E' una delle novità dell'autunno Sky, la serie finlandese Nymphs creata da Mikko Oikoonen, che sarà trasmessa da Sky Uno a partire dal 29 Ottobre nell'ottica di un perfezionamento della programmazione della rete, che accosta alla scelta di serie di qualità europee, show come X Factor e l'inizio in contemporanea della nuova stagione di Glee concentra sempre più l'attenzione su un pubblico di giovani.
E Nymphs ha infatti come protagonista una ragazza, Didi, che scopre drammaticamente di avere qualcosa di diverso dalle altre coetanee, qualcosa di letale che provoca la morte del suo ragazzo nel corso della loro prima esperienza sessuale. Da quel momento, la vita della ragazza cambia radicalmente e dovrà fare i conti con la sua vera natura, trovandosi coinvolta in un mondo in cui gli esseri della nostra mitologia classica sono la realtà.
Una serie che ha uno strano background produttivo, perchè è una delle prime realizzata per favorire il digital product placement, con degli spazi adattabili da paese a paese per permettere ai mercati di inserire pubblicità localizzata.
L'abbiamo discussa nel nostro incontro con la protagonista Sara Soulié, intervenuto al Roma Fiction Fest per presentare Nymphs al pubblico italiano.
Come ci si prepara per interpretare una ninfa?
Il mio primo pensiero è stato di rendere reale il personaggio, perchè queste erano anche le intenzioni del creatore della serie che voleva che il pubblico potesse identificarsi. Ho cercato di pensare a come debba essere per una ragazza abituarsi a cambiamenti così drastici ed improvvisi, come può nascondere quello che accade alle persone che la circondano. Un po' ho attinto alla mia esperienza da giovane, ma ho anche letto di libri che trattano di disturbi psicologici e bipolari, ed ho tratto indizi su come interpretare qualcuno che doveva sempre comunicare quello che provava, quelle montagne russe emotive che viveva.
Ti sei mai sentita un'outsider come il suo personaggio?
Penso che sia una parte comune della crescita e naturalmente ho potuto usare le mie sensazioni da adolescente nell'interpretare Didi.
Nella serie Didi rappresenta emozioni, sentimenti e vita di una diciassettenne. E' una adolescente e le sue sensazioni nel corso della serie sono rappresentate all'estremo, come sulle montagne russe. Mentirei se dicessi che non ho molto in comune con lei, ma tutte le donne hanno o hanno avuto qualcosa in comune con quel personaggio e per interpretarla ho cercato di ricordare quello che provavo a quell'età. Quello che affascina di lei è la sua impulsività, ma anche la sua capacità di perseguire con forza quello che vuole. Si pone molte domande su quello che le succede ed è molto aperta nel cercare di capirlo.
C'è un potere delle ninfe che ti piacerebbe avere?
Sì. Diciamo che Didi sente le emozioni che la circondano e riesce a sviluppare questa capacità. Ed è qualcosa che mi piacerebbe saper fare.
Come mai i ragazzi trovano così interessanti storie tipo Twilight e di genere fantasy?
Sin dall'inizio film e storie sono state una fuga, un'evasione. E' affascinante pensare che ci siano poteri intorno a noi che non appartengono alla nostra realtà. Per il pubblico è bello potersi relazionare con questi argomenti.
Noi dell'Europa del sud siamo affascinati dai miti del nord, mentre dalla serie sembra che in Finlandia siate più interessati a quelli classici. Questo aspetto verrà sviluppato nel corso della stagione?
Non posso anticipare molto del prosieguo della serie, ma restiamo nell'ambito della mitologia classica, non ci sono incroci con altre mitologie.
Che rapporto hai con i personaggi mitologici?
Sono andata a scuola in Finlandia, quindi la mitologia non era una parte fondamentale della nostra educazione. Mi affascinavano le divinità, ogni dea era qualcosa a cui guardare con ammirazione, ma nessuna in particolare.
Ci sarà un film da questa serie? Sarai ancora la protagonista?
Il film è in una fase embrionale e non so niente del cast. Ma è già in produzione la seconda stagione della serie sulla quale non posso anticipare nulla, se non che il mio personaggio ci sarà.
In Nymphs si evidenzia un'aggressività femminile, la donna che sovrasta l'uomo. E' una tendenza del vostro paese? Che ne pensi?
Penso che l'uguaglianza tra i generi abbia una lunga storia nel nostro paese ed è molto presente. Ma non credo che sia l'aspetto più evidente della serie per il nostro pubblico. Siamo abituati a figure forti di questo tipo.
Qual è il marchio di fabbrica delle produzioni europee rispetto a quelle americane?
Posso parlare soprattutto delle produzioni dell'Europa del nord e da noi in Finlandia siamo abituati alla malinconia ed a storie ancorate nella realtà, mentre in Svezia c'è una grande tradizione di crime novels che sono state adattate in televisione. Viviamo metà anno al buio e concentriamo le nostre energie su film e produzioni televisive.
Sì, mi piace molto e la trovo una serie di vampiri molto ironica. La differenza principale è che la nostra serie è maggiormente incentrata sul potere femminile, sono le donne che dettano il passo della storia, mentre gli uomini sono solo cibo per loro.
Pensa che sia così anche nella realtà?
Il potere femminile? Naturalmente! Le donne sono forti.
Nel cinema pensa che sia facile per una donna trovare ruoli interessanti?
Penso che sia possibile, sì. Ma penso che l'industria dovrebbe essere più aperta a realizzare più personaggi femminili articolati, con un livello di sfida maggiore. Se si guarda a livello internazionale, le giovani attrici stanno ottenendo ruoli molto interessanti al momento.
Ci racconti qualcosa di te?
Sono nata in Danimarca e mio padre è franco/danese, mentre mia madre è finlandese. Ho studiato prima in una scuola svedese, poi in un liceo di lingua inglese ed ho iniziato a danzare a quattro anni, facendo balletto classico fino a nove anni. Ma poi l'ho trovato troppo noioso e sono passato a danza moderna pur continuando a studiare quella classica. Ho continuato a perfezionare il ballo anche in Francia a Montpellier per un anno, poi in Austria a Salisburgo dove c'è un'ottima scuola, e poi sono tornata ad Helsinki e sono diventata un'attrice.
Dato anche il background internazionale, se avesse la possibilità di lavorare in America, la coglierebbe?
Mi piacerebbe poter lavorare con tutte le lingue che parlo, grazie all'istruzione che mi hanno dato i miei genitori. Per il momento ho un progetto in Svezia, quindi in svedese, ed in passato ho interpretato una piccola parte nel Regno Unito in inglese. Vorrei fare qualcosa anche in Francia, mentre gli Stati Uniti li sento così lontani, mi sento molto europea e mi piace quello che sta succedendo dal punto di vista artistico nel nostro continente. Se capitasse l'occasione probabilmente andrei, ma non è un mio sogno.