I mostri oggi, l'ultima fatica cinematografica di Enrico Oldoini, si pone sulla scia di due illustri predecessori, I mostri (1963) di Dino Risi e I nuovi mostri (1977) ancora di Risi, ma per l'occasione affiancato da Mario Monicelli ed Ettore Scola, che così precisamente avevano impresso su pellicola vizi e difetti dell'Italia del boom economico, arricchita nelle tasche quanto impoverita negli aspetti etici. A più di vent'anni di distanza, le brutture degli italiani sono forse in parte sempre le stesse, ma parallelamente ne sono sorte e proliferate di nuove, in risposta a tutte le novità che hanno investito questi ultimi decenni: c'è posto quindi per una mostruosità tutta al femminile, per le immancabili vessazioni agli immigrati, per argute risoluzioni del problema del lavoro, nonché per una riflessione su temi ecologisti. Il cast quasi al completo, accompagnato dal regista e dagli autori (tra cui spiccano Giacomo Scarpelli e Silvia Scola, figli di due degli autori dei precedenti episodi) ha presentato oggi la pellicola, rispondendo con grande cordialità ed ironia alle curiosità de pubblico.
Come mai siete partiti da una rivisitazione di alcuni episodi dei film precedenti? Perchè non fare tutto da zero?
Silvia Scola: Noi avevamo scritto in totale venticinque episodi, tra i quali poi sono stati scelti i sedici filmati. Quelli sono omaggi, doverosi e rischiosi insieme, ai film precedenti, ma nell'economia generale del film sono minimi.
Enrico Oldoini: Siamo anche stati attenti a non fare cose troppo "di cronaca", è difficile affrancarsi da quello che si fa in televisione, dai vari sketch sulla politica, ma noi volevamo parlare d'altro.
Chi sono i mostri oggi per voi?
Diego Abatantuono: Ai tempi dei primi film i mostri erano di fantasia, che però nella realtà è stata ampiamente superata. Oggi invece bisogna stare attenti a non esagerare, perchè ora la mostruosità è davvero esagerata. Credo che per noi i mostri sono proprio quelli che abbiamo visto qui e che abbiamo rappresentato.
Giorgio Panariello: Questi mostri si trasformano improvvisamente: sembrano persone normali, sono tra noi. Il mostro è dentro di noi e può venire fuori da un momento all'altro.
Claudio Bisio: Sono molti di più i mostri, anzi siamo, rispetto a quelli visti nel film. La pellicola prende un aspetto a volte grottesco, perchè deve anche puntare sul lato comico della cosa. Pensate come sarebbe stato far vedere qualcuno che porta un cappio in parlamento [cosa che fece un deputato della Lega Nord nel 1993 chiedendo la forca per i corrotti, n.d.r.], oppure un medico che dice in televisione che l'omosessualità è una malattia, senza che l'anchorman di successo che lo ha invitato, senza fare nomi, Bruno Vespa, gli dica nulla... I nostri mostri sono meno mostri di quelli, ad esempio l'episodio "Il malconcio" è un evidente omaggio a I nuovi mostri.Sabrina Ferilli: Grazie al cinema queste mostruosità si fermano in un fatto, in un tic. Adoro il cinema anche per questo, perchè con poco fa capire chiaramente il messaggio.
Angela Finocchiaro: Dal 1963 ad ora certe cose sono rimaste molto simili. Mi colpisce questo aspetto degli italiani, che saccheggiano la vita invece di viverla. Questa visione limitata deriva dall'ignoranza generalizzata, che è ben spalmata su tutta la pellicola. Allora c'era il boom economico, ora c'è la tecnologia, ma rimaniamo sempre al palo. Questa cosa di lamentarci sempre non ci fa sentire parte di un tutto.
Neri Marcorè: Non vorrei ripetere ancora una volta quello che già dico in ambito accademico nel corso delle mie lezioni universitarie, insomma non vi vorrei annoiare... [è arrivato in ritardo e non ha sentito la domanda, n.d.r.]
Non avete avuto paura di essere "scavalcati" dalla mostruosità della realtà?
Enrico Oldoini: Noi siamo stati molto attenti a non imitare la cronaca, perchè così facendo ti agganci ad una realtà che diventa subito vecchia. Abbiamo portato all'estremo certe situazioni per poterne ricavare qualcosa di comico. Per riallacciarmi alla prima domanda, le citazioni a volte sono state anche involontarie. Ad esempio nell'episodio "Padri e figli", la scena di Abatantuono a letto con il figlio del portinaio, che si rifà all'episodio con Buzzanca e Tognazzi, non sapevamo nemmeno se metterla. A proposito del funerale di Ghigo, non ci è proprio venuto in mente il parallelismo con Scola, mentre nell'episodio dell'anziana baronessa in carrozzella è facile ricordare la Ceccarelli spinta nella piscina, ma ripeto, sono citazioni involontarie.
Quale qualità dei vostri personaggi vi fa più orrore? O piuttosto provate più compassione?
Claudio Bisio: Intanto completo quanto detto prima, l'episodio del Malconcio è un'evoluzione rispetto a quello precedente, un omaggio, ma tutta un'altra cosa.
Giorgio Panariello: Per quanto riguarda l'episodio in cui interpreto il portiere, un uomo che vive nel suo microcosmo e non sopporta il figlio gay, quello è veramente un orrore tipico.
Diego Abatantuono: Sono d'accordo. Il professore gay che interpreto io però non ha niente di mostruoso, se non la gelosia. Anche quello dell'attore è un personaggio molto realistico, mostruoso quando racconta al personaggio di Bisio che è lui il vero fortunato, a non avere fama e carriera, e questa è una cosa che personalmente ho visto fare spesso. Qui le mostruosità sono vere e si vedono, ai temi dei primi film le cose sembravano pazzesche, mentre ora sono la realtà. Il personaggio del prete l'ho tenuto leggero, ma avrei potuto calcare molto di più.Sabrina Ferilli: Una delle cose che non sopporto è l'opportunismo, ma nessuno dei tre personaggi che interpreto ne è contraddistinto. Nell'episodio con Marcorè la mostruosità è addirittura indotta, stare in mezzo ai ricchi appaga questi due poveri disgraziati. C'è cinismo, una certa volgarità d'animo, però a me dà proprio fastidio l'opportunismo.
Claudio Bisio: La battuta più sintetica per me la dice proprio Sabrina, affermando che la mostruosità è sempre degli altri. Viviamo in un mondo di mostri, e chi dà del mostro è sempre più mostro degli altri.
Neri Marcorè: Io non ho visto tutto il film dato che sto ristrutturando casa ampliandola del 20%, e con i muratori per casa, insomma, si sa com'è... Comunque, un tratto comune a tutti i personaggi è il modo di risolvere i problemi non considerandoli, mentre un tempo li si affrontava. Nel mio episodio con Sabrina è così, c'è un totale scollamento con la realtà.
Diego Abatantuono: Peccato che questa legge è uscita troppo tardi, altrimenti un episodio su questo 20% in più da costruire si poteva fare. Poi con la possibilità di prenderlo dai vicini, si poteva arrivare anche a un 40, un 60, io potevo farmi un condominio tra le villette... Peccato che è arrivata tardi.
Avete qualcosa da dire sulle dichiarazioni di Gianmarco Tognazzi? Volevate lui e Alessandro Gassman nel cast?
Enrico Oldoini: Innanzi tutto, Alessandro Gassman chiedeva di citare il fatto che lui non c'entrava nulla con le dichiarazioni di Tognazzi [che avrebbe affermato che Oldoini aveva "rubato" il progetto di un nuovo film del filone Mostri a lui e Gassman] , anzi ci ha fatto gli auguri. Gianmarco era stato richiesto per un ruolo, ma ha rifiutato perchè il suo nome non sarebbe apparso tra i titolo di testa, avendo il film tanti protagonisti. E' successo anche con Neri Marcorè che però ha accettato.
Diego Abatantuono: Io sono molto amico di Gianmarco e non credo si sia così rammaricato come sembra. Noi non sapevamo del loro progetto e nemmeno loro sapevano del nostro, tutto qui.
Silvia Scola: Quando siamo stati chiamati a scrivere questa pellicola ci siamo accostati al progetto con sconsideratezza, ma anche con tanta umiltà. A me invece è dispiaciuta molto questa presa di posizione, anche perchè non credo ci sia il copyright sui Mostri, quindi un futuro film è sempre possibile.
Panariello, ha interpretato una parte drammatica nell'episodio in cui viene circuito dalle ragazzine. Ci si sente in questo ruolo?
Giorgio Panariello: La base della comicità è nel dramma, si sa. Con Sabrina inoltre io avevo già lavorato a una fiction drammatica, dove alla fine muoio addirittura. C'è una parte di me che si vuole esprimere così, sicuramente. Un domani potrebbe essere una strada da prendere, perchè no.
Neri Marcorè: Secondo me non ha senso dividere ancora tra comico e drammatico. In Italia tendiamo molto a fare questa divisione, ma i tempi comici e quelli drammatici non sono diversi. Io Giorgio l'ho visto, a teatro, interpretare la parte di un anziano abbandonato da tutti, e faceva venire i brividi. Negli Stati Uniti gli attori passano dalla commedia al dramma e nessuno si interroga sul perchè o su cosa sappia fare meglio. Vorrei che ci abituassimo anche qui a vederla in questo modo, ma forse ci vorrebbe anche più coraggio da parte di chi distribuisce i ruoli.
Nel film ci sono più mostri uomini che donne. Questo significa che la "mostritudine" è una cosa più da uomini?
Angela Finocchiaro: Per me non ci sono differenze, in quanto a capacità di mostro. Sono "mostritudini" diverse, quella femminile è per esempio l'amore di una mamma, che tutti sappiamo quanto ti può stroncare.Sabrina Ferilli: Anche per me appartiene a tutti, ma quella degli uomini si vede di più perchè ancora adesso occupano più posti di potere, e a un'altra scala certe cose sono più gravi. La bassezza è umana e di tutti e due, almeno quella non è razzista.
Enrico Oldoini: Nei film precedenti di mostri donne non ce n'erano, invece adesso ce ne sono parecchie.
Silvia Scola: Infatti la derivazione dagli altri film è stata troppo evidenziata. Le citazioni in totale sono tre: il già citato episodio del Malconcio, quello di Abatantuono e Panariello che riprende quello di Buzzanca e Tognazzi, e "Unico grande amore", ma solo nel finale alla partita della Roma. La differenza è che finalmente le donne sono arrivate alla mostruosità.
Come ambientazioni si riconoscono Roma, Milano e Napoli. I mostri si annidano di più nelle grandi città?
Enrico Oldoini: Milano c'è perchè Bisio era impegnato a teatro in quel periodo e non poteva spostarsi. A parte gli scherzi, io volevo fare episodi più o meno in tutte le regioni italiane. Colgo l'occasione per ringraziare tutti, ho avuto tantissimo dal cast, dagli autori, e anche dalla produzione, che va sempre un po' lisciata.