematografia asiatica.
Lei ha accennato più volte alle condizioni di estrema difficoltà necessarie per realizzare un prodotto in tre dimensioni. Potrebbe descriverci più dettagliatamente l'intera fase di svolgimento del progetto, dalla co-scrittura della sceneggiatura fino alla complessità della post-produzione?
Come mai ha deciso di ambientare la storia proprio durante i disordini che si svolgono in Tailandia? Oxide Pang: Vivo in Tailandia ormai da parecchio tempo. Nel momento in cui abbiamo scritto la sceneggiatura, c'erano delle grosse agitazioni nel Paese. Ho semplicemente pensato che potesse essere un buon espediente narrativo per tenere bloccati i protagonisti in un luogo spaventoso, da cui invece non vorrebbero fare altro che fuggire...
Che differenze ci sono dal punto di vista della recitazione in un film a tre dimensioni?
Elanne Kwong: Penso che, di base, non ci siano molte diversità nel livello recitativo rispetto a un film tradizionale. L'unica differenza è costituita dalla presenza di tempi di attesa più lunghi tra una ripresa e l'altra, perché il processo di messa a fuoco è molto complicato. Inoltre, si deve rispettare in maniera estremamente rigida la posizione rispetto alla macchina da presa, perché altrimenti si rischia di rovinare l'effetto tridimensionale.
Rainie Yang: Vorrei aggiungere che in questo caso i registi ci hanno richiesto una recitazione più naturale del solito, perfino quotidiana in certi momenti, rispetto ad un film tradizionale. Questo perché un'interpretazione più misurata permette agli spettatori di focalizzarsi soprattutto sui dettagli scenici.
Vorrei chiedere alle due attrici se hanno utilizzato delle tecniche particolari per trasmettere la sensazione di terrore, oppure se sono ricorse a trucchi o effetti speciali.
Rainie Yang: Il mio personaggio è quello più coraggioso all'interno del gruppo, tuttavia in alcuni momenti si fa prendere totalmente dalla paura. I registi ci hanno vietato di fare ricorso alle urla o ad altre manifestazioni esagerate di terrore. La sfida è stata quella di riuscire a trasmettere la paura usando semplicemente la respirazione e il movimento dello sguardo. Quest'ultimo, in particolare, era estremamente importante, perché è proprio attraverso la direzione del mio sguardo che il pubblico percepisce la presenza delle creature spettrali.
Elanne Kwong: Concordo con Rainie, inoltre vorrei aggiungere che esistono molteplici sfumature di manifestazione della paura. Gli autori ci hanno detto di distinguere i vari stadi in cui si esprime la temperatura emotiva. Ad esempio il terrore può scatenare non solo un urlo, ma anche una risata isterica.
Rainie Yang: Sono un tipo particolarmente timoroso e ringrazio il cielo per non aver avuto le stesse esperienze di Elanne sul set, altrimenti sarei morta di paura! In ogni caso penso che la storia ci abbia talmente coinvolto da farci portare con noi le presenze spiritiche. Forse anche i fantasmi hanno paura del contatto con i mortali e non vorrebbero essere disturbati...
Per concludere vorrei chiedere al regista quali sono i suoi prossimi progetti. Oxide Pang: Avrei voglia di dirigere un altro film in tre dimensioni, cercando possibilmente di migliorare l'uso della tecnica e di correggere alcuni difetti di questo primo esperimento. Spero comunque che il film abbia successo, in modo da lanciare anche a Hong Kong l'industria cinematografica tridimensionale. Altrimenti vorrà dire che tornerò a dirigere nuovamente film in due dimensioni...