Dopo Il nome della rosa (1986) e Sette anni in Tibet (1997), il regista Jean-Jacques Annaud torna a parlare di fede con un film particolare: Notre-Dame in fiamme, su Sky Cinema dal 15 aprile, in cui ricostruisce l'incendio della cattedrale francese, avvenuto il15 aprile 2019.
Unendo elementi thriller a un'atmosfera quasi fantasy, in cui sembra che le forze del bene siano in lotta contro quelle del male, Jean-Jacques Annaud racconta come si è arrivati a vedere Notre-Dame bruciare. Attorno la città di Parigi reagisce in modi completamente diversi: c'è chi si allerta immediatamente, chi invece non si accorge dell'accaduto, perché impegnato in problemi quotidiani, come salvare il proprio gatto.
Abbiamo incontrato il regista francese a Roma, dove è arrivato per presentare il film: Jean-Jacques Annaud ci ha rivelato che, anche dopo la fine delle riprese di Notre-Dame in fiamme, continua a parlare e salutare la cattedrale ogni volta che ci passa davanti, come se fosse un'attrice.
Notre-Dame in fiamme: intervista a Jean-Jacques Annaud
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Notre-Dame come un'attrice per Jean-Jacques Annaud
Notre-Dame è come un organismo vivente: in questo film sembra quasi di sentirne i pensieri e i sentimenti. Quando ha ricostruito l'incendio, che cosa le ha detto Notre-Dame?
Notre-Dame è stata la mia star: è una delle più grandi star che esistano in Francia. È conosciutissima. Esiste da 850 anni e continua a essere bella da 850 anni. Quando la cattedrale mi ha parlato l'ho sentita con l'animo che avevo quando ero bambino. Sapevo che era un simbolo, ma un simbolo che aveva bisogno di aiuto. Non è soltanto un simbolo per chi crede in una forza superiore, ma per tutti coloro che hanno apprezzato quello che ha fatto la nostra civiltà giudaico-cristiana. Sapevo che Notre-Dame aveva bisogno di essere amata e io l'ho fatto. Sono uno di quelli che ha contribuito in questo senso. La tua domanda è divertente, mi piace, perché è come se Notre-Dame fosse la mia attrice protagonista: continuo a parlarle! Abito vicino a Notre-Dame e quando passo davanti la chiamo mia cara, mi rivolgo a lei come a un'attrice: le chiedo come sta. Lo dico a voce bassissima, per paura che il tassista mi prenda per pazzo.
Notre-Dame in fiamme: un film che mescola i generi
Ha girato il film come un action movie e in certi momenti sembra quasi un film di supereroi perché è come se si scontrassero davvero le forze del bene e quelle del male. Nel girarlo ha pensato più a una chiave realistica, a un film d'azione o a un fantasy?
In realtà ho sempre cercato di non rientrare in determinate categorie cinematografiche. In questo film in particolare ci sono diversi ingredienti che contribuiscono a non renderlo identificabile con un solo genere. C'è la componente thriller, anche se sappiamo già come va a finire. La suspense funziona nel capire come hanno fatto a far sì che non bruci. Ci sono elementi spettacolari, quasi da film catastrofico. È emozionante. Questo film è un po' un ufo. In fondo il compito di un regista è quello di innovare. È come un cuoco che non può fare sempre lo stesso piatto: deve creare dei piatti un po' fusion, mischiando diversi ingredienti. Questo è un film fusion: racconta una storia vera con uno stile hollywoodiano. Inizialmente, quando ho cominciato a leggere tutto quello che era stato scritto, mi sono detto che non era possibile che la storia dell'incendio di Notre-Dame fosse questa. Credevo se lo fossero inventato dei giornalisti pieni di immaginazione.
Notre-Dame e l'errore umano
Possiamo dire che il suo film è anche un invito a non essere superficiali? Vediamo che c'è una serie di errori umani che si accumulano, che si sarebbero potuti evitare. È successo in Italia all'inizio della pandemia, ora con la guerra in Ucraina. Il suo film ci dice quindi anche che non bisogna dare nulla per scontato e si deve sempre puntare a fare bene il proprio lavoro?
In realtà si impara soltanto dagli errori: gli errori sono importanti, perché servono a prepararsi a ciò che è inconcepibile, a cose che non erano mai state prese in considerazione. È quello che è successo con Notre-Dame: si pensava che non sarebbe mai stata distrutta, in fondo c'era da sempre. È un punto di riferimento della Chiesa ma anche di tutta la civiltà occidentale. Come avrebbe mai potuto trasformarsi in semplici rovine? Non è accaduto, ma è stato un caso. A seguito dell'incendio di Notre-Dame molti edifici importanti in Francia stanno cercando di rinnovare i propri sistemi di allarme, proprio perché è dagli errori che si apprende qualche cosa. La stessa cosa è capitata col Covid: non avremmo mai pensato che una pandemia potesse mettere il mondo in ginocchio. Anche se molti libri ne hanno parlato. Non è possibile essere pronti in tutti i campi rispetto a tutto ciò che può succedere. Come accade adesso nell'est dell'Europa. Un paese relativamente amico si è lanciato in un'operazione devastante, che metterà il mondo in enorme difficoltà. Una cosa che non ci aspettavamo. Non eravamo pronti. La stessa cosa è accaduta con Notre-Dame. Con la differenza che la storia di Notre-Dame finisce bene.