Recensione The Fog - Nebbia assassina (2005)

Quel che manca al remake di 'Fog' è l'atmosfera che rendeva il film di Carpenter suggestivo, sinistro ed avvincente: un dettaglio fondamentale che fa la differenza tra una vera ghost story ed un inutile videoclip da grande schermo.

Noia assassina

Il giorno in cui Stevie Wayne, speaker della radio di Antonio Bay, annuncia che per la sua cittadina sta per iniziare un'altra splendida giornata, tutti ignorano che entro poche ore il giorno dedicato alla memoria dei padri fondatori della città, è destinato a trasformarsi in un incubo. Anche e soprattutto per gli spettatori, ma non nel modo che ci si aspetterebbe da un film dell'orrore.
Inevitabilmente, anche un classico come Fog di John Carpenter è stato fagocitato dalla vorace macchina hollywoodiana che recentemente sforna inutili remake degli horror di qualche anno fa: quelli che hanno fatto la storia del genere, i più belli e suggestivi.

Gli ingredienti sono sempre gli stessi: un soggetto non originale, un cast di giovani attori che abbiano già conquistato uno spazio tra i sogni dei teenagers - in questo caso Maggie Grace e Tom Welling - abuso di effetti speciali realizzati in digitale, poca atmosfera, e da parte del regista, scarsa competenza nel gestire i meccanismi del genere. Tutti elementi essenziali per costruire un bluff che si regge solo ed unicamente sulla popolarità del film originale e dei protagonisti.

Quel che manca al remake di Fog infatti, è proprio l'atmosfera che rendeva il film di Carpenter suggestivo, sinistro ed avvincente: un dettaglio fondamentale che fa la differenza tra una vera ghost story ed un inutile videoclip da grande schermo, come se ne vedono tanti ormai. Su queste basi, il paragone tra il remake di Wainwright e il film di Carpenter è quindi inevitabile: sebbene il film del regista di Halloween non sia tecnicamente ineccepibile, si può considerare pienamente riuscito dal punto di vista narrativo; mentre la versione del regista di Stigmata stenta a decollare ed a suscitare interesse nello spettatore.

Per quanto la confezione possa essere curata infatti, è l'impianto narrativo che non regge e si rivela prevedibile; e nonostante si tenti di dare più spessore alla trama originale del film, arricchendola con dettagli sull'oscuro passato della cittadina di Antonio Bay, il risultato è deludente. Se a tutto questo si aggiunge un imponente e maestoso nebbione posticcio dentro il quale si nascondono curiose figure spettrali, un finale assolutamente ridicolo, ed una recitazione monocorde, l'interesse dello spettatore è definitivamente compromesso. In definitiva questo remake non si distingue da altre pellicole simili e realizzate in serie e la Nebbia di Wainwright è destinata a dissolversi senza lasciare tracce.

Movieplayer.it

2.0/5