Giunge al sesto film da regista con questo Non ci resta che il crimine Massimiliano Bruno, tornando tra l'altro a dirigere Marco Giallini e Alessandro Gassmann, già eroi antitetici del suo Beata ignoranza del 2017. L'idea sviluppata nello script del film - come potete leggere nella nostra recensione di Non ci resta che il crimine - , firmato a otto mani con Andrea Bassi, Nicola Guaglianone e Menotti, è folle al punto giusto, e prevede il connubio tra la commedia con forti elementi fantastici di matrice USA e il poliziottesco redivivo nostrano, il tutto nel nome di uno dei classici più amati della nostra tradizione, Non ci resta che piangere.
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Rispetto a Massimo Troisi e a Roberto Benigni nel film del 1984, qui ai tre compari interpretati da Alessandro Gassmann, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi non toccano idillii medievali potenzialmente molto disagevoli ma la Roma degli anni '80, che poteva essere altrettanto pericolosa, soprattutto mettendo i bastoni fra le ruote alla banda della Magliana e al perfido boss Renatino De Pedis, interpretato da Edoardo Leo, insidiandogli pure l'amante, ovvero la deliziosa Ilenia Pastorelli. Ma lasciamo la parola a registi e protagonisti per saperne di più.
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Ritorno a Roma capoccia
Massimiliano, come è nata l'idea per questo film, molto diverso dai tuoi lavori precedenti?
Massimiliano Bruno: Come suggerisce chiaramente il titolo, alla base c'è l'omaggio per un caposaldo della commedia italiana come Non ci resta che piangere. Con Nicola, Andrea e Menotti abbiamo pensato di tentare qualcosa di nuovo, una commistione di generi in cui Ritorno al futuro incontra Romanzo criminale, una action comedy che si muovesse tra la commedia fantastica americana e il poliziottesco italiano, con montaggio, fotografia e tecniche come lo split screen che richiamano un certo tipo di cinema.
Nicola Guaglianone: C'è una scena che avevamo scritto ma che non abbiamo girato in cui uno dei personaggi del film, un poliziotto, scrive un memoriale sull'accaduto, e poi lo butta nella spazzatura. Ma un giovane Massimo Di Cataldo passa di lì e recupera lo scritto...
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Alessandro Gassmann, come ti sei trovato con questo personaggio, diciamolo, un po' tonto?
Alessandro Gassmann: In realtà di personaggi scemi ne ho fatti tanti... forse non così allocchi. Certo la mia fisicità difficilmente mi porta ruoli come questo, ed è la ragione per cui non ho voluto perdere l'occasione di fare questo film, una commedia divertente ma insolita, con un regista con cui ho già fatto quattro film e colleghi che cono anche degli amici. Edoardo Leo fa un cattivo vero, e sul set faceva veramente paura. Tognazzi invece interpreta un deficiente solo a metà, ma con me sul set faceva il deficiente totale.
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Edoardo Leo, come ti sei preparato per questo ruolo insolito e semi-biografico?
Edoardo Leo: C'è un immaginario di riferimento sulla banda della Magliana molto forte ultimi anni, ma io ho accantonato tutto e ho lavorato non sulla biografia ma sulla sceneggiatura, cercando anzi di accentuarne le indicazioni, e assecondando questa sensazione divertente di assoluta cattiveria. Ma devo ringraziare Massimiliano per la sua guida, ma anche i miei colleghi per la loro apertura e il loro incoraggiamento, era assolutamente stimolante e non è una cosa che capita spesso di trovare.
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Marco Giallini è stato anche il Terribile nella serie Romanzo criminale, ovviamente un ruolo molto diverso da quello di Moreno in Non ci resta che il crimine. Cosa ti fa venire in mente l'associazione?
Marco Giallini: Ruoli molto diversi e periodi molto diversi della mia vita. Stavo malissimo quando ho fatto Romanzo criminale, praticamente mi prendevano in ospedale e mi portavano sul set, tutto sommato qualcosa abbiamo ottenuto. Qui sembra tutto ancora più vero.
Notti magiche '82
Dei mondiali dell'82, che riviviamo nel film, che cosa ricordate?
Edoardo Leo: Ero ragazzino e giocavo a pallone, più che guardarli quei mondiali di calcio li ho giocati. Infatti ero convinto di averli vinti io.
Alessandro Gassmann: Io avevo diciassette anni e non ero esattamente un studente modello, quella estate lavoravo nel servizio d'ordine del Piper (mio padre ovviamente non ne sapeva nulla). Più che i gol di Paolo Rossi il momento topico erano le bolle di sapone a fine serata. Avevo la vespa truccata ed ero veramente scemo. Ricordo che il giorno della finale ero con tutta la famiglia a Sabaudia, e ricordo le fiaccole.
Ylenia Pastorelli invece non era nemmeno nata.
Ylenia Pastorelli: No, però almeno posso dire di essere vissuta proprio alla Magliana e di essere contenta di aver interpretato questo personaggio, una giovane donna sopraffatta da Renatino, che vuole possederla come un oggetto e relegarla al ruolo di amante, ma riesce a fare una forza della sua sensualità e a manipolare gli uomini. Mi ha fatto piacere lavorare a fianco di tutti questi magnifici attori, in particolare... il bambino che interpretava il piccolo Gianfranco, era veramente bravo da fare impressione.
Rapine a ritmo di rock
Ci raccontate qualcosa della scena della rapina con i travestimenti da Kiss e Rockets?
Massimiliano Bruno: Quella è stata una scena difficile, ci abbiamo messo cinque giorni. Cinque giorni truccati e vestiti da Kiss, e ogni mattina dopo il makeup dovevamo trasferirci a piazza Mastai, con la gente che ci riconosceva e a cui dovevamo spiegare che stavamo lavorando... è stata una sequenza complessa da girare, con gesti di atletismo notevole richiesti agli attori e la musica dei Kiss nelle orecchie. All'inizio per lo score avevo pensato a brani disco, ma poi il rock ha preso il sopravvento. A quei tempi era una musica giovane, oggi per i ragazzi è roba da vecchi e va più il rap, o meglio la trap.
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Alessandro Gassmann: Nella scena della fuga in Alfa Romeo alla guida c'era davvero Gianmarco Tognazzi, e devo dire che è un ottimo pilota.
Massimiliano Bruno: Sul set di piazza Mastai è passato a trovarci un grande amico, Valerio Mastandrea, e ricordo le sue parole: "Fratelli, io vestito da moschettiere questi da Kiss, dove abbiamo sbagliato?"
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