Si apre con un lungo respiro sul mare, ma ci sarà parecchio ossigeno anche dentro una sala buia. Tra poster di Via col vento, profondi sguardi tra innamorati come nei film di una volta, smorfie di Totò e gag di Charlie Chaplin, Nuovo Cinema Paradiso ti prende per mano e ti invita a sederti dentro un cinema grande quanto un paese intero. Lo fa ogni volta, anche trent'anni dopo la sua uscita. Lo fa perché nell'amicizia salvifica tra il piccolo Salvatore e il vecchio proiezionista Alfredo c'è qualcosa di universale, non destinato all'usura del tempo. Siamo nel modesto borgo di Giancaldo, paesino siciliano che si lecca le ferite dopo la Seconda Guerra Mondiale. Siamo nel piccolo cuore antico della Sicilia, eppure qui si sogna in grande, si respira l'aria hollywoodiana dei noir, si ride delle disgrazie di Charlot, si ci spaventa per gli horror e ci si appassiona ai grandi melodrammi, rigorosamente senza baci (tagliati dalla bigotta censura del prete del posto). Il cinema come porto accogliente, la sala come teletrasporto collettivo dentro altri mondi, il grande schermo come enorme finestra sul mare che apre il suo secondo film.
Con Nuovo Cinema Paradiso Giuseppe Tornatore sembra sussurrarci tutto questo, ovvero un enorme e sentito "grazie" verso quella settima arte capace di intrattenere, commuovere, divertire, e persino dare senso a un'esistenza. Arrivato in Italia il 17 novembre 1988, il film di Tornatore fu un flop al botteghino. Uscito in sala con una versione 20 minuti più lunga di quella poi considerata "canonica", l'opera sembrava quasi ospitare due film diversi, con una seconda parte troppo distante dalla prima. Il nuovo montaggio, invece, favorì la coesione narrativa e il messaggio potente di questo racconto di formazione e di nostalgia, di passato e futuro che si ritrovano in platea a vedere lo stesso film. Di lì a poco, arriveranno l'Oscar e il Golden Globe al Miglior Film Straniero per quello che oggi è considerato uno dei migliori film italiani di sempre.
Il club dei grandi cult accoglie il piccolo Totò e il vecchio Alfredo. Appassionato, commovente, sincero e agrodolce, Nuovo Cinema Paradiso è uno spassionato atto d'amore per il cinema che non rimane arginato in sala perché sfocia nella lezione di vita. Oggi, trent'anni dopo la sua uscita, siamo qui ad omaggiarne gli indimenticabili pregi. Perché, se siete qui a leggere questo articolo, forse, anche a voi sarà capitato almeno una volta di fare come Totò: amare il cinema guardando un film a bocca aperta.
Leggi anche: Giuseppe Tornatore racconta 8 classici del noir, da Wilder a Hitchcock
Alfredo e Totò: proiezioni paterne
Quiete, una vita tranquilla, la nobile arte dell'accontentarsi. Giancaldo è sempre uguale a se stessa. A Giancaldo è difficile percorrere vie diverse dalle solite. Però, tra le viuzze di Giancaldo, c'è un bambino considerato una peste solo per la sua curiosità e la sua voglia di nuovo. Il piccolo Totò non ha più il papà e non ha niente da imparare da un padre spirituale bigotto. Poi entra in un cinema, si stupisce davanti a un film, e vuole capire il trucco di quella magia. A raccontarglielo sarà Alfredo, che anche da cieco, sarà l'incarnazione della lungimiranza. Il rapporto tra il bimbo (poi ragazzo) e il saggio mentore è l'anima di Nuovo Cinema Paradiso; l'incontro di due anime che affini che trovano nel cinema tutto l'ossigeno per gli altrove di cui hanno entrambi bisogno. Alla fine, quando un Salvatore ormai adulto e inaridito da una vita senza amore, rivede i baci tagliati conservati per lui dal vecchio Alfredo, capiamo che i figli (anche quando putativi) possono essere proiezioni di chi li ha cresciuti. Proprio come i film.
Leggi anche: La corrispondenza: amore, arte e morte secondo Tornatore, Irons e Kurylenko
Cinema come collante
In Nuovo Cinema Paradiso il cinema è tante cose: un posto, uno stimolo, un appuntamento, un simbolo. Tornatore, sostenuto dalla colonna sonora evocativa e struggente di Ennio Morricone, ha avuto il grande merito di ambientare il film in un periodo delicato per le vite dei suoi protagonisti ma anche della nazione intera. Siamo nel secondo Dopoguerra, tra le macerie di un piccolo paesino siciliano che si ricostruisce poco per volta grazie a un forte senso di appartenenza. La gente ha bisogno di sentirsi unita, necessita di ripartire da qualcosa che li faccia sentire di nuovo parte di un tutto. In questo senso Tornatore è abilissimo a fare del cinema uno strumento sociale, un luogo dal potere aggregante enorme, capace di forgiare film dopo film l'identità collettiva di un popolo intero. Non solo l'intimità di Totò e Alfredo, dunque, ma anche uno sguardo corale in cui ci si affeziona a ogni abitante di Giancaldo. Tutti spettatori, tutti in qualche modo cambiati dal film della loro vita.
Leggi anche: Ennio Morricone - 10 colonne sonore capolavoro del grande maestro
Un cinema vitale
Basta rileggere qualche recensione pubblicata sui quotidiani italiani degli anni Sessanta per accorgersi di un particolare molto significativo. I critici non si limitavano a parlare solo del film, ma giudicavano anche le reazioni in sala degli spettatori. Sì, perché un tempo il cinema era un posto molto più vivo e pulsante di quello che conosciamo oggi. Il rito collettivo non era inteso come qualcosa da vivere in sacro silenzio, ma attraverso una fruizione molto più interattiva e partecipata. Il cinematografo era ancora fonte di novità spettacolari, di meraviglia per occhi curiosi e voraci di immaginari altrimenti inimmaginabili. Non è un caso se Giuseppe Tornatore colloca la sua mitica sala all'interno della piazza del paese, perché il Nuovo Cinema Paradiso non sarà altro che una piazza nella piazza, un luogo speciale dove va in onda la vita. Tornatore ci fa sentire l'odore delle sigarette, il suono delle risate sgraziate, la gratitudine degli analfabeti, il fremito dei baci dati in sala. Nel cinema succedeva praticamente di tutto: ci si masturbava, si allattava, si litigava, si commentava ogni cosa. Il cinema era un luogo vitale e chiassoso, a conferma della sua natura più intima e spesso dimenticata: quella di arte popolare.
Leggi anche: La corrispondenza: per Giuseppe Tornatore "l'amore è misterioso e inafferrabile"
Tra nostalgia e futuro
Etichettare Nuovo Cinema Paradiso come un omaggio nostalgico sarebbe sbagliato. E pigro. Tornatore non si accontenta di cantare il suo inno malinconico nei confronti dei sogni giovanili e di un cinema ormai perduto nel suo stesso mito, perché in questo film batte anche un cuore progressista. Ed è proprio questa tensione tra ieri e domani, tradizione e futuro, tra il ricordo e l'oblio, tra il resta e il vattene a fare di Nuovo Cinema Paradiso un gran film. Sarebbe stato troppo facile e banale dare a Giancaldo la forma di radici familiari a cui tornare senza alcun rimpianto. Attraverso un rapporto mentore-allievo degno di un grande romanzo di formazione, i consigli di Alfredo al giovane Totò diventano il simbolo del bene vero, quello che lancia e non incatena, che sussurra sempre "decidi tu chi vuoi essere" senza mai dimenticare da dove vieni e chi volevi diventare.