Ora che si è concluso Nove perfetti sconosciuti su Prime Video, non possiamo non pensare a un confronto con quello che è stato l'altro resort televisivo dell'estate, The White Lotus, conclusosi da un paio di settimane su Sky e NOW. Entrambe le serie hanno giocato con l'elemento mystery e con quello metaforico della nostra società ma con una struttura, un risultato e una caratterizzazione dei personaggi ben diversi. Nonostante la prima abbia dietro un nome come David E. Kelley e la seconda si presenti con una struttura à là Big Little Lies, il mistero da una parte su chi abbia sparato a Masha o dall'altra su chi risieda nella bara che stanno caricando nell'aereo alla fine della settimana di vacanza, questo non sarà l'elemento portante, ma lo saranno i personaggi e il loro percorso. scopriamoli insieme in questo confronto tra Nove perfetti sconosciuti e The White Lotus: due paradisi vacanzieri dove in fondo nessuno di noi vorrebbe andare, confrontando anche gli ospiti e lo staff dei due resort. Vi avvisiamo: questo approfondimento contiene spoiler sugli epiloghi di entrambe le serie.
Nove perfetti sconosciuti
Ispirandosi al romanzo di Liane Moriarty, David E. Kelley ha voluto raccontare la storia di un gruppo di nove estranei che decide di chiudersi in un resort molto particolare nel bel mezzo del nulla, il Tranquillum, con a capo una santona che ha la fama di fare miracoli e di avere tutte le risposte non tanto e non solo per il corpo, ma soprattutto per l'anima di chi decide di affidarsi alle sue terapie poco ortodosse. Questo perché la donna - Masha, un'eterea Nicole Kidman vestita di bianco - dopo un'esperienza di pre-morte e un lutto familiare ha deciso di cambiare radicalmente la propria vita egoista ed egocentrica e dedicarsi completamente ad aiutare gli altri. Lo fa somministrando ai pazienti/clienti un mix preciso e controllato (a quanto dice lei) di droghe, prima a loro insaputa e poi ad un certo punto con il loro benestare. Lo show vede, in una serie di avvenimenti e messa in scena degli stessi decisamente kitsch, che toccano alcune vette al limite del soprannaturale - come l'illusione condivisa della famiglia Marconi del figlio adolescente suicida Zach -, il dipanarsi di un mistero sulla vita di ospiti e staff che gira un po' troppo su se stesso. Nessuno alla fine denuncerà Masha perché nonostante tutto ha fatto loro del bene e lei stessa troverà la "pace interiore" rincontrando lo spirito della figlia. Non è solo il team creativo ad avere nomi altisonanti ma anche il cast artistico ha un parterre invidiabile, tanto che qualcuno ha parlato di "serie algoritmo" riferendosi al suo essere costruita a tavolino con un risultato che quindi non poteva che essere insoddisfacente e non arrivare al cuore del pubblico. Forse un Dieci Piccoli Indiani che incontrava Assassinio sull'Orient Express in cui ognuno degli ospiti aveva in realtà un conto in sospeso col personaggio della Kidman, sarebbe stato più efficace.
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The White Lotus
The White Lotus si è fatta strada tra il passaparola di pubblico e critica oltreoceano per arrivare fin da noi, passata quasi in sordina nell'arrivo e nell'annuncio su HBO e Sky, per poi esplodere come una sorprendente satira sociale su molti dei comportamenti che non funzionano oggigiorno, spesso causati dal divario sociale e dalla supremazia bianca. L'uomo dietro le quinte questa volta è lo stesso di Enlightened, Mike White, che già in quell'occasione insieme a Laura Linney aveva raccontato il marcio della nostra società consumistica e frettolosa. Qui trova terreno fertile nel cast meno altisonante ma ottimamente scelto, costruendo una satira sociale che ancor più del lavoro precedente lavora di sottrazione e sottintesi, che pesano quanto e più delle parole e dei discorsi apparentemente profondi ma terribilmente vuoti dei personaggi. Il cast è volutamente bianco per cozzare con le "minoranze" che abitano e lavorano sull'isola - il manager dell'hotel gay Armond, la responsabile della SPA Belinda e Kai, uno dei camerieri, entrambi nativi del posto. Raramente è stata così ben dipinta con un'ironia sottile e sagace la falsità e la superficialità della società contemporanea, tanto che nei primi episodi non si capisce chiaramente a cosa si sta assistendo. L'epilogo, al contrario dell'altro show, è decisamente triste.
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Viva gli sposi
In Nove perfetti sconosciuti abbiamo la coppia formata da Ben (Melvin Gregg) e Jessica (Samara Weaving). Lei ex bulimica e dipendente da ciò che pensano gli altri di lei tanto da averne fatto un lavoro, l'influencer su Instagram, lui che aveva un foodtruck ma da quando ha vinto letteralmente alla lotteria gira in Lamborghini e non ha bisogno di lavorare. Entrambi sentono un enorme vuoto dentro se stessi e nel loro rapporto e dovranno imparare a ritrovarsi, ma la loro lotta interiore forse andava maggiormente approfondita. Alla fine saranno proprio loro a prendere le redini di Tranquillum, quasi una catarsi da tragedia greca. Il dolore interiore che provano non è letteralmente paragonabile a quanto messo in scena da Alexandra Daddario e Jake Lacy In The White Lotus. I novelli sposi in luna di miele alle Hawaii, Shane e Rachel, sono la tipica giovane coppia bianca benestante: lui rampollo di una grande famiglia, lei giornalista freelance che ha vinto alla lotteria (questa volta metaforica) sposandolo.
L'atteggiamento degli ospiti in vacanza dice molto su come siano nella vita di tutti i giorni e infatti Shane si fissa sul fatto che la camera prenotata non sia quella in cui alloggiano, nonostante abbia tutti i confort e addirittura una vista sull'oceano non prevista, come un bambino che fa i capricci chiama la madre (Molly Shannon in suo soccorso. Non solo: lui si comporta in modo passivo aggressivo con Rachel, mostrando una mascolinità tossica, e madre e figlio insistono che non dovrebbe più lavorare ora che è sposata, ma dedicarsi alla beneficenza "perché ti dà la libertà di fare quello che vuoi e sei il capo di te stessa". Daddario è bravissima a esprimere il suo turbamento con un costante sorriso triste, ma nonostante tutto alla fine - complice la tragedia che coinvolge proprio il marito - deciderà sommessamente di rimanere in un matrimonio tossico in cui è costretta ad essere per sempre "il più uno", la "moglie trofeo" per il terrore di scoprire cosa vorrebbe dire rimanere da sola con se stessa e con le proprie aspirazioni lavorative.
Una famiglia disfunzionale
C'è poi il gruppo familiare in entrambi gli show. Da un lato abbiamo i Marconi, la famiglia Italo-americana guidata da Napoleon (un Michael Shannon sempre impeccabile) che è accomunata dal lutto e dal dolore della perdita del figlio adolescente Zach, morto suicida. La moglie Heather (Asher Keddie) e la figlia Zoe (Grace Van Patten) mostrano i vari aspetti del senso di colpa di chi rimane in vita in queste situazioni. Il viaggio ai limiti del kitsch che faranno in realtà servirà loro proprio per riuscire a dire addio a Zach e ad andare avanti con la propria vita. In The White Lotus c'è invece la famiglia bianca ricca e privilegiata con a capo una donna di successo, Nicole, meravigliosamente interpretata da Connie Britton, che nonostante si sia presa una settimana di vacanza non riesce a non pensare alle riunioni su Zoom e al risistemare i mobili nella suite affinché tutto risulti perfetto. Nicole è una manica del controllo con un marito Mark (Steve Zahn) che sembra darle sempre ragione perché tempo addietro l'ha tradita e poi si è totalmente prostrato al perdono.
Ci sono poi i figli: da un lato il "povero maschio bianco" Quinn (Fred Hechinger) a detta della madre che non avrà le stesse possibilità una volta finite le superiori a causa del politically correct che sta imperversando nella società occidentale, e la figlia Olivia (Sydney Sweeney), che si è portata dietro l'amica del college nera, Paula (Brittany O'Grady), per dimostrare quanto sappia essere inclusiva. Olivia è una viziata che giudica sempre tutti e nasconde il suo profondo narcisismo e superficialità con dei discorsi sulla parità di genere, sulla discriminazione razziale e sul cambiamento climatico, tutto fumo e niente arrosto, e ostentando in spiaggia letture impegnate come Nietzsche. L'amica le dà corda ma rivelerà di farlo solamente per prendere tutto quello che può dal loro status di privilegiati, date le sue umili origini. È contraddittoria e rimane parte di quel mondo che tanto odia e su cui sputa: emblematica in tal senso è la sequenza in cui è schifata dal trattamento al ragazzo del posto che le piace, Kai, che esegue una performance di danza nativa hawaiana, quasi fosse un circo per i bianchi ospiti, ma sarà proprio lei a convincerlo a rubare dalla cassaforte della famiglia come punizione, salvo poi lavarsene le mani, tra le lacrime, quando verrà scoperto.
Il tavolo dei single
Non potevano mancare i single nel pacchetto vacanze. In Nove perfetti sconosciuti ne abbiamo quattro: il gay Lars (Luke Evans), che si rivelerà un giornalista d'assalto a Tranquillum solo per svelare i trucchi di Masha, la cui backstory rimane la meno e peggio sfruttata. Carmel (Regina Hall), una donna incline a scatti di rabbia e violenza, che scopriremo essere la responsabile del tentato omicidio a Masha nonché l'ex moglie di uno degli uomini con cui la santona andava a letto nella sua "precedente vita". Un'altra backstory non gestita molto bene e che porterà comunque a perdono e riconciliazione coi propri errori. Chiudono il cerchio forse i migliori personaggi di tutta la miniserie, grazie alla chimica che dimostrano e alla caratterizzazione veritiera che li fa avvicinare al pubblico, Frances (Melissa McCarthy), un'autrice di romanzi rosa in crisi che è stata truffata e Tony (Bobby Cannavale), un ex atleta tossicodipendente e divorziato: i due troveranno nel reciproco dolore una comprensione dell'altro e l'amore per il futuro.
In The White Lotus abbiamo invece Tanya, superbamente interpretata da Jennifer Coolidge, costantemente sopra le righe, con la mente offuscata da qualche medicinale o dall'alcol, che si portata dietro le ceneri della madre appena morta per spargerle nell'oceano. Prima convince Belinda che il loro è un rapporto di amicizia speciale e che potrebbe finanziarle la sua attività di SPA in autonomia, per poi invaghirsi di un uomo che pensa faccia parte del Black Lives Matter (a proposito di ironia sottile), dimenticandosi presto della promessa fatta alla donna e confermando la distanza fra ospite e staff. Promessa presto fatta, presto dimenticata, tutto fumo e niente arrosto, ancora una volta.
Lo staff
Last but very not least lo staff. In Nove perfetti sconosciuti abbiamo appunto le tante facce del personaggio di Nicole Kidman, abbastanza credibile nel ruolo a parte l'improbabile accento russo, e il suo percorso che la avvicina a quello dei personaggi, in particolare dei Marconi, per trovare la propria pace interiore ed essere disposta a perdonare e fare del bene piuttosto che attaccare e pensare al proprio tornaconto. Accanto a lei la coppia formata da Yao (Manny Jacinto), uno dei paramedici che l'ha soccorsa e salvata, e Delilah (Tiffany Boone), una ragazza bipolare che come terapia deve stare a Tranquillum ma anche colei che la denuncerà alla fine. Il rapporto a tre ambiguo e morboso risulta più voujeristico che funzionale alla trama, alla resa dei conti.
In The White Lotus abbiamo Armond (Murray Bartlett) il manager responsabile, che pur avendo una ricaduta nella dipendenza, si dimostrerà il più sano di mente in mezzo a tanta falsità. Nonostante debba sorridere sempre e fingere continuamente perché "il cliente ha sempre ragione" come spiega allo staff al momento dell'accoglienza ospiti. Sia lui che Belinda (Natasha Rothwell) e Kai (Kekoa Scott Kekumano) si ritroveranno invischiati nella pausa dalle proprie vite che è la vacanza alle Hawaii, alle cui vite però gli ospiti torneranno lasciando i membri dello staff più soli e danneggiati di prima. Tanto che Belinda non capirà il dramma interiore della Daddario, ad esempio, giustamente dal suo punto di vista. Uno staff da una parte legato a doppio filo con gli ospiti, dall'altra in profondo contrasto.
La sigla
Entrambe le sigle dei due serial hanno un motivetto accattivante e una messa in scena visiva di grande effetto. Se Nove perfetti sconosciuti gioca tutto sul rapporto con la natura, il concetto di rinascita e le parole della canzone ci ricordano l'effetto di "dipendenza" che abbiamo sugli altri, in The White Lotus la musica tribale è da un lato divertente ma dall'altro è come se annunciasse un pericolo imminente, che arriverà quando meno te lo aspetti, dal profondo della giungla che è la nostra società.
Tranquillum o Hawaii
In conclusione di questo confronto, Nove perfetti sconosciuti vs The White Lotus, ci troviamo di fronte a due prodotti diversi eppure molto simili. Se Nove perfetti sconosciuti utilizza la ricerca dell'anima come strumento per raccontare i drammi di un gruppo di estranei, che alla fine troverà la "pace", The White Lotus è una denuncia di disparità sociale e razziale, con un epilogo tragicomico che porta addirittura alla morte di Armond e al rimanere bloccati nelle proprie vite dei personaggi, ma con una realizzazione decisamente più riuscita della prima, compreso il cast e la caratterizzazione dei personaggi e delle loro relazioni. In entrambi i resort non consiglieremmo di recarsi in vacanza, perché portano alla luce il peggio di noi.