Non possiamo che iniziare questa recensione di O.G. - Original Gangster evidenziando le caratteristiche più originali di questo film ambientato tra le mura di una prigione dell'Indiana: la struttura in cui la pellicola è stata girata è un vero istituto penitenziario, completamente funzionante ed operativo, e molti dei personaggi - tanto i comprimari quanto le comparse - sono stati scelti proprio tra i detenuti. O.G. - Original Gangster, in arrivo in esclusiva su Sky Cinema, è stato prodotto da HBO e diretto da Madeleine Sackler, al suo primo lungometraggio dopo una serie di documentari.
Il film, in cui lo sguardo da documentarista della regista è da subito evidente nel modo di rappresentare la vita all'interno della prigione, sceglie di concentrarsi su di un solo personaggio, il Louis di un Jeffrey Wright sempre in forma smagliante, al termine della sua pena e pronto a lasciare la struttura. Come vedremo, la scelta seguire tutta la vicenda dall'esclusivo punto di vista di un solo detenuto ci permette da una parte di immergerci completamente nella realtà del carcere ma, dall'altra, ci da l'impressione che tutto ciò che accade attorno a Louis (in particolare le dinamiche tra gli altri detenuti) vengano semplicemente abbozzate e mai veramente indagate come dovrebbero.
Le difficoltà della vita in carcere e del reinserimento in società
Al centro della trama di O.G. - Original Gangster troviamo Louis, un detenuto cinquantenne al termine della sua pena, che da 60 anni di prigione gli è stata commutata in 24 per buona condotta. A poche settimane dalla scarcerazione Louis vive con grande angoscia il ritorno ad una vita da uomo libero, temendo di non riuscire mai più ad integrarsi in una realtà abbandonata così tanti anni prima. Nel corso del film intuiamo che Louis si trova in carcere per aver ucciso un uomo e che, per un lungo periodo, era stato proprio lui a capo delle diverse gang di prigionieri, gestendo i traffici con l'esterno. L'arrivo di un nuovo detenuto, Beecher (Theothus Carter), stravolgerà i ritmi delle sue giornate: Louis, deciso a non far cadere il ragazzo in mano al leader di una delle nuove gang, decide di prenderlo sotto la sua ala, insegnandogli come vivere dignitosamente i lunghi anni di carcere che gli si prospettano.
L'intenzione della regista è quella di mostrarci sia le difficoltà che la vita in carcere comporta sia quella di interrogarsi su come certi detenuti, rinchiusi da decenni, possano vivere l'imminente reinserimento in società. Madeleine Sackler si chiede anche se le istituzioni facilitino questo processo e che mezzi mettano a disposizione dei carcerati per tornare a vivere una vita normale e produttiva. L'opinione della regista su queste questioni è intuibile ma, focalizzandosi sulla realtà vissuta da Louis e su poco altro, il film non prende mai una direzione precisa: la nostra opinione è che O.G. - Original Ganster, pur volendo trasmettere un messaggio al suo pubblico, avrebbe dovuto schierarsi in maniera più chiara e decisa, rendendo la critica alla realtà carceraria statunitense più evidente e risultando di conseguenza più coinvolgente.
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Jeffrey Wright, protagonista e colonna portante del film
O.G. - Original Gangster, come abbiamo già sottolineato, viene costruito esclusivamente attorno al suo protagonista: Jeffrey Wright - premiato al Tribeca Film Festival come miglior attore per la sua interpretazione - è in grado di sostenere da solo l'intera pellicola, catturando a tal punto lo spettatore nella realtà del suo personaggio da fargli chiudere un occhio sul fatto che il resto dello sviluppo narrativo sia piuttosto carente. Il film non scava mai troppo nel passato di Louis, ma ci lascia scoprire pian piano perché si trova in prigione: la regista sceglie di presentarcelo inizialmente come un personaggio estremamente positivo, con cui è facilissimo empatizzare, e di spiegarci poi che, seppur avendo cambiato modo di vedere la vita durante la detenzione, l'uomo ha comunque compiuto azioni terribili e deplorevoli.
Tra le scene più intense del film c'è senza dubbio quella dell'incontro, attraverso uno dei programmi di riabilitazione a cui deve partecipare, tra Louis e la sorella dell'uomo che ha ucciso, in cui entrambi si chiedono se, dopo quello che ha fatto così tanti anni prima, sia giusto che venga rimesso in libertà. Tra gli altri personaggi, che rispetto al protagonista come dicevamo restano sempre sullo sfondo, ad emergere leggermente c'è il giovane Beecher, che Louis vuole salvare dai pericoli della vita in prigione: il ragazzo è proprio uno di quei detenuti che hanno partecipato alla lavorazione del film e il suo personaggio, che non lascerà il carcere dell'Indiana a riprese finite, non può che spiccare rispetto a tutti gli altri.
Un film che parte da un'idea originale ma...
Tirando le somme di quanto detto finora O.G. - Original Gangster è un film che parte da delle ottime premesse, raccontare quanto sia difficile per i detenuti tornare in libertà dopo decenni passati in carcere, ma non riesce mai a definire in maniera chiara quale sia il messaggio che vuole trasmettere al suo pubblico. La scelta di concentrarsi unicamente su di un unico personaggio, per quanto interpretato da un attore del calibro di Jeffrey Wright, risulta in un certo senso poco vincente: per rappresentare la realtà della vita in prigione sarebbe forse servita una pluralità di punti di vista, la regista avrebbe dovuto scavare di più nel mondo dei detenuti, mostrando al suo pubblico qualcosa di nuovo. Questo O.G. - Original Gangster quindi, pur partendo dall'idea originale di essere ambientato in un vero carcere e di utilizzare come attori i suoi detenuti, non sembra aver trovato una sua personale prospettiva per raccontare le cose, sprecando l'occasione di emergere tra i film dello stesso tipo con trame simili.
Conclusioni
Concludendo questa recensione di O.G. – Original Gangster non possiamo che ribadire come la Madeleine Sackler, pur facendo la scelta originale di ambientare il suo film in un vero istituto penitenziario e di scegliere comprimari e comparse proprio tra i suoi detenuti, non riesca ma a trovare una prospettiva nuova con cui raccontare il mondo dei carceri statunitensi. A rendere la visione comunque molto interessante c’è Jeffrey Wright, che con la sua ottima interpretazione riesce a reggere l’intera pellicola.
Perché ci piace
- L’interpretazione di Jeffrey Wright, in grado di catturare lo spettatore.
- La scelta di ambientare il film in un vero istituto penitenziario e di scegliere comprimari e comparse tra i suoi detenuti.
- Il giovane Theothus Carter, detenuto del carcere dell’Indiana, che interpreta Beecher.
Cosa non va
- La mancanza di una prospettiva originale nel raccontare il mondo dei detenuti.
- Lo scarso approfondimento dei personaggi.