Ci sono degli elementi precisi che caratterizzano lo stile di Paul Thomas Anderson come i film corali, i lunghi piani sequenza e una creatività poco prolifica ma che mira sempre alla conquista di nomination e riconoscimenti. In effetti la carriera da regista di Anderson, iniziata nel 1996 con Sydney, si è evoluta attraverso altre cinque pellicole tutte entrate, in un modo o nell'altro, nella storia della cinematografia moderna.
Boogie Nights conquista gli annali grazie al più lungo piano sequenza iniziale, ben tre minuti, Magnolia si aggiudica l'Orso d'Oro al festival di Berlino, Ubriaco d'amore vale ad Anderson la palma come miglior regista al festival di Cannes nel 2002, mentre Il petroliere riceve otto nomination agli Oscar conquistandone due, miglior fotografia e miglior attore protagonista. Adesso, dopo essersi aggiudicato il Leone d'Argento per la regia e la Coppa Volpi ex equo a Joaquin Phoenix e Philip Seymour Hoffman, il regista presenta in anteprima mondiale al Festival di New York il suo Vizio di forma - Inherent Vice, tratto dal romanzo Il vizio di forma di Thomas Pynchon e girato in 35mm.
Anche in questo caso il protagonista è Joaquin Phoenix nei panni di Larry "Doc" Sportello, un investigatore di Los Angeles coinvolto in una indagine sul rapimento di una sua ex fidanzata. L'intera vicenda, oltre a ricostruire la classica ambientazione del poliziesco con degli accenti dark, ci riporta nell'America anni settanta. Il film, che uscirà nelle sale americane il 12 dicembre mentre in Italia dovremo aspettare l'anno nuovo, ha un cast stellare e ampio in perfetto stile Anderson tra cui spiccano i nomi di Benicio Del Toro, Owen Wilson, Reese Witherspoon, Josh Brolin e Martin Short.
Paul e Thomas
Fin dai titoli di testa si comprende chiaramente quanta importanza abbia avuto per Anderson il romanzo originale scritto da Pynchon. Il regista, però, non si è solamente limitato a riprodurre la grafica della copertina dell'edizione americana, ma ha cercato di riprodurre quasi fedelmente sul grande schermo le atmosfere e le sensazioni descritte dall'autore. "Non è stato assolutamente facile - spiega Anderson - ad un certo punto mi sono sentito come se mi venisse offerto un sacco colmo di oro ed io cercassi di prenderne il più possibile. Naturalmente ho dovuto affrontare il problema di riassumere una vicenda che di svolge lungo 400 pagine in una sceneggiatura di 120, ma il mio desiderio è stato di non rinunciare quasi a nulla. I romanzi di Pynchon mi hanno sempre ispirato e attratto. Sono pieni di humor e di follia ma anche di riflessioni importanti e umanità. E sono proprio questi elementi che ho cercato di estrapolare e rendere fondamentali nel film."
Voice over
Nonostante il mondo cinematografico di Anderson presenti sempre una struttura maschile molte forte, in questo caso il regista ha deciso di affidare a Joanna Newsom il ruolo di voce narrante, grazie alla quale lo spettatore viaggia attraverso i retro pensieri di Doc Sportello. "Per molto tempo ho lottato contro l'idea di inserire una voce fuori campo - confessa Anderson - è come se questo elemento catalogasse il film come "vecchio". Eppure, pensando a tutti i film che ho amato e che hanno formato il mio background di artista, ho scoperto che sono strutturati proprio con una voce narrante. A quel punto mi sono arreso all'idea ed ho deciso di affidare questo ruolo a Joanna, che nel film interpreta la miglior amica di Doc. L'unica donna con cui, probabilmente, non è coinvolto sessualmente. Lo scopo di questa tecnica è di riassumere e rendere quanto più visibile anche la costruzione narrativa del romanzo, lasciando poi a tutti gli attori la libertà di dare corpo al proprio personaggio. Certo, mi rendo conto che il film può risultare confuso nella sua struttura, ma non ha molta importanza. Bisogna guardarlo e stare a vedere dove arriva. Ecco, vorrei che lo spettatore affrontasse con questo stato d'animo la visione."
Tutti amano Paul
L'incontro stampa organizzato dal New York Film Festival dopo la proiezione è stato senza alcun dubbio uno dei più affollati. E non stiamo parlando solo della stampa che, giustamente è corsa, in massa. Anderson, infatti, si è presentato con il suo numeroso cast quasi al completo che, senza esitazione alcuna, ha dichiarato il suo amore per il regista. Tutti tranne Phoenix che, questa volta, agli addetti ai lavori ha regalato trenta infiniti minuti di assoluto silenzio. Al suo posto, fortunatamente, hanno parlato Owen Wilson e Benicio Del Toro che, rispettivamente, hanno definito lo stile di Anderson follemente caotico e armonioso come una danza. Michael K. Williams, invece, ancora non riesce a credere quanto sia diverso lo stile registico di Anderson dalle sue esperienze cinematografiche. "Quando ho saputo di dover sostenere il provino non ho dormito per quarantotto ore - ricorda - pensavo che Paul mi avrebbe detestato. Quando sono arrivato li, invece, lui ha voluto parlare. Nel senso che si è seduto con me ed ha speso molto del suo tempo a conoscermi. E questo mi ha lasciato di stucco, visto anche quanta velocità e impersonalità c'è nella televisione."