Jack Kelly, Connor Brody e Mike Richards sono amici da lungo tempo nonché colleghi nell'azienda da loro stessi fondata. Azienda che ora è passata di mano, acquistata da un giovane hipster che gli propone di rimanere come dipendenti, salvo licenziare tutti coloro che sono nati prima del 1988 per rinnovare il marketing.
Come vi raccontiamo nella recensione di Old Dads, ognuno dei tre uomini è alle prese con difficili situazioni familiari. Jack è infatti preda di frequenti attacchi di rabbia, tanto da compromettere il suo rapporto con la moglie, incinta di un secondo figlio; Connor è stanco delle ingerenze di una compagna della quale prova timore; Mike è fidanzato con una ragazza molto più giovane e scopre di essere prossimo a diventare nuovamente papà. Nel tentativo di rimettere insieme le loro esistenze disastrate, un viaggio a Las Vegas sembrerebbe la soluzione ideale per staccare da tutto, ma la situazione prenderà una piega imprevista...
Cattivi ma non troppo
Qualche discreto spunto lo troviamo in una serie di gag e battute che prendono di mira tutti - dalle persone obese agli afroamericani, dalle donne ai travestiti, e così via - all'insegna di una comicità sporca sempre più rara da vedere, in un panorama contemporaneo all'insegna del politicamente corretto ad ogni costo. Certo se qualche dialogo va effettivamente a segno, anche azzeccato nel suo anacronismo, lo stesso non si può dire per la tenuta generale di una storia che altrimenti non ha molto da offrire, schiava di topoi e cliché assortiti, con quel pizzico di retorica tipicamente americana a far capolino nella mezzora finale. Old Dads - titolo già di per sé un programma - segna l'esordio alla regia dell'attore Bill Burr, qui anche interprete di Jack, comico assai conosciuto Oltreoceano e un po' meno da noi. A fargli compagnia negli altri due ruoli principali Bobby Cannavale e Bokeem Woodbine.
Castelli di carta
La difficoltà di essere genitori, con il punto di vista dei padri in particolar modo, è al centro di riflessioni più o meno profonde sul mondo di oggi e sullo sbalzo generazionale con le relative differenze di vedute: Old Dads prova anche a incidere in tematiche complesse ma finisce per perdersi in una serie di ovvietà - da entrambi i lati - che castrano sul nascere anche la presunta irriverenza dell'assunto. Tra presidi dell'asilo che provocano continuamente e trascinano il malcapitato Jack in discussioni involontarie e giovani CEO che adottano discutibili scelte sul luogo di lavoro, la sceneggiatura piazza un paio di "villain" poco incisivi e allo stesso tempo le tre trame principali perdono progressivamente di interesse, fino a quella tappa a Las Vegas, città del vizio per eccellenza, che si rivelerà inaspettatamente risolutrice.
Vorrei ma non posso
Camei d'eccezione per quanto soltanto in fotografia come quello di Rob Halford dei Judas Priest, corse sui monopattini all'ultimo secondo, guest-star del calibro di Bruce Dern quanto mai provvidenziali nel momento del bisogno e un pizzico di trasgressione, tra droga e strip club, confezionano cento minuti di risate col freno a mano tirato, mai incapaci di affondare fino in fondo nella loro millantata cattiveria e troppo deboli per scatenare ilarità a crepapelle. Ne risulta un film fuori tempo massimo non per il tipo di humour proposto ma proprio a livello concettuale, con una storia non certo originale che si ricicla in una progressione stanca e priva di effettivi guizzi, fino a quell'epilogo che ci riconsegna dei personaggi identici al prologo: una scelta ovviamente voluta, ma che conferma l'inerzia di un racconto che non si prende rischi anche a dispetto della sua anima superficialmente sovversiva.
Conclusioni
Battute sporche sulle minoranze e attacchi - spenti - alla cancel culture e all'inclusività moderna non bastano a rendere graffiante al punto giusto una commedia che altrimenti si risolve in gag e soluzioni spesso poco ispirate, irriverenti sulla carta ma mai veramente efficaci. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Old Dads, ci troviamo davanti a una commedia che vede protagonisti tre padri problematici, tutti alle prese con difficili situazioni coniugali e relazionali e pronti ad affidarsi l'uno all'altro pur di uscire da questo momento di stallo. L'esordio alla regia del comico Bill Burr, anche protagonista, è troppo acerbo per risultare effettivamente divertente.
Perché ci piace
- Bobby Cannavale e il cameo di Bruce Dern.
- Il ritorno a una comicità sporca che si fa beffe di tutti era sulla carta accattivante...
Cosa non va
- ...ma il film non punge mai a dovere.
- Sceneggiatura schiava di stereotipi e cliché.
- Il resto del cast non entusiasma.