Recensione Ovunque proteggimi: la ricerca della felicità secondo Bonifacio Angius

La recensione di Ovunque proteggimi, il nuovo film di Bonifacio Angius presentato al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile.

Il cinema di Bonifacio Angius è un pugno nello stomaco. Parla al cuore, al cervello e alle viscere, si permette libertà che raramente vediamo nella produzione italiana contemporanea. Angius è una voce fuori dal coro. Nel 2014, con Perfidia, il regista sardo ha tracciato un solco che diventa più profondo con la sua nuova regia, Ovunque proteggimi. Evocativo fin dal titolo, Ovunque proteggimi torna a raccontare la Sardegna attraverso personaggi imperfetti, feroci, sgradevoli. Uno sguardo quasi pasoliniano che però non esalta l'eccezionalità dell'orrido, ma si accosta all'imperfezione con condivisione partecipe. Ciò che vediamo sullo schermo, e che ci disturba, in realtà fa parte di noi.

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Ovunque proteggimi: un momento del film

In Ovunque proteggimi incontriamo prima Alessandro (Alessandro Gazale), cantante di musica folk sassarese playboy, amante del gioco e delle nottate in discoteca. Il cinquantenne Alessandro affoga nelle avventure facili e nell'alcool la frustrazione di non essersi affermato nella propria professione e di vivere ancora con la madre. Dopo una violenta crisi che costringe l'anziana a rivolgersi alle forze dell'ordine, Alessandro viene ricoverato in ospedale e qui fa la conoscenza della stralunata Francesca (Francesca Niedda), in cura per problemi mentali. Quando la donna gli confessa di avere un figlio, Alessandro intraprende un rocambolesco viaggio attraverso la Sardegna torrida d'agosto per accompagnarla a recuperare il bambino, affidato a una casa-famiglia di Cagliari, nella speranza di un possibile futuro insieme.

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Un cinema che ha il coraggio di guardarsi dentro

Ovunque Proteggimi Alessandro Gazale
Ovunque proteggimi: Alessandro Gazale in una scena del film

Per realizzare i suoi lavori, Bonifacio Angius si è circondato di una vera e propria famiglia cinematografica, che coincide in parte con la sua famiglia reale, e questa situazione protetta si è tradotta in un cinema indomito, rabbioso, sincero. Intimamente vero fin dalla scelta di dare ai personaggi lo stesso nome di battesimo dei loro interpreti. In Ovunque proteggimi, alla presenza di Alessandro Gazale si aggiunge quella di Francesca Niedda, compagna del regista nella vita, e del figlio, il piccolo Antonio Angius, che interpreta il figlio di Francesca. Questa intimità, finora, ha permesso ad Angius di guardarsi dentro attingendo alle proprie esperienze di vita per generare personaggi sgradevoli, imperfetti, ma ancora capaci di combattere per ciò che conta.

Ovunque Proteggimi Francesca Niedda
Ovunque proteggimi: Francesca Niedda in un momento del film

Dopo un fugace incontro nel bagno dell'ospedale psichiatrico, Alessandro vede in Francesca l'ultima possibilità di essere felice, di diventare adulto, di avere una famiglia, e vi si aggrappa disperatamente mettendo a repentaglio tutto ciò che possiede. Nel groviglio di sentimenti che albergano in due figure così complesse, descritte con eccezionale profondità, a Bonifacio Angius sembra stare a cuore in particolar modo un tema, la relazione genitori/figli. Alessandro e Francesca condividono la stessa incapacità di prendersi cura non solo degli altri, ma anche di se stessi. Alessandro ripercorre il cammino del padre, che lo ha iniziato alla musica, e non riesce a lasciare la casa della madre a cui continua a chiedere soldi mentre Francesca si è fatta togliere il figlio dai servizi sociali. Dopo averla rivista, sarà il piccolo a prendere in disparte Alessandro per chiedergli 'La mamma come sta?' in un toccante rovesciamento di ruoli. Ecco che il viaggio fisico si trasforma nel percorso interiore di due anime troppo fragili per adeguarsi alle regole imposte dalla società.

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La Sardegna, luogo fuori dal tempo

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Ovunque proteggimi: Francesca Niedda e Alessandro Gazale in una scena del film

Il sapore primigenio di Ovunque proteggimi deriva dall'intelligenza con cui Bonifacio Angius piega il paesaggio sardo alle proprie esigenze. Pur essendo ambientato in pieno agosto, il film mette in scena una Sardegna assolata, ma mai solare. I luoghi del divertimento, la discoteca e le piazze in cui Alessandro si esibisce, così come le spiagge e le strade brulle, sono ricoperti da una patina sbiadita che evoca un mondo dimenticato, fuori dal tempo. La piacevolezza delle località turistiche cede il passo a una provincia soffocante, priva di speranza. Lo stesso Alessandro si ritrova a fare i conti con il socio che lo accompagna nelle sue esibizioni e lo ammonisce spiegandogli che la sua musica ormai "non interessa più a nessuno".

Ovunque Proteggimi
Ovunque proteggimi: un primo piano del film

Diviso tra la luce accecante degli esterni e quella asettica degli interni, l'obiettivo di Bonifacio Angius fotografa i personaggi in un frammentazione visiva fatta di dettagli: la nuca e le spalle solide, i capelli lunghi e la barba incolta di Alessandro, lo sguardo fiammeggiante di Francesca, la sua andatura rapida e nervosa. Ai primi e primissimi piani si alternano i campi totali dei loro corpi immersi nella luce del sole sullo sfondo di paesaggi arsi, come in un moderno western. Meno strutturato di Perfidia a livello narrativo, ma più spontaneo e selvaggio, Ovunque proteggimi sprigiona una forza viscerale che cattura lo spettatore affamato di verità e non lo molla fino al concitato finale. Come comportarsi quando la vita ci offre una seconda possibilità? La personale risposta di Bonifacio Angius alla ricerca della felicità passa attraverso la follia, la ribellione, l'inadeguatezza, d'altronde non è questo ciò che ci rende umani?

Movieplayer.it

4.0/5