Il 6 dicembre si festeggia il giorno dell'indipendenza finlandese. Una celebrazione molto sentita dalla popolazione nordica, con tanto di festa al palazzo presidenziale trasmessa sui principali canali televisivi. Un'occasione ghiotta non soltanto per giornalisti affamati di gossip e di scatti rubati, ma anche per chi intende attuare azioni criminose.
Come vi raccontiamo nella recensione di Operazione 6/12 - Attacco al Presidente, ben presto la lussuosa dimora dove si sono ritrovati ospiti di spicco e personalità politiche diventa il teatro di un assalto da parte di un gruppo terroristico, il cui piano è quello di destabilizzare la sicurezza della comunità europea. Max Tanner, agente delle forze speciali, viene scelto come negoziatore in quella che diventa una missione sempre più complicata, nella quale potrà contare sul prezioso aiuto della sua collega Sylvia, che si trova proprio all'interno del palazzo insieme agli altri ostaggi.
Occasioni mancate
Sulla carta avrebbe dovuto rappresentare un'operazione cardine nel cinema finlandese contemporaneo, in grado di imporsi non soltanto sul mercato indigeno ma anche su quello internazionale visto il notevole sforzo produttivo e le disponibilità messe in campo. E il fatto che la storia fosse quella del best-seller 6/12, pubblicato nel 2006 da Ilkka Remes, popolare autore di romanzi thriller, faceva ben sperare.
E invece qualcosa è andato storto, con problemi che hanno minato alla base l'ipotetico prosieguo del franchise, tra cambi in corsa di registi e situazioni più o meno tese sul set. Tanto che la saga, inizialmente pensata su due film e una serie televisiva di sei episodi, è stata ridotta a una sola pellicola e a soltanto quattro puntate per il piccolo schermo.
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Eroi nel vento
Proprio la narrazione risente effettivamente di queste modifiche e non ci è dato sapere che, se fosse andato tutto secondo i piani originari, ci troveremmo forse oggi a parlare di un altro film. Ma allo stato effettivo, di come è uscito nelle sale in patria e poi distribuito home-video nel resto del mondo, Operazione 6/12 - Attacco al Presidente è un'operazione inconcludente, che risente di una sceneggiatura eccessivamente convulsa, carica di personaggi e motivazioni che finiscono ben presto per creare un sacco di confusione e depotenziare il cuore dei protagonisti, alla fine dei conti semplici pedine di un gioco più grande di loro.
Palese è il tentativo di scimmiottare i kolossal hollywoodiani a tema, con una gestione delle dinamiche action che punta sull'azione a più non posso, tra sparatorie, combattimenti a mani nude e inseguimenti su quattro ruote: tutto l'immaginario consolidato di genere è insomma presente, ma lo spettacolo sembra sempre vuoto, privo di sussulti che mantengano alto l'interesse per tutte le due ore di visione.
Una guerra da vincere
Visione che si trascina così stancamente su passi spesso forzati e che non scava mai nelle trame geopolitiche che lo script - e il libro alla base - tentano pur di imbastire, con i discorsi relativi all'ingerenza russa (quanto mai attuale) e gli spettri mai dimenticati della guerra del Kosovo a fare capolino, senza però mai la necessaria profondità, emotiva o cronostorica che sia, per poter fare presa sullo spettatore, che assiste ad una serie di eventi telefonati intervallati qua e là da colpi di scena più o meno giustificati.
Difficile identificarsi in figure così anonime, dove i rimorsi e i rimpianti di uno scavo psicologico labile vengono sacrificati all'altare di un mero intrattenimento fine a se stesso, che sfrutta sia gli esterni che gli esterni - suggestivi paesaggi innevati annessi - senza particolare inventiva, quale fruibile palcoscenico di un blockbuster autoctono che frana sulle proprie ambizioni.
Conclusioni
Dalla saga di Attacco al potere ad echi rimandanti a franchise spionistici figli dell'era Bourne, molto appare derivativo in questa produzione finlandese nella quale un team di coraggiosi agenti speciali deve salvare il presidente, caduto nelle mani di un gruppo terroristico. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Operazione 6/12 - Attacco al Presidente, quello che doveva essere l'inizio di un franchise ben più ampio ha in realtà riservato grossi dispiaceri ai produttori, tra traversie realizzative di varie genere che hanno condizionato il futuro evolversi della saga e sicuramente contribuito al caos narrativo che si respira nelle due ore di visione. Laddove l'azione ha quasi sempre il sopravvento, con risultati altalenanti nonostante i buoni mezzi a disposizione, a mancare è uno scavo psicologico dei personaggi, qui semplice pedine di uno schema geopolitico che guarda al contemporaneo con un dogmatismo scontato.
Perché ci piace
- Una manciata di passaggi action sono ben confezionati.
Cosa non va
- La sceneggiatura non riesce a caratterizzare al meglio i protagonisti.
- Nelle due ore di visione ci si emoziona raramente, nonostante di carne al fuoco ve ne sia parecchia.