Presentato in concorso alla 75esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dove si è aggiudicato il Leoncino d'Oro, il premio del pubblico, esce il 4 ottobre nelle sale italiane Opera senza autore, di Florian Henckel von Donnersmarck, vincitore, nel 2007, del premio Oscar al miglior film straniero con il suo esordio, Le vite degli altri, a cui è seguito, nel 2010, il disastro The Tourist.
A otto anni di distanza dallo sfortunato (e malriuscito) film con protagonisti Johnny Depp e Angelina Jolie, il regista tedesco torna in patria e lo fa con una storia che mescola ancora una volta eventi storici e privati, raccontando i tormenti del pittore Kurt Barnert (Tom Schilling), segnato da un'infanzia vissuta sotto il regime nazista e perdutamente innamorato di Ellie (Paula Beer), il cui padre, il professor Seeband (Sebastian Koch), si oppone alla loro relazione.
Arte, dramma, un amore alla Romeo e Giulietta, la storia vista attraverso le esperienze di un singolo individuo: non stupisce che Opera senza autore, nonostante le tre ore di durata, abbia rapito il pubblico. Il regista, che abbiamo incontrato a Venezia, è consapevole di aver realizzato un'opera popolare, nel senso più alto del termine: "C'è un tipo di alchimia, che è propria dei grandi artisti, che consiste nel prendere le ferite della propria vita e trasformarle in qualcosa di emozionante e bello. È qualcosa che mi ha sempre affascinato: ho cercato di raccontarlo tramite i traumi di una famiglia. Questa è la storia molto personale di un uomo che si innamora di una ragazza ma il padre non vuole che questo amore continui. Volevo raccontare tre epoche della storia tedesca attraverso un'esperienza personale."
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La bellezza è verità
Florian Henckel von Donnersmarck, che parla perfettamente italiano, ci ha spiegato che Kurt è ispirato al pittore Gerhard Richter: "Questo film è ispirato in parte a Richter, che somiglia al personaggio interpretato da Tom Schilling. Lui dice che non c'è niente che non si possa esprimere attraverso la bellezza. La musica ad esempio: può renderci tristi come felici, è quello che abbiamo cercato di fare anche noi. Si può trovare la verità attraverso la bellezza: tra le due cose c'è una relazione, ma non so esattamente qual sia, anche perché la verità è così fuggevole."
Opera senza autore è anche il racconto di due opposti che si attraggono, come ha detto il regista: "In un certo senso non si potrebbero immaginare due persone più diverse di Seeband e sua figlia: lei vede in Kurt una completa antitesi rispetto a suo padre. Credo sia incredibile come il suo istinto la spinga verso di lui, vede che questo è un uomo forte tanto quanto suo padre e che ha nel cuore lo stesso desiderio di libertà." D'accordo l'attrice Paula Beer, che descrive così il personaggio di Ellie: "Suo padre non accetta il fatto che la figlia non abbia aspirazioni artistiche. Lei vuole essere la figlia perfetta, ma vuole anche trovare un uomo che la ami incondizionatamente e che lei ami a sua volta. Forse è più coraggiosa delle donne dell'epoca: non è uno stereotipo, che è quello che invece il padre vorrebbe che fosse."
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Creatività è libertà
A proposito di libertà, alla domanda come mai abbia impiegato ben otto anni per realizzare il suo terzo film, Henckel von Donnersmarck risponde sincero: "A volte non lo so nemmeno io. Ci vuole tempo per trovare qualcosa che mi interessi e a cui dedicare diversi anni della mia vita. Sarebbe terribile cominciare a lavorare a qualcosa e dopo un anno scoprire che non ti interessa più, come un camion in autostrada che non ha carico, è vuoto. Non sapevo che ci sarebbero voluti quattro anni per realizzarlo: Tom e Sebastian hanno fatto un anno di preparazione e poi c'è stato un anno di pausa dopo le riprese. The Tourist invece lo abbiamo fatto in undici mesi: alcuni film possono essere così veloci, altri no."