One Piece si è trasformata velocemente nella serie di punta Netflix. Con l'avvicinarsi della fine di Stranger Things con la sua quinta e ultima stagione, il cambio di protagonista e le criticità di The Witcher e una Mercoledì pronta a modificare radicalmente il suo volto di genere, occhi, soldi e certezze del colosso dello streaming sono tutti puntati sul live-action della mastodontica opera piratesca di Eiichiro Oda. Ad oggi, a due settimane dal suo debutto in piattaforma, lo show registra 37,8 milioni di visualizzazioni, fisso in Top 10 in 93 paesi differenti e ancora al primo posto in ben 46 di questi. Non solo si confermano numeri impressionanti, ma è il lasso di tempo in cui One Piece è riuscito a farli ad essere sinceramente inaspettato e straordinario.
Questo ha portato al rinnovo ufficiale per una seconda stagione in appena 15 giorni, con l'annuncio per bocca dello stesso Oda, e a ridosso dello stesso sono trapelate le prime informazioni sul piano traspositivo a medio e lungo termine della serie. Un progetto che vuole essere grande, emozionante e inventivo proprio come il manga originale ma che dovrà fare presto i conti con una serie di problematiche tanto relative al budget quanto alla struttura dell'adattamento in sé. Tra queste c'è sicuramente la gestione delle tempistiche del viaggio della Ciurma di Cappello di Paglia e dell'inesorabile crescita del cast di protagonisti. Una questione che va certamente analizzata.
Il lento trascorrere del tempo
L'opera di Oda è lo shonen manga più longevo della storia del fumetto giapponese. Pubblicato per la prima volta nel 1997, One Piece ha un'età anagrafica di ben 26 anni, con 106 volumi accumulati all'attivo e un seguito globale da record. Secondo le stime ufficiali, il volume 60 del manga, con la Saga di Marineford, rappresenterebbe la metà esatta dell'opera, con molti fan convinti che One Piece terminerà nel 2027, nel trentesimo anniversario dalla sua prima pubblicazione e con 120 volumi totali. Supposizioni, al momento, anche se il mangaka ha dichiarato di essere ormai entrato nella fase finale della storia e che tutti i segreti verranno puntualmente affrontati e rivelati. In 26 anni d'uscite e un cumulo significativo di saghe, incontri e power up, verrebbe da pensare che Luffy e la sua ciurma abbiano trascorso diversi anni in mare alla ricerca del tesoro di Gold D. Roger, e invece non è affatto così. Il tempo effettivo trascorso tra l'inizio del viaggio di Cappello di Paglia fino all'attuale Saga di Egghead è di appena 2 anni e mezzo.
Un paio di mesi dalla partenza dall'Isola Foosha fino a Marinford, due anni di salto temporale e qualche mese dal ritrovo all'Arcipelago Sabaody fino ad arrivare a Egghead. Nel mezzo una crescita personale impressionante in termini di forza e di alleanze, di perdite e rivelazioni. Due anni e mezzo per diventare uno dei Quattro Imperatori del Nuovo Mondo e risvegliare il Frutto del Diavolo con il Gear 5. Tempistiche credibili - comunque con fatica - solo in un medium dove la rappresentazione visiva non è soggetta a invecchiamento, praticamente impossibile da trasportare di peso in una trasposizione live action come quella di Netflix. E qui sorge il problema: come affronteranno questo impressionante elefante nella stanza? Per discuterne è necessario comprendere piani e idee di produzione e showrunner, ma fortunatamente abbiamo già sufficienti informazioni per farlo.
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Crescita o recasting?
Intervistati da Deadline, i produttori Marty Adelstein e Becky Clements di Tomorrow Studios hanno rivelato il progetto a lungo termine del live action di One Piece, parlando anche delle future speranze per la serie. "Il manga conta già 1080 capitoli", hanno risposto i due, "e ci sono già dei piani concordati con lo showrunner Matt Owens su come dividere le stagioni, che se saranno sei adatteranno più o meno la metà dei capitoli del fumetto". In accordo e confronto con Shueisha e Oda-san, produttori e showrunner vorrebbero almeno sviluppare sei stagioni del live action per giungere alla metà esatta della trasposizione e dunque a ridosso del salto temporale di due anni. Il sogno è quindi di produrne orientativamente dodici, di stagioni totali, tenendo bene a mente le supposizioni sulla fine di One Piece nel 2027 al 120esimo volume. Stiamo parlando di un adattamento monumentale e di un investimento semplicemente allucinante, soprattutto per un servizio come Netflix che ha davvero pochi Original sopravvissuti a una quarta o al massimo a una sesta stagione. Certo, equiparasse di anno in anno i numeri attualmente registrati, la questione si risolverebbe nel merito, eppure tempo e mercato non giocano a loro favore. Guardate quanto sta accadendo, per esempio, con il Marvel Cinematic Universe dopo 15 anni di continuity cinematografica.
Ciò detto, per arrivare a sei stagioni e - probabilmente - alla Saga di Marineford ci vorranno almeno altri dieci anni considerando ovviamente i tempi minimi effettivi di produzione, con altri dieci aggiuntivi per il sogno di chiudere l'intera trasposizione in dodici stagioni. Venti anni totali, fino al 2043. Nel manga, la ciurma principale di Cappello di Paglia ha per il momento tra i 19 e i 30 anni, con Luffy più giovane di tutti e Nico Robin più adulta. Ci sono poi Franky con i suoi 36 anni e Jinbe di 46, ma loro saranno meno un problema perché arriveranno - semmai accadrà - molto più avanti nella storia, per altro chi Cyborg e chi Uomo Pesce, dunque in qualche modo trattabile. Fino alla sesta stagione, tra dieci anni, la crescita tra i 20 e i 30 anni di Inaki Godoy potrebbe anche essere adeguata e accettabile, ma il problema effettivo si presenterebbe dopo, e così per Mackenyu, Taz Skylar e gli altri. Quei volti così puliti e adolescenziali - nonostante i loro 20 o 30 anni - scompariranno e la crescita sarà fin troppo evidente da nascondere per mantenere una sana credibilità.
Le opzioni sono due: rinunciare alle tempistiche del manga e lasciar crescere e maturare i fisici e i volti degli attuali protagonisti insieme ai personaggi di One Piece (per altro decisione che ammortizzerebbe le criticità legate al manga, in questo senso), oppure valutare un recasting post-Saga di Marineford, anche se quest'ultima possibilità sarebbe totalmente deleteria per lo show. I tempi si possono in verità elasticizzare e modificare, ma se dieci anni sono già molti per tenere insieme un cast così corale e vasto, venti sono davvero utopici. D'altronde cambiano anche interessi e opportunità e la risposta del grande pubblico non resta mai stabile. Bisognerà certamente vedere come proseguirà quest'avventura seriale su Netflix per capire se riusciranno effettivamente a spingersi così a largo, eppure il dilemma sembra avere come sola risposta un aut aut tra queste alternative. E la valutazione di rischi e benefici si rivelerà sicuramente necessaria in un dato momento del viaggio.