"Non è un paese per cinefili", ci verrebbe da dire parafrasando il Non è un paese per vecchi dei Coen. Lo diciamo guardando agli incassi di determinati film più autoriali in sala e l'interesse generale per la cultura cinematografia in senso stretto. Lo diciamo guardando agli schiaffi che gli appassionati della settima arte hanno dovuto prendere nel corso degli anni, subendo loro malgrado un sistema sala inadatto ad accogliere e soddisfare le loro esigenze di nicchia. Perché purtroppo di nicchia dobbiamo parlare, considerando i numeri che li riguardano e gli incassi dei film che a loro in maniera esclusiva di rivolgono.
Il Barbenheimer negato
Lo spunto ci viene dal fenomeno mondiale del momento, il Barbenheimer. Mondiale, ma non italiano, perché il nostro è uno dei soli quattro paesi in cui i due film, Barbie e Oppenheimer, non sono usciti lo stesso giorno, lasciando l'ebrezza della visione a breve distanza soltanto a noi addetti ai lavori (per questo potete trovare su Movieplayer la recensione di Oppenheimer già pronta e in anticipo sull'uscita del 23 agosto). Inutile negarlo, è un dispiacere. E questo non vuol dire che non capiamo le motivazioni di questa scelta, data la situazione del nostro sistema delle sale e l'attenzione del pubblico italiano per il cinema in estate. Capiamo, ma non possiamo evitare di chiederci se un evento di questo tipo non fosse proprio ciò di cui avevamo bisogno per riaccendere l'attenzione per la sala, per il cinema in senso ampio, e non solo per i due film presi singolarmente. Se non si possa considerare un'occasione sprecata.
Barbie, le opinioni della redazione
Avatar e Il Signore degli Anelli: due ferite ancora aperte
Né possiamo impedirci di chiederci che passi fare per evitare che capiti ancora, come era successo in passato. Perché sì, in qualche modo era già successo che il nostro pubblico dovesse tenersi fuori dai grandi eventi cinematografici. Andiamo indietro con la memoria e ce ne vengono in mente almeno due degli ultimi decenni, da quando insomma informazione e consapevolezza ha fatto sì che ce ne accorgessimo con rabbia: Il Signore degli Anelli prima e Avatar poi, spostati a gennaio per far posto a Cinepanettoni e Zaloni di turno. È così insufficiente il nostro sistema sale, e di riflesso la capacità di assorbimento del nostro pubblico, da non poter gestire più grandi film nello stesso momento? Probabile che sia così, ma allora la riflessione da fare è più ampia e delicata di quella che riguarda il rinvio dell'uscita di un singolo titolo.
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Un problema culturale?
È un problema culturale? Probabile che sia così, ma non è l'assecondare questo limite intrinseco del nostro paese che può portare a superarlo. Non può essere la via e va trovata una strategia diversa, più capillare e radicata, per riaccendere una fiamma che sembra quasi del tutto spenta. Bisogna intervenire sul piano dell'istruzione e parallelamente lavorare alle sale, renderle luoghi in cui essere conquistati dalla magia del cinema, come dovrebbe essere. E sulla distribuzione, ovviamente, perché se non si è in una grande città, la vita del cinefilo viene messa costantemente alla prova; perché l'estate continua a essere una terra di nessuno in cui anche gli appassionati devono arrendersi all'evidenza di far fatica a poter vedere tutto ciò che si vorrebbe.
Non è un processo facile, non è un cammino breve, ma da qualche parte bisogna cominciare e quindi ben vengano i film come Barbie a puntare il riflettore sulla sala almeno per un periodo. Il film di Greta Gerwig non può risolvere i problemi da solo e non l'avrebbe potuto fare nemmeno insieme all'Oppenheimer di Christopher Nolan, ma insieme scommettiamo che una scintillina sarebbe potuta scattare? Forse sì, forse qualche spettatore in più si sarebbe scoperto cinefilo e sarebbe tornato in sala a breve distanza per guardare anche altro. Forse avrebbe cercato altri film per ingannare l'attesa fino al prossimo evento, per alimentare quel primo barlume di passione e alimentare la fiamma. E farla diventare rabbia al prossimo grande appuntamento che ci sarà negato. Perché, lo ribadiamo in chiusura, questo non è un paese per cinefili. Ma può diventarlo, ce lo dicono i numeri di Barbie.