All'epoca della sua uscita, nel 1974, Non aprite quella porta fu censurato in diversi Paesi, che lo tolsero dalla programmazione o cercarono di correggere il tiro, magari modificando l'esito della storia che raccontava (in Italia, per esempio, fu aggiunta una scritta per aggiornare in modo accettabile il destino della terribile famiglia protagonista). Si era di fronte ad un film incontrollabile, che se da una parte definiva un nuovo standard per lo slasher e il genere d'exploitation, dall'altra risultava incredibilmente controverso per come trattava le sue tematiche e per il suo essere ispirato a "fatti realmente accaduti".
Il successo fu incredibile e la pellicola di Tobe Hooper, come pellicola indipendente, batté ogni record al botteghino prima dell'uscita di Halloween di John Carpenter. Oltre questo, creò un'icona del cinema horror, diede iniziò ad un franchise che dura tutt'oggi e sancì definitivamente il peso specifico che questo genere esercitava sul pubblico statunitense, il quale riconosceva ad esso la capacità di parlare delle paure più profonde che dominavano la società usa.
Cinquanta anni dopo il film torna nelle sale in evento speciale di tre giorni, dal 23 al 25 settembre, per la prima volta in 4K con una versione originale sottotitolata della director's cut distribuita da Midnight Factory e invita a riflettere su come quei timori e quegli incubi siano ancora in essere nell'America presente e come, probabilmente, non ci sia ancora stata una pellicola migliore per portarle sul grande schermo.
Non aprite quella porta: la pietra miliare più controversa del cinema horror
Non aprite quella porta di Tobe Hopper rappresenta uno di quegli incroci illuminati nel quale confluiscono l'apice di un percorso produttivo, creativo e tematico, creando uno zeitgeist per un genere e un'epoca cinematografica. L'inizio di qualcosa di nuovo, ma anche un faro al quale tutti coloro che dopo intrapresero il suo cammino hanno dovuto guardare, rubando, aggiornando e riproponendo. Una pellicola che mischia lo slasher alla tragedia greca, che è un trattato di filosofia, un incredibile pezzo di cinema e, per finire, un testo di una contemporaneità sociale disarmante.
Un titolo low budget che ha avuto la capacità di creare un solco commerciale solo con l'ideazione del suo terribile personaggio, Leatherface (genitore di Freddy, Jason e compagnia cantante), e di aggiornare i canoni dell'horror al punto di elevarlo ad uno dei generi di riferimento per parlare della realtà tramite la sua lente deformante e i cui echi arrivano forti e chiari ancora oggi.
Hooper, attraverso la sanguinosa scampagnata nel Texas dei suoi giovani protagonisti fissati con l'oroscopo e in cui maschile e femminile si relazionano all'insegna dalla parità, mostra la profonda scissione che esiste negli Stati Uniti ancora oggi. Il "massacro" del titolo originale (The Texas Chain Saw Massacre) non è solo quella dei ragazzi, ma anche quella che il film fa delle posizioni antesignane che regolano la mentalità americana, divisa in due grandi schieramenti inconciliabili tra le realtà rurali e retrograde e quelle cittadine, moderne e proiettate verso il futuro. Non esistono sono buoni o cattivi, vittime o carnefici, non esistono distinzioni o letture facili.
America di ieri, America di oggi
Come se fosse una lista attentamente scritta e congegnata, Non aprite quella porta passa in rassegna tutte le idiosincrasie alla base dei mali degli Stati Uniti. Forse la più grande è proprio all'inizio della pellicola, perché riporta il sistema pornografico con il quale i fatti di cronaca nera vengono vomitati costantemente nelle orecchie delle persone (attraverso radio e televisioni), ottenendo il risultato di smorzarne la tragicità e aumentato così la distanza con gli ascoltatori. Questi ultimi finiscono con il pensare che le periferie dove avvengono i fatti non li possano raggiungere. I mostri abitano altrove.
Il problema è quell'altrove un tempo era vicino alle case dove hanno abitato i loro nonni e dove loro stessi hanno passato l'infanzia. Una matrice comune la cui crudeltà ha fatto germogliare dei potenziali incubi, resi famelici dall'oblio a cui sono stati condannati dalla diffidenza della cosiddetta "parte civile". Incubi che nel loro rimanifestarsi portano la versione deformata di storture che la società preferisce nascondere sotto il tappeto. Uomini che si sono trasformati negli animali che uccidono per lavoro e che quindi, da bravi animali, di altri uomini si nutrono. Famiglie patriarcali in cui le donne non esistono e se esistono vengono trattate alla stregua di corpi su cui esercitare una violenza insegnata loro dai propri boia, gli stessi dai quali non riescono a staccarsi neanche dopo che sono cadaveri, continuando a portare avanti la loro "opera".
Sebbene siano passati cinquant'anni anni queste tematiche sono ancora purtroppo riscontrabili nel mondo e nell'America di oggi, che continua ad essere profondamente divisa e in balia di una serie di equivoci che non permette di trovare un'anima comune, costantemente sotto scacco di una violenza intrinseca in gran parte dei livelli della società. Tanti film, anche recentissimi, hanno raccontato questa frattura e come essa sta influenzando le nuove generazioni, ancora più ciniche e ancora più sorde. Tanti film, nessuno come Non aprite quella porta.