Non ci resta che il crimine - La serie, recensione: l'Italia è un paese fondato sul calcio

La recensione di Non ci resta che il crimine - La serie: Massimiliano Bruno rimette insieme la banda, che torna a viaggiare nel tempo. Questa volta Tognazzi, Giallini e Morelli vanno negli anni '70. Stesse gag, meno ispirazione, una costante: il calcio. Su Sky.

Non ci resta che il crimine - La serie, recensione: l'Italia è un paese fondato sul calcio

La banda di Non ci resta che il crimine è tornata: uscito nel 2019, il film di Massimiliano Bruno è stato un successo. Prendendo ispirazione da film cult come Ritorno al futuro e Non ci resta che piangere, il regista e attore si è ritagliato il ruolo di Doc Brown all'italiana: è proprio il suo Gianfranco a rendere possibile il viaggio nel tempo in quella che ormai è una saga. Usciti post pandemia, il secondo e il terzo capitolo - che nel frattempo hanno visto Giampaolo Morelli prendere il posto di Alessandro Gassman accanto a Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi - non hanno però avuto la stessa fortuna. Nonostante questo la squadra ci riprova, cambiando schermo: la recensione di Non ci resta che il crimine - La serie parte da questa considerazione, ovvero che il passaggio da cinema a tv è forse l'ultima mossa rimasta a una storia che ha perso forza a ogni nuovo capitolo.

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Non ci resta che il crimine - La serie: una scena

Su Sky e NOW dal primo dicembre, Non ci resta che il crimine - La serie è composta da sei episodi, in cui il trio formato da Moreno, Claudio e Giuseppe si appoggia a uno schema ormai consolidato: nonostante i soldi sicuri, a un certo punto qualcuno decide di viaggiare nel tempo e interferire con il "continuum spazio-temporale". Siccome, ancora una volta, nessuno di loro pensa quadrimensionalmente, è tutto il paese a rimetterci: Giuseppe torna indietro nel 1970, per scoprire chi sia la sua vera madre e al suo ritorno l'Italia è in preda di una dittatura.

Sì, la trama di Non ci resta che il crimine - La serie immagina un presente in cui i Fascisti hanno vinto e il pugno violento del regime si abbatte su tutti, con coprifuoco, interrogatori a base di manganello e divise nere. Anche questa volta i protagonisti devono provare a sistemare il disastro fatto da loro stessi, aiutati sempre da Gianfranco, che contemporaneamente ha creato un loop temporale in cui cerca di far segnare il rigore a Baggio nella finale contro il Brasile dei Mondiali del '94.

Non ci resta che chiudere

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Non ci resta che il crimine - La serie: una scena

Ancora figli che incontrano i genitori quando erano giovani, ancora i protagonisti che cercano di "svoltare" vendendo come proprie idee di altri che verranno (su tutti il personaggio di Morelli, che prima ci prova con romanzi famosi come Il nome della rosa, poi con film, da Titanic a Lo squalo, fino a programmi televisivi come MasterChef e X-Factor). Questa serie in sei puntate è un lungo "more of the same", che ormai ha perso l'effetto novità e la freschezza del film originale.

Il cast di Non ci resta che il crimine - La serie insieme funziona ancora, ma è un po' stanco, su tutti Giallini. Per fortuna a sostenerlo ci sono due facce nuove, i bravi Maurizio Lastrico e Liliana Fiorelli. Per non farsi mancare nulla c'è anche un cameo dell'Estetista Cinica, ovvero l'imprenditrice Cristina Fogazzi.

Tra una gag e l'altra, la serie prova a dare un po' di spessore alla storia mostrando come, nonostante i progressi fatti, basti un niente per tornare indietro, con parallelismi nemmeno troppo velati al presente. Ma il tono rimane quello goliardico degli amici che commentano le partite al bar, anche perché in tutta la saga, e in particolare in questa versione televisiva, la storia d'Italia è rievocata e resa indelebile nella memoria dei personaggi non tanto da fatti storici, ma proprio da eventi legati al calcio. Sicuramente uno spirito e un umorismo che fanno presa su un certo tipo di pubblico, ma che ormai sono arrivati a esaurirsi. A Gianfranco e soci non resta che chiudere.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Non ci resta che il crimine - La serie, la saga sui viaggi nel tempo creata da Massimiliano Bruno ha ormai raccontato tutto ciò che aveva da dire. Già il secondo e il terzo film non hanno lo smalto del primo e in questo caso il passaggio dal grande schermo del cinema a quello della televisione è l'unico elemento di novità. Il trio formato da Tognazzi, Giallini e Morelli funziona, ma è ora di appendere i portali spazio-temporali al chiodo.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Il trio formato da Morelli, Tognazzi e Giallini.
  • Le new entry, i bravi attori Maurizio Lastrico e Liliana Fiorelli.

Cosa non va

  • La saga ha detto tutto quello che aveva da dire: molte situazioni si ripetono e ormai non c'è più freschezza.