Riscrivere la storia per raccontare diritti inalienabili, diritti negati e parità di genere: è questo che fa Ooku - Le stanze proibite, nuovo anime targata Netflix, disponibile dal 29 giugno 2023, che ci riporta nell'era Muromachi del Giappone feudale. Una serie che racconta di una realtà distopica ma perfettamente coerente con la storia di un paese che ha vissuto un lungo periodo di chiusura dal resto del mondo, una nazione dalle forti tradizioni dove oltre che all'Imperatore, figura semidivina, il potere temporale è affidato ai Shogun ed in particolare, nel periodo narrato, alla potente famiglia Tokugawa. Tratta dall'omonimo manga di Fumi Yoshinaga, edito in Italia da Planet Manga, questa produzione rimane fedelissima all'opera cartacea e in questa recensione di Ooku - Le stanze proibite cercheremo di raccontarvi i tanti pregi di una serie di 10 episodi, sicuramente non semplice sia per i contenuti che per l'incredibile ricostruzione storica.
Nella trama le vicende fuori e dentro l'Ooku
Durante l'era degli Shogun una misteriosa malattia, soprannominata dalla popolazione "vaiolo dalla faccia rossa", inizia a mietere vittime tra gli individui di sesso maschile del Giappone. Il morbo non colpisce le femmine ma riduce drasticamente gli uomini, allora unici detentori del potere politico, finanziario e sociale, oltre che forza lavoro maggiormente impiegata nelle campagne. A prendere il loro posto saranno le loro mogli e poi le loro figlie, favorendo un passaggio di potere che cambia profondamente la società tutta e che arriva persino nel palazzo dei Tokugawa, dove si dice che in un'ala segreta risiedano tremila uomini bellissimi, tutti al servizio dello Shogun. È questo l'incipit di una serie con una trama che si dipana per ben dieci episodi e che, andando avanti e indietro nel tempo, racconta i grandi stravolgimenti di un paese in crisi, così come i piccoli, talvolta cruenti, cambiamenti politici che hanno come centro nevralgico l'Ooku, questo complesso di stanze dove pochissimi individui prendono in mano le sorti di una nazione.
Distopia e realismo
Non possiamo negarlo, questo anime non è semplice da seguire per lo spettatore, specialmente dopo un primo episodio di più di un'ora e venti che ha il compito di immergere chi guarda nell'atmosfera dell'Ooku, nei suoi corridoi, nelle sue stanze, ma soprattutto nelle sue rigide usanze. Se superato questo "primo scoglio" la storia è riuscita a coinvolgervi vedrete che i restanti nove episodi scivoleranno via con piacere. Ooku - Le stanze proibite è infatti una serie da seguire con attenzione: gli intrighi politici, le cospirazioni e i mutamenti sociali vengono descritti con una certa perizia e costituiscono l'anima di un'opera che inevitabilmente lancia dei messaggi al presente, pur portando su schermo una vicenda distopica che però attinge a piene mani da importanti avvenimenti del Sol Levante. Il mantenere una certa coerenza storica è quindi un suo enorme punto di forza: chi guarda riesce a trovare plausibile ogni avvenimento, per quanto crudo possa essere, assistendo ad una serie di circostanze dove la disillusione e le difficoltà delle vite narrate raggiungono livelli di realismo quasi spiazzanti.
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I meccanismi malati del potere
Lo sappiamo, può sembrare strano parlare di realismo per una storia del genere, ma quando il più importante elemento di finzione, l'epidemia di vaiolo dalla faccia rossa (malattia essa stessa inventata), viene usato come espediente narrativo per dimostrare che non importa chi prende il potere quando è il potere stesso a generare disparità, ecco che piombiamo nel reale. L'anime, così come il manga, parte dalla condizione femminile per poi portare ad una riflessione più ampia e articolata sulle ingiustizie sociali e su quanto il culto del potere stesso possa condurre ad una società dove gli individui hanno impari possibilità di vita e realizzazione, a prescindere dal sesso che in maggioranza detiene il comando. I meccanismi che regolano il pubblico e il privato rimangono infatti profondamente patriarcali sia nel linguaggio che nel pratico, consentendo così di perpetrare nel tempo le ideologie e le soluzioni proprie di una società malata, aggressiva e prevaricatrice.
Un'efficace componente visiva
A supporto di tutto questo le immagini si fanno potenti, suggestive, ricche di dettagli: il lusso e i colori delle vesti dei concubini vanno in chiaro contrasto con quelle povere e logore della gente comune. L'Ooku è quasi un mondo a parte ed ogni elemento visivo è pensato e utilizzato per rendere evidente questo schiacciante divario con efficacia. Un lavoro quasi certosino per gli animatori e quindi è necessario un plauso allo Studio Deen che si è occupato di tutta la produzione animata raggiungendo un ottimo livello. L'anime di Netflix è quindi una piccola perla da avere in catalogo, un titolo di certo impegnativo che però tiene alta l'asticella dell'animazione della piattaforma streaming, che sempre più spesso ci sta regalando soddisfazioni in tal senso.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione di Ooku - Le stanze proibite possiamo solo dire che l’adattamento di Netflix del manga di Fumi Yoshinaga è riuscito sotto molti punti di vista. La complessità degli intrecci non influisce più di tanto sulla godibilità della visione e le tematiche principali sono trattate in modo efficace ed impeccabile. Ottime anche le animazioni e tutto il comparto visivo che ben si adatta a rendere i contrasti e l’opulenza della storia.
Perché ci piace
- Le tematiche complesse, attuali e ben raccontate.
- La coerenza storica nel raccontare una versione alternativa e in parte fittizia delle vicende del Sol Levante.
- Le immagini e tutto il comparto visivo.
Cosa non va
- Il primo episodio, lungo e complesso, può richiedere uno sforzo eccessivo per molti spettatori.