"E poi un giorno scopri che ti sei lasciato dietro dieci anni. Nessuno ti ha detto quando correre, hai perso lo sparo di partenza. Allora tu corri e corri per raggiungere il sole, ma sta tramontando". Sono le parole di Time, storico brano dei Pink Floyd, da The Dark Side Of The Moon. Ed è solo un esempio, per quanto sublime, per dimostrare come, da sempre, l'uomo si interroghi sullo scorrere del tempo, una delle leggi inesorabili che regolano il mondo. Se ne occupa, ovviamente a modo suo, M. Night Shyamalan, il regista de Il Sesto Senso, Unbreakable e Glass, nel suo nuovo film, Old, in sala dal 21 luglio, un film che promette di essere una delle visioni da brivido delle nostre notti estive. Old è la trasposizione della graphic novel francese Sandcastle, dello scrittore francese Pierre Oscar Lévy e dell'illustratore svizzero Frederik Peeters. È la storia di un gruppo di persone che si ritrova su una spiaggia idilliaca, una di quelle spiagge che non dovrebbe conoscere nessuno, e invece, a quanto pare, è stata già scoperta. Il primo segnale inquietante avviene quando il cadavere di una donna arriva dal mare, trasportato dalla corrente (del film abbiamo parlato nella nostra recensione di Old). Ma i protagonisti della storia si rendono conto che qualcosa sta cambiando anche nei loro corpi. E capiscono che, su quella spiaggia, stanno tutti invecchiando in maniera veloce, troppo veloce. In questo modo, la loro intera vita rischia di vedersi ridotta a un unico giorno. Lo scorrere del tempo è evidentemente al centro di Old, Ma, in realtà, è sempre stato un fattore chiave dei film di Shyamalan. Che ha giocato con il tempo in diversi modi.
Il sesto senso e Unbreakable: dilatare la narrazione
Ovviamente, ogni volta si tratta di un gioco diverso. A volte è nella stessa trama del film che il tempo è un fattore preponderante. A volte è invece un elemento importante a livello narrativo. Il sesto senso e Unbreakable - Il predestinato, presentati come dei thriller in occasione della loro uscita (anche se sappiamo che Unbreakable, in realtà, è qualcos'altro), proprio grazie al tempo hanno sovvertito le regole del genere, segnando allo stesso tempo uno dei tratti essenziali della cifra stilistica di M. Night Shyamalan. Quella narrazione assorta, dai tempi dilatati, che contrastava con i codici del genere, ha reso quei film unici nel loro genere e ha contribuito al loro successo. In particolare, in questi due film il tempo ha un suo significato anche all'interno della storia. Ne Il sesto senso si incontrano due persone per cui il tempo scorre in maniera completamente diversa. Uno dei due personaggi, il ragazzino, Cole (Haley Joel Osment), è ancora all'inizio della propria vita, mentre per Malcom (Bruce Willis), il tempo è ormai scaduto. Eppure i due, sfidando ogni legge, si avvicinano. Ma è ancora più interessante il gioco che avviene in Unbreakable - Il predestinato. La storia di David Dunn (sempre Bruce Willis) copre un arco temporale che è anche il compimento di una parabola, quello del passaggio da uomo qualunque a supereroe, passando per la scoperta della propria invulnerabilità, e quindi del proprio superpotere. Ma anche qui M. Night Shyamalan gioca con il tempo. Perché quel contatto, che crediamo avvenga a metà film, tra il protagonista e l'Uomo di vetro, Glass (Samuel L. Jackson), in realtà avviene prima. Ne senso che Glass ha già studiato quello che sarebbe la sua nemesi, il suo avversario, lo conosce da molto prima che questi conosca lui. Questo "incontro", anche se solo da un lato, è quindi avvenuto in un tempo diverso da quello che crediamo di conoscere noi. E tutti gli accadimenti, in questo senso, vanno rivisti sotto un'altra luce.
Unbreakable - Il predestinato: Il film che ha cambiato l'approccio ai supereroi
Signs: il dialogo tra passato e presente
Signs è un il film di fantascienza di M. Night Shyamalan, la sua versione del filone "invasion". Mentre la storia principale, partendo dal misterioso fenomeno dei cerchi nel grano, procede con il solito incedere ipnotico e sospeso, c'è un'altra storia si fa largo, con quello che è il sistema più classico di giocare con il tempo, di tornare indietro. Attraverso il flashback andiamo a vedere che cos'è accaduto nella vita dei protagonisti, un padre e tre figli (Mel Gibson, Joaquin Phoenix, Rory Culkin e Abigail Breslin) che hanno perso la propria moglie e madre. Per tutto il film crediamo che quel flashback sia funzionale a conoscere i personaggi, la loro solitudine il loro dolore. Invece quello che accade nel flashback sarà risolutivo nell'intreccio della vicenda. È un dialogo che avviene nel tempo, dal passato al presente, dalla madre ai figli. Grazie a un flashback, per noi che vediamo. Grazie alla memoria per i ragazzi che portano con sé gli insegnamenti della madre. In quel momento, quello che è accaduto anni prima si riunisce con il presente della storia, un salto nel tempo. Per farlo, a volte, come sappiamo, basta il ricordo di alcune parole chiave.
The Village: un altro tempo e un altro posto
The Village è forse l'esempio più chiaro di come Shyamalan, quando vuole, sappia giocare con il tempo. Il tempo, inteso come epoca, è centrale in The Village. Il regista ci fa vivere per un intero film in un mondo e un'epoca, l'America dell'Ottocento, in una comunità chiusa che, come tale, ha le sue regole (non attraversare il bosco, vestirsi di giallo) proprio in virtù del tempo in cui vive. Per poi sorprenderci, e dare un senso nuovo a tutto il film. Il tempo, inteso come era, è in questo senso il vero messaggio del film. E con il tempo ha anche a che fare un artificio narrativo, che viene da Alfred Hitchcock e dal suo Psycho, quello di eliminare un protagonista molto prima del previsto, con un colpo di scena.
E venne il giorno: quando il tempo sta per scadere
E venne il giorno (The Happening) è considerato uno dei film meno riusciti di M. Night Shyamalan. Eppure, anche qui, c'è un gioco con il tempo molto interessante. Proprio E venne il giorno è, tra l'altro, un film che ha molto in comune con Old. Ad esempio, il fatto che avvenga tutto in pieno giorno, alla luce del sole, e che sia un thriller senza un vero villain. Il pericolo, in Old, è il tempo che scorre troppo veloce, qui è una misteriosa neurotossina emessa dalle piante e portata dal vento. Il tempo, in E venne il giorno, è importante. È come se, una volta arrivato questo virus, l'orologio, di colpo, facesse un salto in avanti verso la fine della vita delle persone che ne vengono colpite e sentono l'improvviso bisogno di uccidersi. E poi c'è quel vento che agita le fronde delle piante. È il segnale che di tempo ne rimane poco, e che il virus sta arrivando.
Unbreakable, Glass e i tempi di una trilogia
Ma M. Night Shyamalan ha giocato con il tempo, e con noi spettatori, anche a livello produttivo. È il caso di tornare a parlare di Unbreakable, un film a suo modo perfetto e con un suo senso anche se visto da solo. All'epoca, infatti, non immaginavamo che sarebbe diventato una trilogia. Nelle intenzioni di Shyamalan l'idea c'era, ma in un primo momento non se ne fece niente. Oggi che trilogie e saghe vengono scientificamente pianificate, con tanto di data di uscite del film prima ancora dell'inizio della produzione, pensare a una trilogia che inizia nel 2000 (Unbreakable), riprende, a sorpresa e senza annunci, nel 2016 (Split), e trova il suo compimento nel 2019 (Glass) è sicuramente qualcosa di unico. È una trilogia non pianificata, una trilogia "scalena" perché, come i lati del triangolo in questione, i tre film hanno dimensioni, linguaggi, e sensi diversi. È una trilogia dove il sequel non è annunciato, e dove nel sequel non è nominato e non si vede, se non in un frame alla fine, il protagonista. È un progetto che trova compimento 19 anni dopo il suo inizio. Ed è un altro esempio che nel mondo di M. Night Shyamalan, dentro o fuori lo schermo e le sue storie, il tempo scorre in modo tutto particolare.