Da Good morning, Vietnam a I Love Radio Rock: i film sulla radio sono sempre molto affascinanti. Così come sono affascinanti i thriller "one-location" che stabiliscono una diretta connessione tra preda e predatore. Qualche esempio? In linea con l'assassino, Omicidio in diretta oppure Il colpevole - The Guilty. Da questi due input (giusto per restare in tema radiofonico) il francese Romuald Boulanger (che nel 2020 aveva diretto il dimenticabile Connectés, uno dei mille film girati via Zoom durante la pandemia) costruisce On the Line, girato a Parigi eppure ambientato in una ipotetica Los Angeles.
La location, però, ha un'importanza relativa perché il film (disponibile su Sky e NOW) è ambientato quasi totalmente all'interno di uno studio radiofonico, situato in un enorme e labirintico palazzo che per concezione potrebbe ricordare l'inferno di cristallo di Die Hard. Certo, i paragoni sono alquanto larghi ma, come vi spieghiamo nella nostra recensione, potrebbero essere utili per capire il diametro di un thriller dalla scrittura e dalla messa in scena decisamente altalenanti, in cui il peso specifico della storia scritta dallo stesso Boulanger si posa tutto sulle spalle (larghe) del suo carismatico protagonista: Mel Gibson.
Sopravvivenza via radio
In On the Line l'ex cuore impavido interpreta appunto Elvis, un carismatico ma borioso presentatore radio che, ogni notte, sciorina consigli agli ascoltatori: problemi di cuore, problemi di lavoro, depressioni vari ed eventuali. Elvis ha sempre una parola buona, una dritta, un suggerimento. Gli ascoltatori lo adorano, ma in ufficio qualcuno comincia a mal sopportarlo in quanto vorrebbe allargare la fascia oraria di trasmissione. Non solo, Elvis ha l'abitudine di prendere di mira i nuovi arrivati, rendendogli la vita difficile. Come nel caso di Dylan (William Moseley) mixer neo-assunto e subito "accolto" da Elvis in un modo non propriamente professionale. Durante la sua prima diretta radio succede il fatto che scatenerà gli eventi: Elvis riceve una strana telefonata da un tipo che dice di conoscere tutto della sua vita. Anzi, inizia a minacciarlo con insistenza e, collegato telefonicamente, in diretta radio, asserisce di aver preso in ostaggio la sua famiglia. Di più, pare l'abbia rapita e nascosta da qualche parte all'interno del palazzo, disseminato da bombe pronte ad esplodere. Una ritorsione? Ma da parte di chi? E perché lo psicopatico vuole che Elvis non interrompa la diretta radio? Da qui in avanti On the Line segue e non molla mai il protagonista, alle prese con un'adrenalinica lotta per la sopravvivenza.
On The Line: il trailer del thriller Sky Original con Mel Gibson, da lunedì 31 ottobre su Sky e NOW
Sulle spalle di Mel
Come detto On the Line si regge quasi esclusivamente sul carisma di Mel Gibson. Potremmo aprire una parentesi sulla rotta professionale intrapresa dall'attore, e di quanto sia essenzialmente biforcata su due strade: prodotti assai dimenticabili (Agent Game) e pellicole di assoluta qualità (Fatman, Dragged Across Concrete). Il film di Boulanger, però, si piazza precisamente a metà strada, diventando un thriller che nella sua interezza non resta impresso, ma finisce inaspettatamente per rivelarsi in un finale suggerito che riesce comunque a sorprendere. Non andiamo oltre, anche perché potrebbe essere la parte migliore del film, ma è lampante quanto la precarietà della messa in scena - scarna, quasi assente - venga sopperita dalla partecipazione di Mel Gibson, a suo agio in un ruolo che sembra concepito sulla sua fisicità e sulla sua aurea.
Considerando il cast risicato (Kevin Dillon, Enrique Arce e Nadia Farès) e la presenza di Mel Gibson, in questo caso il consiglio è il solito quando abbiamo a che fare con film direct-to-video: il doppiaggio italiano è grossolano, e non aiuta di certo una visione concepita come intrattenimento da divano che pare aver scelto il thriller come genere chiave. Anche se c'è da sottolineare quanto On the Line sia sì un thriller, ma un thriller a suo modo atipico: sottotraccia e senza essere troppo smaccato gioca con gli elementi tipici del genere, attinge ad alcune riferimento abbastanza chiari e finisce per dirci quanto dovremmo essere più aperti verso gli altri, pur non snaturando noi stessi. Perché non si sa mai che giornata (anzi, che nottata) potrebbe capitarci.
Mel Gibson testimonierà contro Harvey Weinstein nel processo a Los Angeles
Conclusioni
Concludiamo la recensione di On the Line rimarcando la bravura e il carisma di Mel Gibson, in un'opera che gioca con gli elementi del thriller senza però renderci direttamente partecipi né troppo sorpresi. Almeno fino alla conclusione: il finale a sorpresa è la parte migliore del film.
Perché ci piace
- Mel Gibson è sempre convincente.
- Il finale.
Cosa non va
- Il doppiaggio italiano.
- La messa in scena è scarna.
- La parte centrale perde il giusto mordente e si cala d'attenzione.