Eccoci arrivati al capolinea: con la recensione del sesto episodio di Obi-Wan Kenobi ci congediamo (per ora, perché ovviamente si parla già di possibile seconda stagione) da Ewan McGregor e dal suo ritorno nei panni del cavaliere Jedi che lo ha reso una star internazionale più di due decenni fa. Un ritorno che ha convinto a metà, per via di una struttura che metteva in evidenza quanto questo fosse un progetto cinematografico tramutato in storia seriale per lo streaming e alcune scelte infelici sul piano tecnico (la decisione di ricreare la voce di Darth Vader artificialmente, un doppiaggio italiano affetto da veri e propri errori di adattamento, successivamente corretti), prima di arrivare ai due episodi finali che sono il vero fulcro narrativo ed emotivo di un'operazione che ha sottolineato le fragilità di un franchise che negli ultimi tempi, anziché guardare al futuro, si è ritrovato sempre più prigioniero di una nostalgia spicciola.
La rivincita
Abbiamo lasciato i protagonisti di Obi-Wan Kenobi in un duplice guaio: da un lato, Darth Vader sta inseguendo Kenobi e tramite lui potrebbe arrivare a danneggiare, per quanto indirettamente, Leia; dall'altro, Reva ha scoperto per caso che Luke Skywalker è il figlio di Anakin, ed è quindi diretta su Tatooine per chiudere i conti con un passato doloroso e il trauma della morte dei suoi coetanei apprendisti Jedi, sterminati da Anakin/Vader durante la strage dell'Ordine 66. In qualche modo, Ben dovrà intervenire su entrambi i fronti, e forse arrivare finalmente ad accettare la verità che lui ha sempre negato, nonostante Yoda lo avesse messo in guardia dieci anni prima: "Scomparso, il tuo discepolo è. Consumato da Darth Vader." Frasi che Obi-Wan ha sempre messo da parte, rifiutando di chiamare l'amico con il suo nuovo appellativo. Per lui è sempre rimasto Anakin, ma è davvero ancora così? Un altro duello, questa volta con i due combattenti più o meno alla pari, fornirà le risposte in merito.
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"Farò ciò che devo"
Così diceva Obi-Wan ad Anakin in Star Wars ep. III - La vendetta dei Sith, prima del loro drammatico duello su Mustafar. Lo ripete qui, in occasione della rivincita che il suo discepolo pretende per ribadire ciò che era ovvio agli occhi di tutti: "Anakin Skywalker non c'è più. Io sono ciò che rimane." Un'affermazione che emerge dalla bocca di Vader con tutta la rabbia che c'era nella performance di Hayden Christensen già nel 2005, e che qui ha trovato la sua forma definitiva in quella che è l'interazione più riuscita e struggente tra lui e Ewan McGregor. Quest'ultimo, motore principale del progetto sin da quando è stato contattato dalla Lucasfilm per accertare che le sue risposte a domande su un ritorno di Kenobi fossero sincere, riveste i panni del suo personaggio con una maggiore maturità fisica e recitativa, ed è stato il motivo più valido per seguire la storia attraverso questi sei episodi, con quella che è la sua interpretazione migliore nel ruolo di Obi-Wan.
Ma questo basta per giustificare un'intera miniserie, al netto dell'esito artistico dei due capitoli conclusivi? Perché alla luce di una scrittura che ha allungato, e non poco, il brodo per arrivare a una struttura episodica in sei parti (con la quarta che più di tutte le altre sapeva di riempitivo per arrivare ai parametri dettati in sede produttiva), si fa sempre più forte l'impressione che i momenti forti si potessero riunire in un film o, se proprio era necessario rimpolpare il catalogo di produzioni originali di Disney+, una miniserie dalla durata più contenuta. Perché a forza di rimandare ciò che era la raison d'être del progetto (Obi-Wan e Anakin di nuovo faccia a faccia, nel passato e nel presente) la Lucasfilm ha commesso lo stesso errore che era solito commettere Netflix fino a qualche anno fa: commissionare un numero di episodi incompatibile con l'effettiva quantità di carne al fuoco. E di conseguenza, cosa rimane? Un bel finale (sufficientemente aperto per giustificare una seconda annata, con premesse non indifferenti) che però non cancella la mancanza di forza drammatica (o sarebbe il caso di dire Forza?) per quasi due terzi di durata dell'operazione. Perché non basta tornare nella galassia lontana lontana per assicurare grande divertimento. Una lezione che in teoria la stessa Lucasfilm aveva già imparato le prime volte che McGregor e Christensen hanno lavorato insieme.
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Conclusioni
Arrivati al termine della recensione del sesto episodio Obi-Wan Kenobi, ci riteniamo soddisfatti da un finale che mantiene le promesse, pur non compensando in toto le debolezze di scrittura della serie in generale.
Perché ci piace
- Ewan McGregor e Hayden Christensen sono perfetti insieme come lo erano nel 2005.
- I rimandi alla mitologia del franchise sono integrati in maniera coerente.
- L'immagine di commiato è potente nella sua semplicità.
Cosa non va
- Rimane l'impressione che non fossero necessarie sei ore per arrivare a questo punto.