Come si può convivere con la propria coscienza (se la si ha) quando, di fronte a qualcosa che ci sconvolge emotivamente, facciamo una scelta propria di chi diciamo di odiare? È questo il dilemma al centro di Non odiare, lungometraggio d'esordio di Mauro Mancini con protagonista Alessandro Gassmann.
In sala dal 10 settembre, Non odiare ha come protagonista Simone Segre (Alessandro Gassmann), stimato dottore che, quando soccorre la vittima di un incidente, scopre che ha sulla pelle diversi tatuaggi legati al nazismo e, da ebreo, decide di non aiutarlo. La sua morte gli provoca un enorme senso di colpa, che prova a colmare facendo lavorare in casa la figlia, Marica (Sara Serraiocco).
Abbiamo incontrato Alessandro Gassmann al Lido di Venezia, dove il film è stato presentato in concorso nella sezione Settimana della Critica della 77esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica: "Siamo esseri umani, facciamo degli errori" ci ha detto, proseguendo: "ma abbiamo anche la possibilità di rimediare ai nostri errori. Farsi trascinare da un clima come quello che stiamo vivendo, pieno di haters, di insulti e minacce, è sbagliato: soprattutto se vogliamo risolvere la situazione. Bisognerebbe riportare tutto a un confronto leale tra persone che la pensano in maniera diversa. Dobbiamo chiedere e dare più ascolto. Sforzarci di ascoltare chi non la pensa come noi. Non possiamo farci trascinare dalla rissa. È vero, ricostruire è molto più complesso e richiede molto più tempo che non distruggere, è anche più doloroso, però va fatto. Anche io mi incazzo e mando a quel paese le persone, però poi seguono sempre delle scuse e il tentativo di capire chi non la pensa come me."