Dopo la trilogia cinematografica, la banda di Massimiliano Bruno torna con un nuovo paradosso temporale da aggiustare in Non ci resta che il crimine - La serie: Giuseppe, Moreno e Claudio, ovvero Gianmarco Tognazzi, Marco Giallini e Giampaolo Morelli, questa volta tornano indietro negli anni '70, cambiano cose che non avrebbero dovuto toccare e si ritrovano in un presente in cui il regime fascista ha vinto.
Su Sky e NOW, il finale di Non ci resta che il crimine - La serie arriva il 15 dicembre. Nei primi episodi della serie, il personaggio di Moreno festeggia gli 80 anni del padre. L'uomo gli dice di essere preoccupato per lui, perché gli sembra che nella sua vita abbia desiderato solo "fregnacce".
Ognuno ha il diritto di sognare fregnacce, oppure, a un certo punto, bisogna ripensare alla propria vita? Per Bruno: "Mi verrebbe da rispondere in modo leggero, ma in un clima internazionale come quello che stiamo vivendo penso che bisogna smetterla di sognare e inseguire le fregnacce e cominciare a inseguire il bene collettivo. Dobbiamo smettere di iniziare le nostre frasi con io e cominciare a pensare a noi."
Non ci resta che il crimine - La serie: intervista a Massimiliano Bruno e Alessia Maria Federici
Per il regista Alessio Maria Federici, che dirige gli episodi di Non ci resta che il crimine - La serie insieme a Massimiliano Bruno, invece: "Diventando padre ho capito che si nasce figli, non si nasce genitori. Quindi mi sono reso conto che per tanti anni ho inseguito le fregnacce. Poi a un certo punto è la vita che ti fa smettere. Anche perché la somma delle fregnacce rischia anche di portare tante piccole storture rispetto alla modalità di vivere."
Non ci resta che il crimine - La serie: intervista a Maurizio Lastrico e Liliana Fiorelli
Per Maurizio Lastrico: "Credo sia qualcosa di legittimo. La ricetta di che cosa porti a una vera felicità non è stata ancora scoperta. Non c'è ancora una persona che ci abbia svelato il modo di vivere giusto. Vedendo tanti esempi di persone pacificate con dei sogni apparentemente semplici, alle volte quella sembra la ricetta giusta. La generazione dei nostri genitori aveva l'idea che sposarsi subito e avere figli fosse la cosa più giusta da fare. Poi c'è stata una fase più individualista. Quindi è un grande dubbio."
Per Liliana Fiorelli: "La parola chiave è desiderio: il desiderio è come una sorta di orizzonte: ti consente semplicemente di camminare dritto, perché se ti guardi i piedi inciampi. Ognuno ha i propri desideri. L'importante è non renderli delle fantasie o delle cose irraggiungibili. Bisogna avere la misura di ciò che si vuole ottenere. Siano esse fregnacce o no."