Incontriamo Marco Giallini alcuni giorni prima dell'uscita nelle sale italiane di Non ci resta che il crimine, film al cinema dal 10 gennaio: la storia di tre amici che a Roma sbarcano il lunario come guide turistiche sui luoghi della Banda della Magliana e che, per uno strano scherzo del destino, si ritrovano catapultati nel luglio del 1982. Faccia da caratterista, Giallini ha già guadagnato sul campo le stigmate del protagonista, grazie al successo di ruoli diventati iconici: il Mazinga di ACAB, Rocco di Perfetti Sconosciuti o un altro Rocco, lo Schiavone vice questore della polizia dell'omonima serie tv in onda su Rai 2.
Non è un caso se il suo nome sia sempre nei titoli di testa dei successi più importanti del cinema e della televisione italiana e non è un caso che lavori volentieri con alcuni colleghi. Per Marco Giallini l'amicizia è fondamentale, come per i tre protagonisti di Non ci resta che il crimine. Per la terza volta, Giallini sceglie di recitare diretto da Massimiliano Bruno e di dividere lo schermo con Alessandro Gassmann e Edoardo Leo.
I difetti degli amici
Si tratta di rapporti saldi, consolidati dal tempo, che vanno oltre le piccole debolezze. Marco Giallini è molto divertito mentre racconta storie di piccole rivalità sportive tra grandi amici. "È vero. Massimiliano Bruno è una persona molto carina e gentile, che sa cosa vuol dire sudare le soddisfazioni professionali. Arriva dalla gavetta e poi è un amico, me lo ha dimostrato tante volte. Ha solo un difetto: è della Juventus. È lo stesso con Paolo Genovese, lui è come un fratello, è uno dei pochi amici veri che ho, per lui darei un braccio, ma purtroppo è della Lazio!". Giallini lavora spesso anche con Alessandro Gassmann: "Con Alessandro siamo una coppia che funziona, siamo entrambi alti, nessuno dei due fisicamente dà l'idea di essere quello da proteggere, è una sorta di amicizia virile, una di quelle a suon di pacche sulla spalle".
Quei calzini di Edoardo Leo
In Non ci resta che il crimine, Giallini si diverte con la sua prima passione, la musica: da giovane suonava in una cover band dei Joy Division, ha aiutato il figlio a mettere in piedi uno studio di registrazione, nel film di Massimiliano Bruno partecipa a un'irresistibile rapina con i banditi travestiti da Kiss e, orgogliosamente, esclama "abbiamo preso i diritti per utilizzare I Fought The Law dei Clash". Ma non solo. Nella sua avventura nel 1982 è costretto a entrare nella Banda della Magliana e il capo, Renatino De Pedis, è interpretato da un altro amico: Edoardo Leo. "È un bravo attore. Abbiamo percorso tanti chilometri in giro per l'Italia. Abbiamo lavorato in Loro chi?, stavamo in hotel sempre insieme, mi metteva i pedalini sotto il letto. Devi sapere che ho la nomea di quello schizzinoso".
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I ruoli della vita
Tra un amico e l'altro, i personaggi, tanti, belli, divertenti, profondi. Truffatori, spacciatori, stimati professionisti e spesso "guardie", come si dice nella Roma di Giallini, i poliziotti, le forze dell'ordine. Tutti con il minimo comune denominatore di essere al limite della sopportazione, uomini sull'orlo di una crisi di nervi, ma che non perdono mai il senso dell'umorismo, della battuta capace di sintetizzare il senso della vita. Quali sono i ruoli a cui Giallini è rimasto più legato?: "Tutti, davvero. Sono affezionato a Rocco Schiavone, perché mi piace il noir ed è una serie tv fatta bene. Domenico Segato di Posti in piedi in paradiso è stato scritto in maniera eccezionale da Verdone. Rocco di Perfetti sconosciuti mi ha dato una notorietà mondiale, è stato incredibile vedere le persone in fila per vedere il nostro film in Giappone, poi a New York essere annunciati da Robert De Niro. Numa Tempesta con Luchetti mi ha dato molto e ho conosciuto Elio Germano. Poi c'è Dante di Tre punto sei, che considero uno dei miei migliori cinque, ero giovane e anche bello, un noir girato con due soldi, è un film che mi è rimasto nel cuore".
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