Non c'è dubbio che il genere cosiddetto giallo stia vivendo una specie di seconda giovinezza al cinema. Si tratta di una tipologia di storie che non stanca mai, che offre un intrattenimento molto più attivo nei confronti dello spettatore (che cercherà di trovare la soluzione prima del detective protagonista) rispetto alla semplice visione. È il potere del racconto: credere a ciò che viene raccontato e affrontare la storia come un gioco. Ma che succede se un giallo tenta di mettere all'angolo lo spettatore senza renderlo partecipe di questo divertimento? È da questa domanda che vogliamo iniziare la nostra recensione di Omicidio a Los Angeles, film targato Sky Original (e disponibile anche su NOW) con protagonista Charlie Hunnam nel ruolo di un atipico ex-investigatore, costretto a spostarsi nella soleggiata città degli angeli per indagare sull'omicidio della moglie di un celebre attore. Il film diretto da Tim Kirkby non intende approcciarsi al genere in maniera troppo seria e oscura, illuminando costantemente la scena e contaminando le quasi due ore di durata con la commedia. Ritrovandosi in breve tempo in una non troppo riuscita via di mezzo su quello che vorrebbe raccontare.
Il ritorno dell'investigatore
Charlie Waldo (Charlie Hunnam) è un ex-detective che si è ritirato dalla società. Ora vive in aperta montagna, in mezzo ai boschi. La sua casa è una roulotte, pratica una vita a contatto con la natura e tiene con sé solo un massimo di cento oggetti. Questa vita ascetica, condotta perché sensibile all'ambientalismo, viene improvvisamente interrotta dal ritorno di una sua vecchia fiamma, Lorena (Morena Baccarin). La donna lo contatta per un caso di omicidio che sembra avere qualche problema. Un noto attore di nome Alastair Pinch (Mel Gibson), dal carattere irascibile, è accusato di aver ucciso la moglie: tutte le prove sembrano contro di lui. La presenza di Charlie come investigatore privato, assunto dalla produzione degli studios e in particolare dalla figura di Wilson Sikorsky, potrebbe scagionare l'uomo e mettere pace a una turbolenta produzione di una serie televisiva di cui è protagonista. Seppur inizialmente titubante, Charlie accetta di passare almeno una giornata a Los Angeles, venendo risucchiato in un turbinio di complotti e intrighi che lo spingeranno sempre più a scoprire la verità sul caso.
Il sole della California
Nonostante i contorni siano quelli del noir (o della sua versione moderna del neo-noir), Omicidio a Los Angeles mette in mostra il sole della California, illuminando i personaggi e spogliandoli di ogni peso morale. Il film non si prende troppo sul serio e crea alcuni caratteri che, se a volte risultano simpatici (è il caso del protagonista, merito anche del fascino di Charlie Hunnam che sa come farsi piacere dalla macchina da presa), altre volte diventano stereotipi sopra le righe (e qui ormai si assiste all'ennesima prova svogliata e over the top di Mel Gibson, per esempio). Questo conflitto in cui nulla è troppo serio e nulla è davvero troppo divertente crea un limbo in cui il film si adagia, risolvendosi in una storia che coinvolge lo spettatore solo a tratti. La sceneggiatura, infatti, si dedica quasi totalmente a far procedere le situazioni, perdendo un po' la bussola narrativa intorno a metà film, e riprendendosi nel finale, quando tutti i nodi verranno al pettine. Questa schiettezza di fondo, però, sacrifica un elemento essenziale per la partecipazione dello spettatore in questa tipologia di film: l'attenzione al dettaglio. Per risolvere il caso è doveroso raccogliere indizi, prove, dare allo spettatore la sensazione di star assistendo a un meccanismo preciso come un orologio, dove tutti i "buchi" del caso verranno poi riempiti in sede finale. Omicidio a Los Angeles, invece, complice una regia semplice, molto più a suo agio con la commedia, dà la sensazione di essere sin troppo sfuggente e poco ragionato. Il risultato è un film che vuole piacere a un pubblico quanto più possibile eterogeneo, ma che mostra il fianco sulla messa in scena, offre una scrittura a tratti ambigua e contraddittoria e, di conseguenza, non coinvolge quanto vorrebbe il proprio pubblico.
Mel Gibson, da divo ad autore 'scomodo'
Questioni irrisolte
Certo, Omicidio a Los Angeles potrebbe anche essere ritenuto un film giusto per passare comodamente una serata spensierata, intrattenendosi il giusto. Charlie Hunnam funziona nel ruolo di un detective a metà strada tra il goffo e il geniale (e il film sembra lasciare aperte le porte per un eventuale sequel), riuscendo quasi da solo a sorreggere la storia sulle proprie spalle. Il resto del cast, complice una continua presenza e scomparsa dei personaggi all'occorrenza, non riesce ad emergere allo stesso modo, lasciando una straniante sensazione di qualcosa d'irrisolto. Non tanto per il caso singolo su cui si basa la trama, quanto per una soddisfazione da parte dello spettatore, rimasto a sua volta in un limbo in cui, tra toni disequilibrati e qualche incertezza, sembra aver fatto parte di un meccanismo zoppicante, più che essere partecipe di vero divertimento.
Conclusioni
Concludiamo la nostra recensione di Omicidio a Los Angeles consigliando il film a chiunque vorrebbe solamente e semplicemente intrattenersi, senza troppe pretese, per un paio d’ore. Charlie Hunnam è un ottimo protagonista in un film che unisce il giallo alla commedia. Va detto, però, che il film non riesce ad amalgamare questi elementi al meglio. Con una regia semplice, dalla messa in scena non troppo curata, e una sceneggiatura che non sempre coinvolge a dovere, il film di Tim Kirkby appare un po’ troppo zoppicante per chi cerca un vero divertimento o qualcosa in più di un semplice racconto. Il resto del cast non spicca a dovere.
Perché ci piace
- Charlie Hunnam è un ottimo protagonista.
- Il film offre un paio d’ore che potrebbero accontentare lo spettatore meno esigente.
Cosa non va
- La regia e la messa in scena non sempre sono curate a dovere.
- La storia non coinvolge per tutto il minutaggio, dando la sensazione di sviare un po’ troppo.
- Lo spettatore potrebbe trovarla una visione sin troppo passiva rispetto al divertimento attivo che richiederebbe una storia investigativa.