One to One: John & Yoko, Kevin Macdonald: “Se John Lennon fosse qui manifesterebbe per Gaza”

Il concerto del 1972 e un ritratto inedito di Yoko Ono, il parallelo con gli Stati Uniti di ieri e di oggi e l'importanza dell'idealismo: l'intervista al regista del documentario presentato fuori concorso a Venezia 81

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Polo bianca, pantaloni blue e calzini color senape che sbucano da un paio di sneakers. Kevin Macdonald è seduto su una poltrona di una piccola suite dell'Excelsior. Alle sue spalle dalla finestra si intravede la superficie del mare da cui spunta qualche turista intento a fare il bagno. Davanti a lui un piccolo numero di giornalisti seduti per parlare di One to One: John & Yoko, documentario presentato fuori concorso a Venezia 81.

Un concerto per raccontare un periodo storico

One To One John Yoko Un Momento Del Documentario
John e Yoko nella loro stanza

One to One: John & Yoko si concentra su un periodo preciso della vita dell'ex Beatle e dell'artista giapponese. L'azione è circoscritta alla New York del 1972 e al centro c'è il concerto di beneficenza One to One per bambini con bisogni speciali. L'unico concerto completo di Lennon dopo l'ultimo con i Beatles nel 1966. "Il concerto è stato pubblicato solo una volta nel 1986 in VHS. Il motivo è perché è stato registrato e filmato molto male all'epoca", svela Kevin Macdonald. "Solo ora con le nuove tecnologie del suono, con l'intelligenza artificiale, si è stati in grado di estrarre la voce e separare gli elementi. Siamo stati in grado di creare qualcosa che fosse effettivamente rappresentativo di come avrebbe dovuto suonare. L'idea per me era: 'Come fai a fare un film sul perché si è tenuto quel concerto?'. Non si conosce il motivo fino a quando non si parla della Willowbrook State School. Il concerto è una scusa per fare un film su di loro e sui loro tempi".

Capire il mondo attraverso la tv

Cosa ha convinto il regista a decidere di dirigere One to One: John & Yoko? "Ero della generazione giusta. Sono cresciuto subito dopo la morte di John Lennon e l'esplosione di interesse per lui nei primi anni Ottanta. Quindi ha significato molto per me. Però ho pensato che erano state fatte così tante cose sui Beatles e su John e Yoko. Quindi ho voluto trovare deliberatamente un modo per fare qualcosa di diverso. E la prima idea mi è venuta leggendo un'intervista a John dove diceva che, quando è arrivato in America, ha passato anni a guardare la tv per capire il mondo", racconta il regista.

"Ho pensato che avremmo potuto replicare quell'idea attraverso la ricostruzione dell'appartamento. Così da mettere il pubblico nella posizione di vedere la tv e capire cosa stava succedendo. E questo permetteva anche di capire in modo diverso le canzoni, contestualizzandole. Ho cercato di trovare un equilibrio tra l'avere una narrazione e presentare molto materiale. È un po' come quando una persona cara muore e vai nel suo appartamento. Trovi foto, lettere, fotografie, vestiti e cerchi di ricostruire una vita da quei frammenti che si è lasciata alle spalle".

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Un nuovo punto di vista su Yoko Ono

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Yoko Ono e John Lennon durante il famoso bed-in

Uno degli aspetti più interessanti di One to One: John & Yoko è il ritratto che Kevin Macdonald fa di Yoko Ono. La donna più odiata del rock che per anni ed anni è stata insultata e ritenuta responsabile dello scioglimento dei Beatles. Un'ondata di odio alla quale l'artista ha sempre risposto con messaggi d'amore e pace. "Quando ho finito il documentario l'ho mostrato a Sean Lennon, e la prima cosa che ha detto è stata: 'Questo è il primo film che capisce davvero mia madre'", confessa il regista. "Una delle cose che ho letto all'inizio, quando facevo ricerche, era della figlia scomparsa, Kyoko, e che quello era l'impulso per cui erano andati a New York. L'avevano cercata a lungo. Non lo sapevo. Non sono un fan ossessivo dei Beatles, ma ho pensato: 'Perché non lo so?'. E ho capito che quasi nessuno sembrava conoscere questa cosa. Questo mi ha fatto iniziare a cercare nel materiale per trovare momenti in cui se ne parlava".

"E quando ti rendi conto che lei soffre davvero per tutto questo periodo perché le manca sua figlia, credo sia il sottotesto segreto del film. Riguarda sua figlia, ma anche i bambini in generale perché John parla della morte di sua madre e del dolore che ne deriva e di come non l'abbia ancora superato, e questo lo ha portato ad avere un risentimento, a essere un po' aggressivo. Ed è per questo che sta cercando di trovare un modo come cambiare. Ecco perché piace agli adolescenti. Perché è come un adolescente permanente. Sta cercando di capire chi è e chi dovrebbe essere e come dovrebbe comportarsi", continua il regista parlando di uno dei tempi che caratterizzano One to One: John & Yoko.

"E, naturalmente, poi ci sono i bambini di Willowbrook. In un certo senso, per me, penso che il nucleo emotivo del film riguardi questa relazione: bambini perduti, scomparsi, danneggiati. E penso che ti faccia capire Yoko in un modo diverso. È Yoko che dice quanto sia difficile vivere con lui, come balbettava perché tutti la trattavano così male, quanto sia difficile essere una donna e quanto, a volte, abbia pensieri suicidi per la mancanza di sua figlia. Una prospettiva mai vista prima".

Un parallelo tra l'America polarizzata di ieri e di oggi

Così come John e Yoko passavano ore davanti la tv, cambiando canale e guardando di tutto, anche Kevin Macdonald pone lo spettatore nella condizione di fare lo stesso. Quello che ne scaturisce è un'incredibile riflessione sugli Stati Uniti degli anni Settanta che hanno molti punti in comune con quelli di oggi. "Una delle cose davvero scioccanti è quanto l'America di oggi sia simile a quella di allora. Una delle cose che non ho messo nel film è una e pubblicità del 1972 per l'attivismo ambientale e per mantenere l'acqua pulita. C'è tutto il parallelo tra Gaza e il Vietnam e le proteste. Notoriamente a guerra del Vietnam è la prima dove le persone vedono altre uccise dai loro salotti, a casa. E ora lo vediamo sui nostri telefoni", sottolinea il regista.

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Yoko Ono e John Lennon nel video di Imagine

"Ma la cosa che mi ha colpito di più è stata George Wallace. Un candidato populista razzista così simile a Donald Trump in quello che dice. È assolutamente sbalorditivo. Rimane vittima di un attentato. Quando abbiamo finito il film anche Trump è stato colpito da un proiettile. Il parallelo è stato strano. C'è qualcosa di deprimente, però, perché si parla ancora nello stesso modo di razza, di ambiente, di politica, di attivismo e guerra".

John Lennon e il coraggio di esprimere le proprie opinioni

La prima parte degli anni Settanta hanno conciso con un impegno politico e sociale di John Lennon dopo anni passati nei Beatles in cui ai quattro di Liverpool era impossibile esprimersi liberamente. "Credo che John sia stato coraggioso nel voler perseguire questo tipo di idealismo folle, ingenuo. Sei una delle più grandi star del mondo. E sei pronto a mettere tutto in gioco e, addirittura, a essere vittima di violenza politica. Hai ancora ottimismo pensando al futuro. Ma penso anche che Lennon si avvicini all'abbraccio della rivoluzione e della violenza. Riconosce che è parte di sé e si ferma quando stanno per andare alla manifestazione violenta contro il partito Repubblicano", racconta Kevin Macdonald.

"Prende una posizione più matura o forse pensa semplicemente a quello che può fare per rendere il mondo migliore. È una posizione politica diversa. Accompagna Yoko alla conferenza femminista ed è l'unico uomo. È come la più grande rock star del mondo ed è pronto a sottomettersi. E lo fa per Yoko che gli ha mostrato un nuovo modo di essere un artista. Hanno una storia d'amore tra pari".

La voce di John Lennon è ancora fortemente attuale, le sue canzoni di protesta continuano ad avere influenza sulle generazioni venute dopo di lui. Ma oggi per quali cause userebbe la sua voce? "Penso che se John fosse qui ora, sarebbe senza dubbio nei campus con gli studenti e manifesterebbe fuori dalla Convention Democratica per dire che bisogna riconoscere cosa sta succedendo a Gaza e fare qualcosa al riguardo. Senza quell'idealismo, che puoi liquidare come ingenuo, il mondo rimane lo stesso. Ecco perché la musica è ancora così attraente politicamente, in particolare per gli adolescenti".