Non c'è dubbio, quelli candidati come migliori film internazionali agli Oscar 2024, sono cinque grandi titoli.Cinque film completamente diversi tra loro, ma accomunati dall'esplorazione dell'anima umana. Un'anima di resistenza, un'anima di scoperta, un'anima di perseveranza e, pure, un'anima di intolleranza asettica. Categoria estremamente rilevante, quella dei migliori film internazionali, introdotta dall'Academy nel 1957, quando vinse Federico Fellini con La strada. A proposito, nella categoria, L'Italia, ha vinto ben 11 Oscar, con l'ultimo, datato 2014, andato a Paolo Sorrentino per La grande bellezza. E dieci anni dopo esatti, l'Italia ci riprova con Io Capitano di Matteo Garrone (qui la nostra recensione), alla prima candidatura effettiva dopo averci provato con Gomorra e Dogman. Campanilismo a parte, sarà lui a vincere? Effettivamente, il percorso di Io Capitano, tra l'altro particolarmente amato negli Stati Uniti, è di quelli che lasciano ben sperare: miglior regia e premio Mastronianni a Seydou Sarr a Venezia 2023, e poi la candidatura ai Golden Globe, dove è stato battuto da Justine Triet con Anatomia di una caduta.
Qui, il primo punto: agli Oscar 2023 la Triet avrebbe probabilmente vinto il premio come miglior film internazionale, se solo la Francia l'avesse candidata. Autogol abbastanza clamoroso, e i restanti cinque Paesi che esultano. Se è importante esserci, trovare una produzione italiana in cinquina è fondamentale per la nostra industria, infondendo una buona dose di ottimismo. In questo caso, la storia di Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per un viaggio a tratti disperato e a tratti magico, oltre essere di strettissima attualità, legittima il lavoro di Matteo Garrone che, subito dopo la nomination, ha dichiarato che "È una grande soddisfazione, e siamo felici che l'avventura continui; nella speranza che il film, e la storia di Seydou, vengano visti da un numero sempre maggiore di spettatori in tutto il mondo".
Non solo Garrone: da La zona d'interesse a Perfect Days
Ma se Matteo Garrone parte favorito, anche il britannico Jonathan Glazer pare avere marcate possibilità di vittoria. La zona d'interesse (qui la nostra recensione), presentato a Cannes, oltre ad essere un film strepitoso nella sua composta elaborazione del male umano, ha avuto a sua volta un percorso importantissimo: se a Cannes ha vinto il Grand Prix, agli Oscar 2024 si presenta anche come miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior sonoro. A proposito di sonoro: è proprio la suggestione acustica a contraddistinguere La zona d'interesse, che basandosi sul romanzo di Martin Amis racconta l'assurda quiete della famiglia Höß, che vive nell'area d'interesse confinante il campo di concentramento di Auschwitz. Una suggestione drammatica, dettagliata, meticolosa nella sconvolgente puntualizzazione dell'orrore.
Una doppietta già potente, a cui si aggiunge Wim Wenders con un'altro film incredibile: Perfect Days, di produzione giapponese. Vera e propria rivelazione al box office italiano, quello di Wenders, passato a Cannes (qui la nostra recensione), è un film di riflessione, di riflessi, di quiete, di consapevolezza. Racchiuso in un finale di accecante bellezza, ci porta a riscoprire il valore della routine attraverso il lavoro di Hirayama (Kōji Yakusho), addetto ai bagni pubblici di Shibuya, quartiere di Tokyo. Tra vecchie musicassette rock e abnegazione al lavoro, Perfect Days è cinema che ritrova una forma di racconto puro, legato alle sensazioni più che alle apparenze.
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Attenzione agli outsider di qualità: La sala professori e La società della neve
Come scritto in apertura di articolo, i cinque film internazionali candidati all'Oscar sono tutti di alta qualità. Io capitano e La zona d'interesse partono forse favoriti, seguiti da Perfect Days. Ma attenzione anche ad İlker Çatak, che con il notevole La sala professori (qui la nostra recensione). Candidato per la Germania, il film racconta la storia di un'insegnate, interpretata da Leonie Benesch, che provando a capire chi si nasconde dietro una serie di furti, finisce per scatenare un conflitto interno alla scuola. Ritmo da thriller e grande colonna sonora, per un film meravigliosamente composto. Parte forse svantaggiato rispetto agli altri titoli, tuttavia una sua vittoria non sarebbe assurda. Anzi. Del resto, noi lo abbiamo particolarmente amato, ed è già uno dei migliori film dell'anno.
Un po' a sorpresa (ma nemmeno poi troppo) c'è anche lo spagnolo Juan Antonio Bayona con La società della neve (qui la nostra recensione), presentato a Venezia 2023. Con tono fermo, e mai scendere nel pietistico o, peggio, nel voyeuristico, Bayona riporta al cinema la sconvolgente storia vera del disastro delle Ande, avvenuto nell'ottobre del 1972. Un survival movie ben dosato, ben scritto e ben interpretato, per una tragedia che ha stravolto la memoria dei 16 superstiti, recuperati dopo due mesi di stenti. Se la vittoria agli Oscar non sembra pre-annunciata, La società della neve è stato il protagonista ai Premi Goya 2024, capaci di ottenere ben dodici riconoscimenti su tredici candidature, eguagliando, per proporzione, Mare dentro di Alejandro Amenabar, quando nel 2005 vise quattordici Goya su quindici candidature. Vincendo poi l'Oscar come miglior film straniero. E se la storia si ripetesse?