Comunque vada, l'edizione degli Oscar 2020 è già entrata nella storia. 1917, C'era una volta a... Hollywood, Jojo Rabbit, Joker, Le Mans '66 - La grande sfida, Parasite, Piccole Donne, Storia di un matrimonio, The Irishman: raramente si è vista una rosa di candidati tanto validi e amati.
La qualità di ogni film in gara è talmente alta ed evidente che il risultato della corsa non è mai stato scontato: a maggio, post Festival di Cannes, sembrava chiaro che il 2020 sarebbe stato l'anno di Quentin Tarantino, fino a quando Bong Joon-ho non ha vinto la Palma d'Oro per Parasite. La storia del film coreano sembra quasi quella di Cenerentola, tanto è riuscito nell'impresa di conquistare pubblico e critica mondiale in modo lento e inesorabile, arrivando a ottenere la candidatura sia nella categoria miglior film che in quella al miglior film straniero.
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A settembre, al Lido di Venezia, Joker ha vinto il Leone D'Oro e quello che in molti inizialmente avevano bollato come un "film di supereroi un po' più autoriale" è diventato non solo il film vietato ai minori con maggior incasso di sempre, ma anche un pericoloso avversario in zona premi, trainato soprattutto dal suo protagonista, Joaquin Phoenix. E, sempre alla Mostra del Cinema di Venezia, si è cominciato a parlare di Oscar anche per gli attori di Storia di un matrimonio di Noah Baumbach, forte di una sceneggiatura dai dialoghi (e monologhi) potenti.
Il successo di Joker e la riflessione sull'importanza dei supereroi per il cinema contemporaneo ha poi scatenato le ire di Martin Scorsese, che con The Irishman ha realizzato un film testamento, della sua carriera e del cinema gangster, di cui è il più grande autore vivente, e non ha mandato giù gli incassi stellari di Avengers: Endgame.
La gara sembrava quindi chiusa con questi quattro titoli a fare la parte dei leoni e invece, zitto, zitto, senza nessun grande festival alle spalle, è arrivato in coda 1917 di Sam Mendes, che, con il suo finto piano sequenza che fa grande sfoggio di un'impeccabile tecnica registica, ha vinto come miglior film e miglior regia ai Golden Globe, in genere uno specchio di come andranno gli Oscar.
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... e alla fine (non) arriva Christopher Nolan
La sera del 9 febbraio ci immaginiamo - per una nostra pura speculazione - un uomo che guarda la premiazione degli Academy Awards da lontano, nella sua torre di vetro e acciaio, con le mani dietro la schiena, a metà tra un guardiano solitario e il meme di Wagner Moura nei panni di Pablo Escobar nella serie Narcos. Quell'uomo è Christopher Nolan e, tra i premi che si porteranno a casa 1917 e Joker, siccome siamo delle brutte persone, vorremo sapere quali saranno i suoi pensieri immediatamente dopo l'annuncio dei vincitori. Soprattutto se, come sembra sempre più certo, Sam Mendes si porterà a casa l'Oscar per la miglior regia.
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Ma facciamo un passo indietro. Nel 2005, con Batman Begins, Nolan ha scosso l'industria cinematografica: il suo film sull'Uomo pipistrello non solo è stato un ottimo incasso, ma ha convinto anche la critica. Nel 2008, la consacrazione: Il cavaliere oscuro, forte di una campagna di marketing virale, di due interpreti eccezionali come Christian Bale e Heath Ledger, purtroppo scomparso prematuramente proprio dopo aver completato la pellicola, nei panni di Batman e Joker, e di una scrittura che cerca di dare molto peso alla "filosofia dei supereroi", oltre che alla spettacolarità, qualcosa ha cominciato a cambiare.
I Marvel Studios hanno iniziato la loro inarrestabile (e ormai ineluttabile) saga con Iron Man, l'Academy ha portato, a partire dall'edizione 2010, il numero delle pellicole candidate a Miglior Film da cinque fino a un massimo di dieci, forse proprio perché la mancanza di Il cavaliere oscuro tra i migliori film aveva fatto discutere. L'industria ha preso coscienza del fatto che anche la grande spettacolarità d'autore merita un riconoscimento.
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Inception e Dunkirk
Al film successivo, Inception, Christopher Nolan è riuscito a ottenere la sua prima candidatura a miglior film e poi, archiviata la trilogia su Batman e tornato dallo spazio profondo di Interstellar, nel 2018 ha finalmente ricevuto la sua prima nomination come regista grazie a Dunkirk. Purtroppo per lui, e per fortuna per i cinefili, anche quello è stato un anno incredibile: tra Chiamami col tuo nome, Il filo nascosto, The Post, Tre manifesti a Ebbing, Missouri e Scappa - Get Out a spuntarla è stato Guillermo del Toro con il suo La forma dell'acqua - The Shape of Water.
Tra tutte le suoe opere, Dunkirk è sicuramente quella che ha portato il regista inglese più vicino a premi importanti: l'ossessione per il tempo, diviso in tre piani, la tecnologia (è girata su pellicola IMAX 65mm e pellicola a grande formato 65mm) e la scelta di fare un film di guerra in cui in realtà si scappa da essa, concentrandosi sul disperato tentativo di ritorno a casa, dando grande spazio ai civili, ne fanno una pellicola importante per il genere bellico.
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Arriviamo quindi a oggi: dopo essere riuscito, in dieci anni, a lasciare un'importante eredità, affermandosi come il regista che ha saputo destreggiarsi meglio di tutti tra cinema d'autore e di intrattenimento, facendo suoi pubblico e critica, ridando linfa vitale ai franchise di supereroi e contribuendo a svecchiare l'Academy, che ha aumentato le candidature per il miglior film e ha cominciato a dare maggior risalto anche alla parte più popolare della propria industria, Christopher Nolan si troverà davanti a un bivio.
Se 1917 e Joker vinceranno i maggiori premi, come ormai sembra certo, per il regista inglese sarà una prova evidente che, senza fare polemiche come Martin Scorsese (che, nonostante la sua innegabile grandezza, scagliandosi a priori contro i film di supereroi e in particolare della Marvel, ha fatto una figura non degna della sua caratura artistica), ma semplicemente lavorando, ha davvero influenzato in meglio il lavoro di tutti.
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Lo stesso Joaquin Phoenix, accettando il SAG Award come migliore attore per Joker, ha ricordato il lavoro di Heath Ledger in Il cavaliere oscuro. 1917 deve molto a Dunkirk: non è un caso che il montatore del film di Mendes, Lee Smith, lavori costantemente con Nolan proprio dai tempi di Batman Begins, Dunkirk compreso (anche se è l'unico di 1917 a non essere stato nominato: follie, o beffe, dell'Academy).
Quindi, dicevamo, il prossimo nove febbraio Christopher Nolan avrà due scelte: o farsi una sonora risata come il Joker, oppure, guardando tutti dalla sua torre d'acciaio in silenzio, continuare a essere il solido pilastro di cui l'industria cinematografica ha bisogno, ma che non vuole premiare.